I FAVORITI: CILIC CHIAMA, NADAL E KYRGIOS RISPONDONO
L’Australian Open conferma di essere lo Slam in cui le teste di serie, ‘protette’ dal riposo dell’off-season, riescono a veleggiare con maggiore tranquillità fino ai primi scontri fratricidi del terzo turno. Nelle prime due giornate ne sono cadute soltanto otto, e di queste appena due (Sock e Isner) comprese nel gruppo 1-16, quello che salvo sorprese dal 2019 rimarrà anche l’unico. Il nono tonfo (unico del day 3, in attesa che si concluda il programma) è arrivato nel per mano di Ryan Harrison che ha eliminato Pablo Cuevas, 31esimo uomo del seeding, ma non si può certo dire che il risultato sorprenda in relazione allo stato di forma dei due tennisti.
Ha dovuto faticare poco Carreno Busta (tds n.10) per spegnere le resistenze di Simon, uscito dal campo dopo undici game per non farvi più ritorno a causa di un problema alla coscia. Sembra invece essersi stabilizzato Marin Cilic, l’uomo che salvo sorprese costituirà il primo vero ostacolo sulla corsa di Rafa Nadal. Il croato ha vinto il più classico dei match da prima settimana, con un solo parziale in bilico (il secondo, poi tornato nei ranghi) e per il resto un controllo agevole sul portoghese Sousa. Ora Harrison, l’asticella sale ma neanche troppo. Nadal, dicevamo, ha tenuto le marce basse contro un buon Leo Mayer. È finita in tre set, i primi due decisi da un singolo break che il campione spagnolo sfrutta scientificamente per avvantaggiarsi e poi navigare in sicurezza nei propri turni di battuta. La cronaca del match non offre spunti particolari nel primo e secondo set, la differenza sta tutta nel bassissimo numero di errori gratuiti di Rafa. Nella terza frazione Mayer riesce ad annullare tre break point nel quinto gioco per restare agganciato al match, ottiene anche una palla break nel turno successivo annullata dal tennista spagnolo, ma poi nel nono gioco commette tre doppi falli e consente a Nadal di prendere il vantaggio Sembra tutto finito, invece Mayer va all’arrembaggio e strappa a Rafa il tie-break, gestito però in tranquillità dallo spagnolo e chiuso sul 7-4. Il prossimo avversario sarà il bosniaco Dzhumur, giocatore coriaceo che permetterà di capire di più sulla condizione di Nadal (apparsa peraltro molto buona) in vista della settimana conclusiva degli Australian Open.
Andrea Franchino
Molto buono è apparso anche Nick Kyrgios (17 ATP), che va veloce e batte senza problemi Viktor Troicki (65 ATP), che ha poche armi di difesa contro il tennis atomico dell’australiano. E del resto il precedente di qualche mese fa a Montreal qualche sospetto lo faceva venire. Il serbo serviva per primo e ha iniziato a sudare fin da subito. Ma sette camicia non sono bastate. Annulla subito due palle break in una lotta da 14 punti, mentre Kyrgios sorvola i propri turni con leggerezza. Con queste premesse si tratta di attendere solo la luna giusta in risposta, che arriva prevista e prevedibile nell’undicesimo gioco quando una risposta sulla riga e due doppi falli consecutivi precipitano Troicki sullo 0-40. Break a zero e primo set Australia poco dopo. Viktor sa bene che non può perdere il servizio perché quando tocca all’altro non si gioca. Questa consapevolezza lo schiaccia subito nel secondo set. Altro doppio fallo e due erroracci che lo condannano ad un’agonia neanche troppo lunga perché Nick a mente libera e braccio sciolto deve girare col porto d’armi. L’assenza di difficoltà lo porta a creare gran tennis, come nel quarto gioco quando prima finta la smorzata chiudendo invece con un dritto in back (vedi Federer con Murray, finale di Wimbledon), poi piazza un passante rovescio sulla riga dopo aver attirato il serbo a rete. Ma la noia è tanta e allora lui trova anche il modo di discutere col giudice arbitro anche a proposito dell’elicottero rosso che staziona sopra il campo. E sotto lo spettacolo continua, Kyrgios colpisce alla grande e delizia la platea con recuperi di tocco in back e discese a rete fulminee. Due cosa da raccontare nel terzo set. Il rovescio lungolinea in controbalzo su risposta profonda dell’avversario col quale l’australiano annulla l’unica palla break concessa e il vincente con la palla che passa esterna al paletto per il 15-40 nel game seguente. Nick si distrae solo alla fine, manca un match point in risposta sul 5-3 e perde la sua unica battuta per il 5 pari. Rimedia al tie break. Se è quello visto oggi le possibilità che possa essere profeta in patria sono alte. Per il suo terzo turno contro Tsonga (1-0 Francia) elmetti in vendita per le prime file…
