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Presidente Bernardini, si è da poco conclusa la stagione di Serie A1 con la retrocessione del TC Sinalunga allo spareggio. A parte l’amarezza per l’esito finale, qual è il bilancio complessivo della competizione?
Eravamo consapevoli che sarebbe stato un campionato difficile, soprattutto per la scomparsa della figura “dell’Otto più”. Il campo ha confermato il nostro timore. Siamo retrocessi, ma alla fine nei vari incontri abbiamo realizzato anche più di quello che ci aspettavamo. Abbiamo ottenuto 4 punti nel girone, un buon risultato tutto sommato; resta il rammarico di aver percepito strada facendo che potevamo combattere ad armi pari, anche meglio di quello che alla vigilia si poteva ipotizzare. Purtroppo un po’ di sfortuna e qualche situazione che non è girata bene hanno prodotto questo risultato.
Seguendo il campionato, abbiamo notato uno spirito molto combattivo da parte dei vostri ragazzi, e match, anche se persi, molto lottati…
Infatti abbiamo perso quattro doppi al tiebreak… Sarebbero bastate un paio di vittorie in quei match per ottenere diversi punti in più. Addirittura potevamo anche lottare per la seconda posizione, che ci avrebbe consentito una salvezza tranquilla. Questo resta un nostro demerito, purtroppo, a cui si aggiunge il problema di non aver potuto schierare nei match iniziali gli stranieri, per loro programmazione dell’ultimo minuto. A questo si somma pure una certa dose di sfortuna, quando appena prima della trasferta di Genova il nostro Kovalik ha perso l’aereo in partenza da Parigi per una manciata di minuti, bloccato in città da un ingorgo… A Maglie abbiamo fatto un’impresa pareggiando, ma addirittura potevamo vincere, ripresi dal doppio decisivo. Punti persi pesanti, che ci avrebbero permesso di arrivare terzi, ed in quel caso credo che ce l’avremmo fatta a salvarci. È stato un match incredibile quello in Puglia: Licciardi ha battuto Crepaldi al terzo con un tennis importante, e Kovalik ha battuto il loro francese Jankovitz con una partita lottatissima. Oltretutto abbiamo anche subito l’anticipo del match di play-out di Palermo al sabato, con il nostro straniero che non ha fatto in tempo ad arrivare. Alla fine dobbiamo accettare il verdetto del campo, serenamente, ma resta un filo di rammarico.
Ci può spiegare il perché di questo anticipo, nello spareggio decisivo?
Quando sono stati fatti i sorteggi, speravamo di evitare Palermo perché sono una squadra forte e perché è piuttosto lontano, avendo già affrontato quest’anno Maglie e Palermo Due. Abbiamo notato un asterisco accanto alla nostra sfida, con scritto “anticipo al 2 dicembre”. Pensavamo addirittura ad un errore… invece anche il Due Ponti aveva la stessa data con Ata Battisti. Effettivamente era così, e ci è stato spiegato il motivo: il campo di riserva è lo stesso del Palermo Due, e quindi non possono giocare entrambe la stessa giornata. È stata una decisione che ritengo discutibile: perché abbiamo dovuto subire questo cambiamento per un problema tecnico dell’avversario, il non avere il campo coperto nel proprio circolo? Nel regolamento c’è scritta questa possibilità, ma non riteniamo giusto il criterio. Giocando al sabato la partita di ritorno, il nostro polacco non è potuto venire e la sua mancanza ha pesato. Purtroppo abbiamo compromesso la partita già all’andata in casa, sconfitti 4-2, sempre col doppio perso alla fine. Il nostro obiettivo era fare un pareggio in casa, cercare il pareggio anche a Palermo e giocarcela nel doppio supplementare. Giacalone era un “discreto problema”, ma con la nostra squadra al completo i due doppi potevamo portarli a casa, e sarebbero stati decisivi.
Viste le premesse della vostra stagione di A1 ed il risultato del campo, alla fine siete soddisfatti della strada intrapresa e della buona prospettiva che avete per costruire il futuro?
