Il 21 dicembre 2016 il mondo del tennis viene scioccato dalla notizia che Petra Kvitova, due volte vincitrice di Wimbledon e n.11 del ranking WTA, è stata aggredita da un rapinatore nella sua casa di Prostejov, in Repubblica Ceca. Nel tentativo di difendersi Petra viene accoltellata alla mano sinistra, quella che da mancina utilizza quotidianamente per spostare da una parte dall’altra del campo le sue avversarie con il servizio, il dritto e parzialmente il rovescio bimane. La colluttazione ha provocato delle lesioni ai tendini e la tennista ceca viene trasportata urgentemente al vicino ospedale di Brno per una delicata operazione chirurgica di quattro ore fondamentale per il prosieguo della sua carriera e della sua vita. L’intervento riesce perfettamente ma Petra dovrà rimanere ferma almeno per 6 mesi e non è detto che possa mai tornare quella di prima.
A quasi un anno di distanza, Petra è tornata a giocare a tennis e lentamente sta recuperando la sua forma migliore. La giocatrice boema, intervistata in esclusiva dal britannico The Guardian, è tuttavia consapevole che la strada verso il pieno recupero è ancora lunga ma ora riesce a guardare le cose da una prospettiva più ottimista. “Mi ci vorrà più di un anno per avere di nuovo la mobilità completa”, ha affermato Petra, “Sia per il tennis che per la mia vita di tutti i giorni, ora va bene. Ma c’è ancora margine di miglioramento. Spero che presto sarò ancora più forte. Sono contenta di essere rimasta sempre positiva nel periodo recupero”.
Tuttavia è impossibile dimenticare del tutto quei tragici momenti in cui rischiava veramente di perdere tutto per colpa di un criminale che non è nemmeno stato identificato dalla polizia. “Non è piacevole ricordare quei momenti. È qualcosa che cerco di dimenticare ma non so se ci riuscirò mai”. Ed è altrettanto spiacevole ricordare quando circolavano voci che non sarebbe mai ritornata a giocare agli stessi livelli. “Pensavo ‘perché dicono questo?’. Era davvero doloroso per me. Non potevo crederci. All’epoca non capivo quanto fosse grave perché nessuno me lo diceva in faccia”, ha rivelato Kvitova, “Il mio dottore (Radek Kebrle ndr) mi ha detto recentemente che molti esperti pensavano che non sarei mai più tornata a giocare. Ma non me lo disse all’epoca e penso che abbia fatto bene per non influire sulla mia salute mentale. La settimana dopo l’intervento gli ho chiesto: ‘Pensi che possa giocare a Wimbledon quest’anno?’ Non ha risposto per un po’ e poi ha detto qualcosa come ‘ci stiamo lavorando e bla bla bla bla’. Allora ho capito non sarebbe stato facile”.
Di fianco a lei nel recupero, c’è sempre stato il suo allenatore, il 40enne connazionale Jiri Vanek, ex n.74 del ranking ATP. Kvitova lo aveva assunto poche settimane prima dell’aggressione. Con lui ha parlato molto di fare alcune modifiche alla racchetta per via della limitata mobilità della mano. Ma Petra alla fine ha deciso di non cambiare nulla per ritrovare pazientemente le vecchie sensazioni. “Ne ho parlato molto con il mio coach”, ha sostenuto a riguardo la due volte regina dei Championships, “Gli ho detto che non volevo cambiare nulla perché pensavo che cambiare alcuni dettagli avrebbe potuto stravolgere. Gli ho detto ‘proviamo così, dammi tempo e vediamo come va’. Sono contenta che non abbiamo modificato la mia racchetta. Tutto è come prima e va benissimo”.
E finalmente, dopo i paventati 6 mesi di stop, Petra è tornata potuta tornare a disputare un match ufficiale al Roland Garros. Sostenuta dal pubblico del Philippe Chatrier che temeva di non poter ammirare più il suo talento naturale e dal suo team che aveva preparato una maglietta speciale per il suo ritorno in campo, la ceca ha dominato la statunitense Julie Boserup con il punteggio di 6-3 6-2. Il suo comeback da favola si è interrotto subito dopo a Parigi ma è ripreso a Birmingham dove ha ritrovato la sua amata erba e vinto il suo 20esimo titolo in carriera, sconfiggendo in finale l’australiana Ashleigh Barty. A Church Road ha passato un altro turno ma agli US Open è sembrata davvero vicina al top nella vittoria in ottavi di finale contro Garbine Muguruza. “Giocare sull’erba a Wimbledon e fare un buon risultato agli US Open era molto importante per me mentalmente e per la mia fiducia”, ha commentato Petra, “Quest’anno è stato un’altalena di emozioni. All’inizio è stato tutto difficile ma sono contenta che sia finita. Ora posso guardare a tutto più positivamente”.
Prima dell’incidente, una certa dose di discontinuità e mancanza di cattiveria in campo sembravano non permettere alla ceca di essere ancora più vincente. Chissà che questa esperienza non ci restituisca una tennista ancora più determinata. “Ho dimostrato a me stessa quando duramente posso lavorare se lo voglio e che sono una combattente dentro e fuori dal campo”, ha detto Kvitova che ora si gode ogni momento passato con una racchetta in mano “È passato un anno dall’attacco e ora so che posso di nuovo giocare a tennis e pure bene. Non c’è nulla di meglio che potessi sperare”. Ed era quello che speravamo pure tutti noi.