Raffaello Esposito
GRISHA, CHE RISCHIO
Un dritto tirato da fondo campo che si affossa in rete pone fine al sogno del piccolo Mackenzie McDonald, ventiduenne americano di Berkley, California, che per tre ore e venticinque minuti ha incantato la Rod Laver Arena con un tennis d’un coraggio quasi eroico e fatto vedere le pene dell’inferno al maestro del 2017, quel Grigor Dimitrov testa di serie numero tre. Quella che all’inizio del match poteva sembrare una passeggiata, una pura formalità come è logico pensare in una sfida tra il numero tre del mondo ed il numero centottantadue, si è rivelata per il bulgaro un sentiero impervio, pieno di trappole, che solo la maggiore esperienza rispetto all’avversario ha reso questa partita una vittoria, che gli vale l’accesso al terzo turno contro il russo Rublev. Sin dalle prime battute appare chiaro che il Dimitrov entrato in campo è il lontano parente di quello visto in autunno: nervoso e contratto, il bulgaro si lascia sottomettere dai cambi di ritmo dell’americano di scuola UCLA, che al terzo gioco del primo set trova il break a sorpresa che, con grande caparbietà, saprà gestire sino al 6-4 conclusivo. La prevedibile reazione del semifinalista della scorsa edizione non tarda ad arrivare e, tirando finalmente fuori gli artigli e mettendo in mostra tutto il suo talento, dal 2-2 piazza un parziale di quattro games che sigillano il 6-2. Nel terzo set quando sembra chiaro che le geometrie di Dimitrov siano la soluzione al rebus chiamato McDonald, il californiano si porta avanti di un break nel quinto game, ma la reazione del bulgaro è furiosa ed in un battibaleno strappa due volte il servizio al rivale salendo due set ad uno.
Il quarto set si apre con un break in favore dello statunitense che ferisce Dimitrov: il quarto set infatti è un monologo dell’americano, grazie agli infiniti errori di rovescio del bulgaro e ad una seconda di servizio davvero deficitaria. Il 6-0 conclusivo è tanto sorprendente quanto veritiero. Nel quinto set le palpitazioni del pubblico aumentano ed il livello del gioco è finalmente degno della Rod Laver Arena: l’incontro segue l’ordine dei servizi con Grisha che si difende come può dalla nuova tattica del meno quotato avversario. Se nel primo set era finito nella trappola dei cambi di ritmo, nel quarto e per buona parte del quinto parziale, Dimitrov ed il suo rovescio sono in balia del gioco di McDonald che sembra avere la situazione in mano. Sul 7-6 per Dimitrov, 40-30 per McDonald e servizio, la svolta: l’americano sbaglia ad angolare una comoda volée e Grigor lo infila di rovescio lungolinea. Da lì si succederanno un doppio fallo ed un errore di dritto. 8-6, finisce così.
Manuel Dicorato
SUICIDIO SHAPOVALOV, TSONGA SI VENDICA
Jo-Wilfried Tsonga completa l’operazione rivincita sconfiggendo il giocatore che lo aveva battuto al terzo turno degli scorsi US Open, ma lo fa con grande collaborazione del suo avversario, che al momento di chiudere la partita si è improvvisamente paralizzato subendo un parziale di cinque giochi consecutivi che gli hanno consegnato la carta d’imbarco per il Canada. Davanti a un sorprendentemente elevato numero di bandiere con la foglia d’acero che hanno addobbato la Margaret Court Arena, il canadese ha per larghi tratti dominato il gioco (ha finito con sette punti vinti in più dell’avversario), particolarmente con la seconda di servizio, sulla quale Tsonga si è sempre trovato in notevole difficoltà sia nelle risposte aggressive sia in quelle di contenimento. Il transalpino è stato bravo a centrare gli unici spiragli possibili con un break “di rapina” nel secondo set ed un tie-break del quarto parziale interpretato in maniera molto aggressiva dopo che si era aggrappato alla battuta per riparare alla scoppola presa nel set precedente.