A parte il risultato finale, è stata una stagione comunque positiva. Abbiamo visto delle grandi partite, abbiamo strappato i complimenti di tutti, vinto grandi incontri come Licciardi vs Cecchinato, Ramirez Hidalgo e Crepaldi, e pure Perinti ha vinto giocando bene contro Picco ed Eremin, oltre ai nostri stranieri sempre vincenti quando in campo. Abbiamo fatto esordire un 13enne in A1, credo siamo l’unica squadra, quindi tante cose positive. Il prossimo anno oltre a Licciardi e Galuppo avremo il giovane Alessandro Busini ed i ragazzi del vivaio Matteo Gigante e Marcello Serafini, che confidiamo potranno darci soddisfazioni. A questi si affiancherà anche Marco Miceli, giovane diciannovenne di grandi speranze. Con i giocatori che avremo in lista, stranieri a parte, avremo un’età media di circa 20 anni. Una squadra di qualità e molto giovane, proiettata al futuro. Se gli stranieri continueranno a darci una mano, come credo, avremo un ottimo e competitivo team per ripartire con nuovo ciclo.
Con il campionato archiviato, come si lavora per il futuro?
Da ora in poi dobbiamo definire tanti aspetti per il 2018, e nell’aria ci sono anche dei possibili ripescaggi… Se non verranno fatte nuove deroghe, ci sono attualmente dei club che giocano in A1 che potrebbero non avere i requisiti necessari a prendere parte al campionato prossimo, come quello della struttura di riserva condivisa con altro club, e che non sarà ammessa, direi giustamente. Non va bene iniziare una sfida a squadre sulla terra battuta, e poi doversi spostare in fretta e furia a giocare altrove sul veloce! Se non sarà A1, disputeremo la A2. Entro gennaio dovremo definire la squadra, anche se abbiamo già le idee molto chiare. Poi abbiamo tutte le altre squadre con i vari campionati: dagli under 10 e via salendo, maschili e femminili, fino ad arrivare alla serie C maschile e femminile… in totale abbiamo ben 14 squadre, quindi il lavoro non ci manca affatto. Buona parte di questi impegni si svolgono nella prima parte dell’anno, all’inizio della primavera. A questa attività si aggiunge una serie di tornei che organizziamo all’interno del circolo. Fino a poco tempo fa avevamo anche degli Open, ma adesso ci siamo spostati maggiormente sull’attività giovanile, con alcuni eventi che sono parte di circuiti, penso al Vallate Aretine. Nel pieno dell’inverno è l’importantissima l’attività didattica, tra corsi per ragazzi e quelli per adulti. Pur essendo un circolo piccolo, siamo molto attivi.
Se per caso uno dei vostri giocatori, anche straniero, decidesse di non prendere parte al campionato 2018, come vi muovereste per trovare un sostituto?
Abbiamo avuto ampie rassicurazioni dai nostri giocatori che continueranno a sostenerci. Qualora non dovesse succedere, ci guarderemo intorno, ascoltando anche le proposte di alcuni procuratori che seguono vari giocatori. Dovremmo nel caso valutare bene il tipo di giocatore, tra italiano o straniero… È sempre un piccolo dilemma scegliere in questo caso, perché non c’è una regola precisa per cui è meglio uno rispetto all’altro. Abbiamo dei requisiti che cerchiamo sempre di rispettare: la giovane età, conciliare un discreto ranking alla disponibilità di venire a giocare nel periodo degli incontri, e queste due esigenze tendono a sposarsi male. Oppure trovare un giocatore di esperienza da utilizzare soprattutto nei doppi, come era Bracciali in passato, anche se questo va contro alla nuova linea che abbiamo intrapreso. Vanni? Non credo potrà tornare… Ha preso già impegni e credo che li vorrà mantenere.
Curiosità: è più “caro” un giocatore italiano o straniero?
