Siamo qui con Paul Newman de “The Independent”, è stato difficile diventare giornalista invece di un attore con quel nome e cognome?
Così nessuno si dimentica mai chi sono, si ricordano tutti il mio nome. Quindi è ottimo da quel punto di vista.
Quando hai cominciato ad occuparti di tennis e prima invece cosa seguivi?
Mi occupo di giornalismo sportivo da 40 anni ma di tennis a tempo pieno solo dal 2006
Perché solo dal 2006, forse perché scriveva John Roberts di tennis?
Ero l’editor della sezione sportiva del giornale, quindi dovevo occuparmi di tutti gli sport e non solo del tennis. Quando John Roberts è andato in pensione, io scrivevo pezzi in generale, e quindi ho preso il suo posto.
Ti piace quello che fai?
Lo adoro, perché ora sono responsabile solo di me stesso, quando ero editor della sezione sport ero responsabile di molte persone. Mi piacciono i viaggi che facciamo, in Inghilterra il meteo non è un granché, quindi è bello andare in Australia a gennaio, a Roma e Parigi in primavera, a settembre a New York, questo è veramente bello.
C’è un giocatore, magari inglese, con cui hai avuto un rapporto stretto?
No, non in modo particolare. I giocatori britannici sono sempre stati molto collaborativi con i media ma no in realtà con nessuno ho legato in modo particolare.
Ricordi qualche aneddoto particolare del tuo lavoro? Ho dimenticato di dire che Paul è anche il chairman dell’International Tennis Writers Association, che talvolta può essere complicato perché devi gestire diverse persone.
Certo, è difficile. Ho molto ricordi, uno dei miei preferiti riguarda Miami. Ho intervistato un ballboy, credo avesse 16 anni, e gli ho chiesto quale fosse il giocatore più educato: lui mi ha risposto che c’è un solo giocatore che mi è sempre ringraziato quando gli ho dato una palla ed è Tim Henman. Gentlemen Tim.
In relazione ai problemi che si possono incontrare, alle scadenze, c’è un posto dove secondo te è più difficile lavorare rispetto agli altri?
Sì, l’America, perché quando lì sono le cinque di pomeriggio in Inghilterra sono già le dieci di sera e molte delle scadenze sono attorno a quell’orario. Detto questo per me non fa molta differenza perché il mio giornale non è soltanto cartaceo, è anche online, quindi ogni minuto della giornata può essere una scadenza.
Hai dovuto cambiare le tue abitudini adesso che l’informazione non è più soltanto carta stampata?
Un po’. Il tempo è più importante quando lavori per la pubblicazione online. Devi cercare di essere il primo. Intendiamoci, non ho mai affrettato le cose se non ero completamente sicuro del lavoro svolto; certo, ho commesso degli errori, tutti li commettiamo, ma non ho mai sacrificato l’accuratezza.
Chi è il giocatore con cui vorresti andare a cena? Anche donna, ovviamente…
Amelie Mauresmo. Trovo che sia un’ottima compagnia. Ricordo dopo un’intervista che abbiamo parlato di vino, di calcio. Credo sia una gran bella persona.
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