Bastano 34 minuti a Shapovalov per mettere in cascina il primo set, deciso da un solo break al quarto gioco, ma sostanzialmente dominato in lungo e in largo dal giocatore canadese, che già durante il primo turno di battuta di Tsonga si era procurato tre palle break per prendere subito il comando. Il francese fa troppa fatica da fondo campo quando i punti si allungano dopo i primi due colpi, e le eccellenti qualità difensive di Shapovalov spuntano ancora di più le armi offensive di Jo-Wilfried. Il biondo canadese in cinque turni di battuta concede la miseria di quattro quindici, e sul servizio avversario riesce a tenere in campo la risposta con grande regolarità. Le prime palle break per Tsonga arrivano all’inizio del secondo set, quando Shapovalov impiega più di 10 minuti per tenere il suo primo turno di battuta, innervosendosi anche leggermente per un paio di errori dei giudici di linea corretti da Hawk-Eye. Anche senza l’apporto della prima di servizio, il canadese si toglie dai guai con alcune ottime seconde “in kick” al corpo di Tsonga che fatica a spostarsi dalla traiettoria per sbracciare. Il francese si arma di santa pazienza, cerca di rischiare meno nel palleggio da fondo tenendo comunque la palla piuttosto lunga, e complici un paio di errori piuttosto banali di Shapovalov riesce finalmente a strappare il servizio all’avversario e ad avvantaggiarsi sul 5-2. Sul 5-3 al canadese non basta un clamoroso passante di diritto fuori dal paletto per ritornare nel set, e dopo 1 ora e 20 minuti il punteggio è in parità.
Nonostante il punteggio rovesciato rispetto al primo parziale, il tema generale della partita cambia: la vittoria nel secondo set di Tsonga è sembrata più l’effetto di un incidente di percorso per Shapovalov piuttosto che un’inversione di tendenza, e la mezz’ora seguente, durante la quale il canadese conquista il terzo set per 6-1 con due break consecutivi, conferma l’impressione. Tsonga tuttavia è molto bravo a scrollarsi di dosso quel terzo set smarrito così in fretta e si aggrappa alla battuta per tentare la rimonta. Bisogna arrivare al suo sesto turno di battuta nel parziale per vederlo perdere un punto sulla prima, mentre nei turni di battuta del canadese si gioca senza dubbio di più, senza peraltro arrivare neppure vicini alla palla break. Si arriva dunque al “jeu decisif” nel quale Tsonga riesce a prendere il comando degli scambi affondando con il diritto quando gli viene data la possibilità costringendo Shapovalov all’errore. Il francese va subito avanti 5-1 e poi chiude per 7-4.
Prima dell’inizio del set decisivo Tsonga va negli spogliatoi per cinque minuti buoni, lasciando la stellina canadese a ragionare su quanto appena accaduto, e al rientro prova subito ad aggredire Shapovalov con la risposta senza successo. Le quasi tre ore sotto il sole cominciano a farsi sentire e l’efficacia dei servizi si affievolisce: entrambi cercano di abbreviare gli scambi provando soluzioni diverse, e lo spettacolo ne trae beneficio. È Denis a scappare avanti per primo, con un break iniziale propiziato da qualche errore di troppo di Tsonga. Sullo 0-2 il francese avrebbe due chance per tornare in parità con i break, ma le spreca malamente. Shapovalov avrebbe la chance di uccidere la partita, ma il passante di rovescio che gli darebbe il 4-0 rimane sul nastro. Tutto sembra pronto per celebrare la vittoria del canadese, ma nel momento più bello Denis va in confusione: mentre serve per il match 5-3 sbaglia due banali rovesci, condisce con un doppio fatto e combina la frittata. Tsonga riprende a pungere con il diritto, mentre il rovescio è più a corrente alternata, soprattutto in risposta, ma paradossalmente è proprio una risposta di rovescio centrata nemmeno troppo bene ma che atterra nel “sette” a dargli il break sul 5-5 che gli regala la partita.
