[2] C. Wozniacki b. [1] S. Halep 7-6(2) 3-6 6-4 (dal nostro inviato a Melbourne)
L’atto conclusivo del torneo femminile, all’Australian Open 2018, è probabilmente la miglior finale possibile. La rumena Simona Halep (26 anni, 1 WTA) affronta la danese Caroline Wozniacki (27 anni, 2 WTA). Settimo confronto tra le due, precedenti 4-2 per Caroline. Due giocatrici allo specchio, solidissime e veloci, entrambe alla ricerca di un gioco offensivo che permetta un ulteriore salto di qualità. Chi lo troverà con maggior efficacia, sarà numero uno del mondo dopo il torneo, e soprattutto vincerà il primo Slam della carriera. Prima finale qui a Melbourne per tutte e due, la terza in carriera. E a mettere il suo nome per prima in un albo d’oro Major sarà Caroline Wozniacki, alla fine di una lotta di tre set.
IL ROVESCIO DI CAROLINE – Entra in partita più convinta Caroline, serve bene, e soprattutto mette in mostra un gran rovescio lungolinea. E’ lei a comandare, forse un po’ a sorpresa, piazza il break al secondo gioco, e sale subito 3-0. Simona costretta alle gran rincorse, non per sua colpa ma per merito dell’avversaria, i numerosi tifosi rumeni sugli spalti la incoraggiano, si sente il coro “Simona! Simona!”. La serata è bellissima, molto calda, senza vento, la Rod Laver Arena è piena in ogni ordine di posti. Reagisce Halep, e c’era da aspettarselo, tiene il servizio dell’1-3 picchiando la palla con grinta. Il problema di Simona, finora, è che non riesce a trovare angoli efficaci, e se si fa a botte dritto per dritto Wozniacki è capace di stare lì a palleggiare all’infinito. A questo, la danese come detto aggiunge un rovescio splendido, che manda in costante affanno l’avversaria. Ancora con grinta e coraggio attacca Halep, una cosa è certa, per batterla servirà questo e altro, siamo 4-2. Bel game di servizio per Caroline, con scambio da applausi in recupero su palla corta, ed è 5-2. Per chi risponde, in questa fase, solo le briciole, si arriva a un parziale di 20 punti a 2 in favore della giocatrice alla battuta, non è una bella notizia per Simona, che ha un break da recuperare. Come spesso succede, però, nel momento di andare alla battuta per chiudere sul 5-3, Wozniacki si contrae, subisce la pressione di Halep, e offre 3 palle break consecutive, le prime del match che affronta. La terza è quella fatale per la danese, dopo uno scambio duro le scappa lungo il dritto, 5-4. Si vede sventolare una bandiera rumena anche in tribuna stampa, il che non sarebbe proprio accettabile, ma tant’è. In un attimo siamo 5-5, adesso il livello di tennis è alto, scambi combattutissimi in cui tirano a tutto braccio entrambe. Il tie break a cui si approda poco dopo è una conclusione giusta per un set tiratissimo ed equilibrato. Carolina continua a pressare e a non sbagliare quasi mai, e chiude 7-2, un set a zero per lei. Le stats ufficiali registrano 13 vincenti a 6 per Halep, ma in almeno altre 8-9 occasioni è stato il lungolinea di rovescio di Wozniacki a costringere all’errore Simona, o a far girare decisamente l’inerzia degli scambi.
LA GRINTA DI SIMONA – A inizio secondo set, è ancora Simona ad andare in difficoltà per prima, concedendo quattro palle break non consecutive nel terzo game, combattutissimo, bravissima la rumena a salvarsi. L’umidità della sera sale, senza che scenda la temperatura, ci viene comunicato che in caso di terzo set ci sarà una pausa, essendo in vigore la “heat rule”. Sul 3-2, fisioterapista e medico in campo per Halep, che si fa controllare la pressione, in effetti dopo il tramonto è salita un’afa non indifferente, e il catino dello stadio amplifica certamente il disagio. Si continua con la pressione ad alto ritmo da fondocampo, la qualità c’è, in questo momento 23 vincenti a 16 per Simona, ma lo ripeto, andrebbero contati come tali almeno un’altra decina di rovesci per Caroline. Che però sbaglia in un paio di occasioni, e si trova sotto 15-40, due palle break, sulla prima Halep stampa il dritto vincente lungolinea, e sale 5-3. Cominciano a essere affaticate tutte e due ora, l’occasione di controbreak per Wozniacki è immediata, altro 15-40, Simona annulla alla grande, sale il coro dei suoi tifosi. Arrivano due set point per lei, uno fallito con un dritto, uno annullato in spinta dalla danese, poi un terzo, che è quello buono, l’ovazione della folla è assordante, si va al terzo.
LOTTA PUNTO A PUNTO – Dopo i 10 minuti di pausa previsti, rientrano un po’ rinfrescate le giocatrici in campo. Va al servizio Wozniacki, tiene ai vantaggi, e poi lottando punto a punto brekka nel secondo game, 2-0. Gli scambi al cardiopalma si sprecano ormai, le ragazze stanno dando tutto quello che hanno, la Rod Laver Arena è una sauna, si soffre anche stando seduti in tribuna. Immediata reazione Halep, due palle del controbreak, annullate. Poi uno scambio da 23 colpi chiuso a rete dalla danese, due drittoni vincenti di Simona e terza palla break, fallita, ne arrivano una quarta e una quinta, cancellate, che battaglia. Quando alla fine Carolina commette doppio fallo sulla sesta, e rimette in corsa l’avversaria, i rumeni sugli spalti esultano come a un gol della nazionale. Ma Wozniacki non ci sta, spinge alla grande la risposta, strappa ancora la battuta a Simona, che a sua volta restituisce il break pressando con tutte le sue energie, siamo 3-3. E’ una rissa da fondocampo, non una partita di tennis.
FINALMENTE CAROLINE – Nel settimo game, due errori di Caroline le costano ancora il break, 4-3 Halep, e medical time out richiesto dalla danese, che si fa sistemare una fasciatura sotto il ginocchio sinistro. Si riprende, ed è ancora break, 4-4. Siamo in quella fase di agonismo altissimo in cui, come spesso accade nel circuito WTA, chi sia al servizio non ha la minima importanza. Contano i punti, e i game, da strappare all’avversaria con le unghie. Conta quindi tantissimo salire 5-4 per Wozniacki, mettendo Halep nella scomoda posizione di servire per salvare la partita. Lo splendido punto in difesa e contrattacco, con dritto in contropiede, che dà a Caroline il match point, fa esplodere il pubblico, il rovescio in rete di Simona che le consegna il primo, meritatissimo titolo dello Slam lo manda in delirio.
Due ore e 49 minuti, finale di intensità altissima, sia fisica che emotiva. “Next time” sembra sussurrare a rete Caroline a Simona, sconfitta non con onore, di più, prima di lasciarsi andare alle lacrime di gioia. Numero uno, ma soprattutto primo Slam. Finalmente.