Il prezzo del giocatore è fatto dal ranking, ci sono delle tariffe e questo non varia molto dall’essere italiano o straniero. Ovviamente un giocatore non italiano ha delle spese in più per i voli, ma non c’è grande differenza. I giocatori alla fine si conoscono quasi tutti, frequentano lo stesso circuito nell’anno e si parlano tra di loro, e le cifre offerte dalle squadre non sono certo segrete. Può capitare che il giocatore dell’Est Europa possa avere delle pretese minori, ma non di troppo. Rispetto all’ingaggio, è molto importante – direi decisivo – il rapporto con la persona e che rispetti gli impegni presi. Instaurare un rapporto di stima e fiducia col tennista è la priorità, che riesca a sentire il circolo come una piccola seconda famiglia, su cui può contare. Per fare questo è necessario anche del tempo, per la conoscenza reciproca. Un’altra complicazione viene dal periodo dell’anno in cui viene disputata la serie A: alla fine dell’anno tennistico tutti cercano di strappare il massimo dei punti per chiudere al meglio la stagione anche come classifica, e quindi soprattutto nelle prime giornate assicurarsi la presenza dei giocatori è difficile se non si crea un vero rapporto di fiducia. Inoltre in concomitanza si svolgono anche altri campionati in Europa, uno per tutti in Francia. Le faccio un esempio concreto delle difficoltà: per far giocare Kovalik nella prima partita di play out, sono andato personalmente a prenderlo in auto a Grenoble il sabato, insieme ad un amico grande collaboratore del club. Jozef Kovalik ha finito di giocare in Francia alle 18 del sabato, l’abbiamo atteso, caricato in macchina e viaggiato tutta la notte per portarlo a Sinalunga pronto per la domenica mattina! Un viaggio non leggero sia per noi che per il ragazzo. Aveva giocato contro Medvedev e poi in doppio contro Llodra, davvero delle belle partite ed in un contesto spettacolare come strutture.
Un aneddoto che dimostra ancora una volta la grande passione necessaria da parte di club come il vostro.
Passione, sacrificio, ma anche la serietà del giocatore che decide di prendere un impegno e lo rispetta. Ci tengo molto a ringraziare tutti i nostri giocatori, che al di là dell’esito finale hanno veramente onorato il campo e ci hanno permesso di stare in gara fino all’ultimo. Nonostante la sconfitta, ci siamo tolti molte soddisfazioni. Ringrazio i nostri sponsor, senza i quali non sarebbe stato possibile disputare il massimo campionato nazionale: su tutti la Maison Stefano Ricci di Firenze e la Cassa di Risparmio di Firenze; ringrazio anche l’amministrazione comunale che ci assicura sempre un appoggio morale e logistico importante. Ci tengo moltissimo anche a ringraziare il gruppo di appassionati e volontari che dietro le quinte spendono gran parte del loro tempo per tenere in moto la macchina organizzativa. La serie A è impegnativa da questo punto di vista: l’accoglienza, la ristorazione, le riprese audio e video… tanti servizi ed attenzioni per le squadre ed il pubblico. È un gruppo di oltre venti persone senza le quali sarebbe impossibile far funzionare gli eventi. Questo dimostra lo spirito del club, la socialità che spinge a fare questi sacrifici e che aiuta moltissimo a tenere in piedi il tutto; anche per gli stessi giocatori, che notano rispetto a tanti altri tornei internazionali una cura ed un’accoglienza speciale. Ed è bello anche per loro scendere in campo in un circolo piccolo come il nostro ma trovare tanto pubblico e partecipazione. Vorrei chiudere con un ringraziamento particolare ai tre maestri del circolo, Diego Alvarez, Giovanni Galuppo ed Alessandro La Cognata, che sono riusciti a conciliare gli impegni lavorativi con la partecipazione al campionato di A1, oltre ad essere stati protagonisti in primavera anche della meritata promozione in serie C.
Qualche iniziativa che vi vedrà protagonisti a breve?
A cavallo fra Gennaio e Febbraio 2018, come ogni anno, faremo un evento nel circolo, con cena a seguire, in cui presentiamo le squadre del prossimo anno. L’ultima volta fu una bella occasione, con oltre 200 persone presenti, che ci è servito per fare il bilancio delle nostre attività e presentare i progetti per la nuova stagione.
Marco Mazzoni