In una finale orfana di Roger Federer, eliminato, e Rafa Nadal, ritiratosi per infortunio, si sfidano David Goffin e Grigor Dimitrov. Una finale “leggera” e a sorpresa, anche perché esclusi i nomi dei favoritissimi ci si aspettava Zverev, pronto alla consacrazione dopo i due 1000 vinti in stagione (Roma e Montreal). Dimitrov è il primo a vincere all’esordio dopo 19 anni, il titolo più importante della stagione dopo il Masters 1000 di Cincinnati. L’etichetta di “baby Federer” adesso è definitivamente un ricordo?
IL PRE-PARTITA
Come detto è una finale quasi a sorpresa. Per entrambi è il momento più importante della carriera, Dimitrov arriva da imbattuto dopo aver superato più che agevolmente anche Goffin nel girone (6-0 6-2 il punteggio). Sono entrambi in un gran momento di forma, lo testimoniano il cammino di ottobre e le vittorie a Londra. Goffin in semi supera Federer in rimonta con una autorevolezza forse mai vista. Dimitrov, invece, nell’atto precedente si sbarazza della sorpresona Sock, capace di arrivare a Londra dopo aver vinto il torneo di Bercy.
LA CRONACA
[6] G. Dimitrov b. [7] D. Goffin 7-5 4-6 6-3
Grigor Dimitrov supera in tre set David Goffin per laurearsi Maestro, alla sua prima partecipazione assoluta alle Finals. L’ultimo esordiente a vincere era stato Alex Corretja nel 1998. Un match vibrante e di qualità media, segnato da evidenti tracce di tensione specialmente in avvio e in chiusura. Goffin dà tutto, galvanizzato dalle vittorie su Federer e Nadal dei giorni scorsi (il sesto della storia a battere entrambi nello stesso torneo), ma capitola pur avendo avuto occasioni importanti nel parziale decisivo.
Il dritto di Goffin è l’arma regina, contrariamente a quanto visto durante la settimana; con Nadal ad esempio aveva dominato sulla diagonale sinistra. Dimitrov tiene duro quando sotto nel punteggio (due volte indietro di un break nel primo set), pur limitandosi ad un compitino ordinato almeno all’inizio: lascia sfogare l’avversario e accetta di inseguirlo nello scambio, ma è chirurgico quando ha l’opportunità. Goffin avrebbe una palla per andare al tie-break, ma spreca con un doppio fallo: Grigor rimane concentratissimo e accelera, fino al quinto set point, quando costringe l’avversario ad affondare un dritto in rete. 7-5 in un’ora.
Grisha sale di tono progressivamente con servizio slice da destra e dritto lungolinea a chiudere, limitando al meglio le velleità di Goffin: entrambi si muovono benissimo, e il ritmo è sostenuto, piacevole. È però il belga, quasi inaspettatamente, a reagire e rimettere in pari la questione, vincendo il secondo parziale 6-4: una palla break di importanza immane salvata nel quarto gioco, poi lo scossone ottenuto specialmente grazie alla verticalità, con continue sortite a rete e attacchi in controtempo, per lo più, ancora, con il dritto.
Il livello cala sensibilmente nel terzo set, l’ultimo di un stagione che ha regalato valanghe di emozioni, ritorni, e sorprese. Sotto gli occhi del mitico Sir Patrick Stewart, Dimitrov risale da una enorme buca in apertura di frazione, salvando quattro palle break e resistendo alle fiondate di dritto di Goffin: il giudice Lahyani è chiamato agli straordinari per sedare gli animi irrequieti del pubblico, che interrompe più volte il movimento al servizio dei tennisti con urla inopinate. Grigor strappa definitivamente nel sesto game: c’è solo lo scatto d’orgoglio con cui Goffin annulla tre match point e arringa la folla. Dimitrov può finalmente alzare le braccia al cielo dopo due ore e mezza: splendida la sportività di David, che scavalca la rete per andare ad abbracciare il suo avversario.
PERCHÉ PROPRIO QUESTA?
In una stagione tutto sommato dominata da Federer e Nadal pareva doveroso celebrare chi è riuscito, almeno fuori dagli Slam, a racimolare qualcosa di importante senza dover fare i conti col duo svizzero/spagnolo. Con questa vittoria Dimitrov ha spodestato Zverev nella top 3 di fine 2017: vedremo se si potrà definire consacrazione. Dopo questa stagione orfana di tanti big, il vero banco di prova del bulgaro arriverà nei primi mesi del 2018 quando la concorrenza si rinfoltirà nuovamente. Per Goffin, invece, è l’ennesima delusione, amaro preludio della finale di Lille di Coppa Davis.