Prima di addentrarci nell’analisi dei numeri relativi alla finale di Melbourne appena conquistata da Roger Federer, ve ne proponiamo uno che potrebbe entrare nella rubrica “strano ma vero” della Settimana Enigmistica: 5. Cinque è il totale dei set complessivamente persi negli ultimi 4 major da Federer e Nadal (quasi settant’anni in due) su 89 disputati. Tre ne ha smarriti agli US Open il numero 1 del mondo (per quanto ancora?) e due il suo diretto inseguitore contro Cilic domenica scorsa. Percorso netto al Roland Garros e a Wimbledon 2017: 42 a 0. Ci permettiamo quindi di dare un consiglio ai tennisti della Next e Middle Generation del tennis: datevi una mossa ragazzi o quando questi due fenomeni si ritireranno, ad ammirare le vostre gesta rimarranno pochi intimi con tutto ciò che ne consegue.
Torniamo ora alla finale degli Australian Open 2018. Di primo acchito una sintesi della partita potrebbe essere la seguente: a Federer il servizio serve. E tanto (e in determinati momenti anche la risposta come vedremo tra poco). Non è la scoperta del secolo, ma vederlo emergere così nitidamente dai numeri colpisce:
Nel corso del 2017 la sua percentuale di prime in campo è stata superiore al 60% (62,2 per la precisione). Sarà una coincidenza, ma ha perso i due set in cui è rimasto sotto quella soglia. Stendiamo un velo sui numeri del quarto. Ma, del resto, non capita tutti i giorni di vincere un set 6-1 con il 32% di prime in campo.
Cilic ha avuto un rendimento al servizio all’altezza delle sue potenzialità come si vede nella tabella che segue.
Scorrendo i numeri scopriamo con una certa sorpresa che è stato travolto nel punteggio in un set – il quinto – in cui la sua percentuale di prime battute in campo è stata molto buona e nettamente superiore a quella del suo rivale (71 contro 61 per cento).
Ma nell’ultimo set la differenza l’ha fatta soprattutto la straordinaria qualità della risposta di Federer, come accadde in tempi recenti nel terzo set della finale di Basilea contro del Potro. Cilic in questo parziale infatti è andato alla battuta 17 volte e, nonostante sia dovuto ricorrere al secondo servizio solo 5 volte, ha ottenuto complessivamente 8 punti. Un risultato largamente insufficiente per il nativo di Medugorje determinato, come detto, dalla risposta del Fenomeno.
Interessante il dato relativo al gioco a volo. Cilic si è presentato nei pressi della rete 19 volte; Federer solamente 18. Quattordici punti vinti per entrambi in tali frangenti. Il croato con i suoi colpi potenti, piatti e profondi ha reso difficile all’elvetico trovare il tempo per attaccare nel corso dello scambio e lo ha dissuaso dal tentare con continuità il serve and volley; un uomo di due metri che alla risposta si piazza con i piedi in prossimità della linea di fondocampo e spara missili d’incontro come se non ci fosse un domani non induce a tentare sortite in avanti a cuor leggero. Questa situazione tattica che vede Federer inchiodato a fondo campo da Cilic e costretto ad accettare lo scambio è ormai un classico ed è la ragione che rende questi rendez-vous (così come quelli tra Federer-del Potro che a Cilic tanto assomiglia) così ricchi di pathos.
Stupisce un po’ il fatto che il croato abbia messo a segno più colpi vincenti di Federer (45 a 41); ma il confronto errori gratuiti lo penalizza pesantemente: 64 a 40. Se il rapporto vincenti/gratuiti è indice della qualità estetica di un incontro, dobbiamo concludere che questo non sia stato tra i più memorabili giocati dal detentore di 20 titoli slam. Ma siamo pronti a scommettere che i suoi fan lo abbiano già ampiamente perdonato.