ROGER QUANTO BASTA – Vittoria per tre set a zero ed accesso al terzo turno per il detentore del titolo Roger Federer che, in un’ora e cinquantacinque minuti ha la meglio del tedesco Struff. Classico incontro della prima settimana di uno Grande Slam per Federer, che è stato bravo a centellinare le energie. I primi due set sono la copia in carta carbone dell’altro: il campione svizzero infatti, appena trovato il break, si gestisce nei turni di risposta ed attacca in quelli al servizio. La cosa che balza di più agli occhi degli spettatori è il ritorno al passato di Re Roger che, nei primi due set, in risposta torna il Federer del periodo di coaching di Tony Roche: non si contano infatti il numero di risposte in back basse, corte e centrali ed indirizzate sul rovescio che il povero Struff si trova a fronteggiare. Nel terzo set però, dopo aver subito il break, il fuoriclasse rossocrociato abbandona questa tattica e, tornando a rispondere piatto come avvenuto l’anno scorso, recupera subito il break di svantaggio. Il finale è scritto: tie-break vinto comodamente da Federer e festa grande per il pubblico che, dopo aver gremito all’inverosimile la Rod Laver Arena per il match della beniamina di casa Barty, può gioire per la vittoria del cinque volte campione dello Slam australiano. Al terzo turno la difesa del titolo di Federer proseguirà contro Richard Gasquet (3-0 i precedenti negli Slam ma mai in Australia, piccola curiosità: ogni volta che si sono incontrati in un torneo dello Slam Federer è arrivato in finale). La sensazione che si ha è quella di un Federer in versione diesel, molto centrato e che si sta preparando per la seconda settimana. Per Struff resta la soddisfazione di quasi due ore di ottimo tennis, di aver fatto il miglior risultato della carriera in Australia e di aver giocato sulla Rod Laver Arena contro Roger Federer.
Manuel Dicorato
VEDERLO COSÌ METTE TRISTEZZA – Stan Wawrinka non pervenuto sulla Margaret Court Arena. A passare il turno agevolmente è Tennys Sandgren, americano proveniente dal Tennessee numero 97 ATP. Non è un mistero che lo svizzero, apparso in difficoltà anche all’esordio, non fosse in condizione per affrontare questo Australian Open; come detto già da lui nelle precedenti conferenze stampa, il numero 9 del seeding ha sciolto le riserve sulla sua partecipazione sono nelle ultime ore precedenti il torneo, erano troppi ancora i dubbi legati a una condizione fisica non all’altezza dopo l’operazione al ginocchio subita nell’estate scorsa che l’ha tenuto per mesi lontano dal circuito, ma era ancora di più era la voglia di scendere in campo e testare il suo stato di forma. Proprio il ginocchio preoccupa ancora il campione di Melbourne nel 2014: spesso durante il match si è dovuto piegare, quasi come se sentisse ancora dolore.
Poor Stan.. I have the impression that Wawrinka has anticipated the return times too much. His knee still hurts .. #AusOpen pic.twitter.com/hIsaaQ5a69
— AntoM (@AntonyMura) January 18, 2018
La strada per il pieno recupero appare ancora in salita. Eppure nel primo set Stan sembrava poter scambiare bene da fondo, ma è un’illusione: dal 2 pari subisce 4 game consecutivi che gli costano il parziale per 6-2 e una sensazione quasi di impotenza. La situazione peggiora ancora di più, Sandgren si aggiudica i successivi 5 giochi, questo Wawrinka non è certamente il giocatore capace di vincere 3 prove dello slam e perde nettamente 6-1 anche la seconda partita. I turni di battuta dello ventiseienne statunitense scorrono veloci, si prende un break all’inizio del terzo parziale e lo difende fino a quando certifica la vittoria con due ace, che lo proiettano al terzo turno dove affronterà Maximilian Marterer, uscito vittorioso al quinto set contro Verdasco. Uno dei due sarà quindi agli ottavi di finale, e non si può certo dire che ce lo si aspettasse.
A Stan, comunque, va riconosciuto il coraggio di averci provato. Di essersi testato nonostante fosse pienamente consapevole di non poter competere per la vittoria, di aver voluto ritrovare l’odore del campo con il proposito di ‘scuotersi’, perché limitarsi all’allenamento dopo un lungo stop finisce per diventare una condizione alienante. Non è stato sufficiente a cogliere un risultato positivo a Melbourne né a evitare l’uscita dalla top 10, che si concretizza a causa dei 720 punti della semifinale raggiunta lo scorso anno che svaniscono, appena tamponati dai 45 guadagnati quest’anno. Lo svizzero – che scivolerà almeno alla 13esima posizione, ma c’è il rischio che vada ancora più indietro – abbandonerà la top 10 dopo 244 settimane di permanenza, considerando che il prossimo aggiornamento di classifica avverrà ad Australian Open concluso. Quattro anni e mezzo, in cui lo svizzero ha trovato la definitiva maturazione, i suoi due Slam e un livello di tennis che a tratti sembrato inavvicinabile anche dai migliori. A 32 anni, con un paziente percorso di riavvicinamento al ‘suo’ tennis, può ancora togliersi tutte le soddisfazioni che vuole. Non sarà una vistosa cicatrice sul ginocchio a fermarlo, o almeno è quello che ci auguriamo.
