Se Rafa Nadal volesse raggiungere le 30 finali Slam di Roger Federer e tutto gli girasse per il verso giusto, dovrebbe giocarne sette, perché è fermo a quota 23 (ed è il secondo in quella particolare graduatoria). Non dovrebbe raggiungerle necessariamente tutte di fila, ma poniamo che lo facesse… vorrebbe dire che Rafa arriverebbe in finale ai tre Slam mancanti del 2018 e ai quattro del 2019. Probabile? Nonostante lo stop di Murray e Djokovic (il primo già operatosi all’anca, il secondo in procinto di operarsi a quanto ho letto), sia pur sfruttando il fatto di essere sempre dalla parte opposta del tabellone di Roger (oggi n.2, ma con Acapulco ci potrebbe essere anche il sorpasso e un rovesciamento di posizioni), secondo me non è per nulla probabile.
Ma dopo le due deludenti semifinali di questo Australian Open, tra le più deludenti se catalogate in coppia fra le 294 di Slam cui ho assistito – non che me le ricordi tutte benissimo eh – il dato statistico che più risalta in questa situazione sono le 30 finali raggiunte da Roger in 72 partecipazioni (record…) agli Slam. Se domenica Roger batterà Cilic avrà vinto 20 Slam e francamente se ripenso a quel che tutti scrivevamo quando Roger era a quota 12 o 13 e già raggiungere i 14 Slam di Sampras sembrava un mezzo miracolo, vien da stropicciarsi gli occhi. E se soltanto un anno fa qualcuno diverso dal Mago Ubaldo avesse profetizzato un Federer in grado di vincere ancora 3 Slam, lo avremmo preso in giro e su Ubitennis gli sberleffi dei tifosi di Nadal, Djokovic e Murray, avrebbero spopolato.
Non solo Roger è oggi il grande favorito per aggiungerne 3 ai 17 cui si era fermato quando vinse Wimbledon 2012 (tenete a mente questa data) ma quel che più impressiona è che sembra giocare sempre meglio, fare sempre meno fatica, giocare rovesci vincenti con la stessa facilità con cui li fa di dritto e difatti – sia pure con l’aiuto di un sorteggio benigno – Roger ha vinto Wimbledon 2017 senza perdere un set e potrebbe anche vincere Australian Open 2018 senza perdere un set se Cilic non riesce a servire in modo così monstre come gli riuscì a US Open 2014 quando nel dare tre set a zero a Roger fece l’87% dei punti quando mise dentro la prima palla, e il 56% quando mise la seconda. E complessivamente quindi il 73%. Roger dovette accontentarsi di un solo break e quando ormai era troppo tardi. E di break ne subì invece quattro.
Ma detto ciò, Nadal con i suoi 16 Slam non è a distanze siderali dai 19, o 20 che siano domenica sera di Federer. Voglio dire che, anche se certamente Rafa ha più chances di ripetersi al Roland Garros che in altri Slam, per lui è paradossalmente più ipotizzabile il traguardo dei 19/20 Slam nell’arco di un paio di annate orfane ai massimi livelli – ripeto – di Djokovic, Murray, Wawrika, Raonic e Nishikori, che non il raggiungimento delle 30 finali, anche se stante la presenza dell’immarcescibile Roger è – direbbe il filosofo delle banalità Catalano – più duro arrivare primo che secondo. Fermo restando che sarebbero entrambe straordinarie e difficilissime imprese da conseguire e che se fossero centrate rimetterebbero in discussione il famigerato dibattito sul GOAT.
Intanto lasciamo che Roger batta Cilic come ha fatto 8 volte su 9, ma poi prepariamoci al dibattito.