La vittoria è certamente parziale, e per il momento è quantomeno prematuro gridare all’imminente rientro alle competizioni di Victoria Azarenka, ma il successo di tappa ottenuto ieri in un’aula del tribunale di Los Angeles lascia ben sperare in vista di una resa dei conti che non sembra più così incerta. Lontana dai campi dallo scorso mese di luglio – ultima partita giocata a Wimbledon e persa negli ottavi di finale contro Simona Halep -, la giocatrice bielorussa è da allora stata costretta a trascurare l’attività agonistica, in quanto coinvolta nell’aspra battaglia legale con l’ex compagno Billy McKeague per la contesa custodia del figlioletto Leo, nato nel dicembre del 2016. Nell’impasse generata dall’impossibilità di trovare un accordo che soddisfacesse tutte le parti in gioco, l’ex hockeysta McKeague aveva intentato causa presso un tribunale losangelino rivendicando il diritto all’affidamento del neonato: in attesa della pronuncia definitiva, il giudice non aveva potuto far altro che vietare al piccolo qualsiasi spostamento oltre i confini dello Stato, creando un bel problema a chi per mestiere attraversa il globo con una racchetta per una quarantina di settimane l’anno.
Costretta a scegliere tra carriera e cura del figlio, Azarenka non ha naturalmente avuto dubbi e, uno dopo l’altro, ha via via rinunciato a giocare US Open, finale di Fed Cup e soprattutto Australian Open, vinto dalla tennista nata a Minsk nel 2012 e nel 2013. Un incubo senza fine, insomma, ma dagli incubi in molti casi per fortuna ci si sveglia, e questo sembra essere il caso. Secondo quanto fatto trapelare da TMZ – testata solitamente molto ben informata quando si tratta di questioni relative alla vita privata delle celebrità – il tribunale presso cui si sta svolgendo il processo ha motivato in sessantacinque pagine il difetto di giurisdizione del giudice statunitense, rinviando di fatto ogni decisione all’omologo bielorusso che in un primo momento aveva affidato a Vika la custodia di Leo. La complicata questione pare insomma prendere una piega favorevole alla giocatrice, anche se per cantare vittoria è davvero troppo presto: McKeague in ogni caso ha tre settimane di tempo per ricorrere in appello, e i suoi legali, stante il clima creatosi, non lasceranno nulla di intentato.
Dovesse chiudersi felicemente la vicenda, Azarenka avrebbe intenzione di ricondurre armi, bagagli e prole in Bielorussia, comunque augurandosi – come recentemente dichiarato dalla giocatrice urbi et orbi -, di restaurare un rapporto civile con l’ex fidanzato, che spera possa diventare una “costante presenza nella vita di Leo“. Nonostante tutto.