Michele Trabace
SASCHA NON LASCIA – Passa Alexander Zverev (4 ATP) e non poteva essere altrimenti, ma c’è stata partita. Troppe le piste di differenza con il connazionale Peter Gojowczyk (62 ATP), comunque autore di un grande 2017, per sperare in qualcosa di più. Avanti Sascha dunque, che dopo i trionfi 1000 di Roma e Montreal è chiamato quest’anno a cercare l’ultimo quarto di nobiltà in uno Slam. Una vittoria qui certo chiuderebbe la bocca a Becker e Ferrer, non particolarmente teneri con il principino tedesco negli ultimi tempi. Il tabellone che ha avuto in sorte non appare semplice con Djokovic e Wawrinka dalla sua parte, due che paradossalmente possono creargli più problemi dello stesso Federer. Del resto per diventare grande devi battere i grandi, staremo a vedere. Il termometro segna circa 38 gradi quando Zverev serve la prima palla del match. Concreto e cattivo brekka subito l’avversario – gran passante lungolinea di rovescio, doppio fallo finale – e si stacca. Gojowczyk risponde anche bene ma la sua cilindrata è troppo inferiore per reggere a lungo la pesantezza dei colpi di Sascha, che trasforma veloce il 3-0 iniziale nell’abrasivo 6-1 in venti minuti che chiude il primo set. Fa troppo caldo per tergiversare. Simpatico Sascha quando sul 5-0 chiama falco su un ace di Gojowczyk. La palla è dentro di mezzo metro e lui chiede scusa per l’abbaglio. Il ventottenne di Monaco è costretto a giocare troppo sopra il suo ritmo naturale, deve chiudere subito lo scambio altrimenti l’altro al quarto colpo gli rompe il braccio. Quando non se ne esce con rovesci lungolinea alla Connors… Gojowczyk, sia detto a suo onore, lotta comunque con tutte le forze e nel terzo set gli dei del tennis lo premiano. Tenere il servizio è un’avventura ma ora la prima palla entra meglio. Riesce a brekkare nel terzo gioco, risale da 0-40 in quello successivo e da quel momento non sbaglia più nulla fino al 6-4 che dà un senso alla sua giornata. Ma è mera illusione perché Alexander non si distrae più e chiude la contesa con tre ace.
Che avesse ragione Riccardo Piatti? Nell’attesa del verdetto godiamoci il terzo turno fra Zverev a Chung, che ha massacrato Medvedev 7-6 6-1 6-1 e vinto il solo precedente a Barcellona 2017.
Raffaello Esposito
Risultati:
[5] D. Thiem b. [Q] D. Kudla 6-7(6) 3-6 6-3 6-2 6-3
N. Kicker b. L. Lacko 6-2 7-5 1-6 7-5
M. Fucsovics b. [13] S. Querrey 6-4 7-6(6) 4-6 6-2
[21] A. Ramos-Vinolas b. [WC] T. Smyczek 6-4 6-2 7-6(2)
[19] T. Berdych b. G. Garcia-Lopez 6-3 2-6 6-2 6-3
[26] A. Mannarino b. J. Vesely 6-3 7-6(4) 5-7 6-3
[25] F. Fognini b. E. Donskoy 2-6 6-3 6-4 6-1
H. Chung b. D. Medvedev 7-6(4) 6-1 6-1
[12] J.M. del Potro b. K. Khachanov 6-4 7-6(4) 6-7(0) 6-4
[14] N. Djokovic b. G. Monfils 4-6 6-3 6-1 6-3
[29] R. Gasquet b. [Q] L. Sonego 6-2 6-2 6-3
J. Benneteau b. [7] D. Goffin 1-6 7-6(5) 6-1 7-6(4)
M. Marterer b. F. Verdasco 6-4 4-6 7-6(5) 3-6 6-3
[4] A. Zverev b. P. Gojowczyk 6-1 6-3 4-6 6-3
[2] R. Federer b. J.L. Struff 6-4 6-4 7-6(4)
T. Sandgren b. [9] S. Wawrinka 6-2 6-1 6-4
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