Fortunatamente il sole vivo ma non eccessivamente opprimente ha consentito ai due di esprimere un tennis spettacolare che ha convinto molti degli spettatori ad affollare gli spalti della Margaret Court Arena (è anche possibile acquistare un “upgrade” dedicato per i possessori del biglietto ground), ma purtroppo nei prossimi giorni la situazione atmosferica dovrebbe precipitare, con la colonnina di mercurio che salirà molto vicina ai 40 gradi all’ombra, impattando sicuramente la qualità dei match, tra cui quello tra Tsonga ed il vincente del match tra Kyrgios e Troicki.
Vanni Gibertini
I ‘COMUNI MORTALI’: REDIV-IVO VA DA SEPPI, AVANTI RUBLEV
Sarebbe potuto essere doppio incrocio nipponico per Andreas Seppi, dopo l’affermazione su Nishioka, e invece il rediv-Ivo Karlovic si è permesso di aggiudicarsi la maratona contro Yuichi Sugita e affronterà ora proprio l’italiano. Quattro ore e trentasette minuti, e chissenefrega del tempo che passa (in generale e sul cronometro della partita), soprattutto quando i campi sono così veloci e c’è tutto l’agio del mondo nello scaraventare in campo 53 ace. L’incontro si è deciso solo con l’oltranza del quinto set, clamorosamente ordinato in favore dei servitori fino a quando, sul 10-10, Karlovic ha messo la freccia. Basilashvili ha fermato la corsa del qualificato Bemelmans, giustiziere di Pouille, imponendo la legge del più solido. Edmund invece chiude la porta ai sognatori, che già stavano pregustando la sesta edizione del Seppi-Istomin versione Slam (una garanzia, perché finisce sempre al quinto), ed elimina dal torneo l’uzbeko in meno di due ore. Laddove Muller (tds 23), per colpevole distrazione, deve giocare cinque set contro Jaziri prima di andare al terzo turno, e Schwartzman (24) non ripete invece gli sbagli del primo turno dominando l’acerbo Ruud, Dzumhur (tds 28) sconfigge l’enfant du Pays Millman in quattro set. Il bosniaco, sceso in campo prima del previsto per il ritiro di Simon, è un tipino che conosce molto bene il gioco e Nadal non lo prenderà sottogamba.
In conclusione di programma Andrey Rublev (tds 30) ha apposto un altro mattoncino sulla sua personale strada verso i piani alti della classifica e la definitiva maturazione. Ha sconfitto un Marcos Baghdatis estremamente generoso a cui non è bastato il solito, chiassosissimo sostegno dei tifosi ciprioti che ogni anno affollano le tribune di Melbourne nei suoi incontri. Per il russo è il primo terzo turno in Australia, e ci sarà il re-match di New York contro Dimitrov: lì aveva vinto Rublev, sarà rivincita bulgara?
Risultati:
[23] G. Muller b. M. Jaziri 7-5 6-4 6-7(5) 3-6 6-2
N. Basilashvili b. [Q] R. Bemelmans 7-5 6-1 6-3
[10] P. Carreno Busta b. G. Simon 6-2 3-0 rit.
A. Seppi b. Y. Nishioka 6-1 6-3 6-4
[15] J.W. Tsonga vs D. Shapovalov 3-6 6-3 1-6 7-6(4) 7-5
K. Edmund b. D. Istomin 6-2 6-2 6-4
I. Karlovic b. Y. Sugita 7-6(3) 6-7(3) 7-5 4-6 12-10
[6] M. Cilic b. J. Sousa 6-1 7-5 6-2
R. Harrison b. [31] P. Cuevas 6-4 7-6(5) 6-4
[1] R. Nadal b. L. Mayer 6-3 6-4 7-6(4)
[28] D. Dzumhur b. J. Millman 7-5 3-6 6-4 6-1
[24] D. Schwartzman b. [Q] C. Ruud 6-4 6-2 6-3
[17] N. Kyrgios b. V. Troicki 7-5 6-4 7-6(2)
[30] A. Rublev b. M. Baghdatis 6-4 6-7(5) 6-4 6-2
[3] G. Dimitrov b. [Q] M. McDonald 4-6 6-2 6-4 0-6 8-6
A. Dolgopolov b. M. Ebden 7-6(0) 6-3 6-4
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