Il tennis italiano al femminile è notoriamente nel mezzo di un tunnel, e la via d’uscita non si scorge, nemmeno in lontananza. Non serviva l’Australian Open, al solito inflessibile nello smascherare bluff di ogni sorta, per certificare la crisi di una scena zoppicante, ma l’evidenza dei fatti tende a far abbastanza specie: manco a dirlo, ne siamo usciti con le ossa rotte, portando una sola giocatrice al secondo turno la quale, per ventura, è anche una delle uniche due rappresentanti italiane tra le migliori cento tenniste del pianeta. L’altra è Francesca Schiavone, eccezionale nel resistere a carta d’identità e acciacchi per continuare a gravitare nella zona del ranking che garantisce accesso diretto agli slam, ma la numero uno del cosiddetto movimento, senza particolari dubbi, è sempre lei, Camila Giorgi. Tuttavia, com’è persino naturale in un paese affetto dall’insidioso morbo del tafazzismo, e pur nell’attuale penuria, la reproba Camila non sarà della partita, nella sfida di Chieti in programma i prossimi 10 e 11 febbraio valida per il primo turno del World Group II, che vedrà la nazionale capitanata da Tathiana Garbin sfidare da netta sfavorita la Spagna.
I motivi alla base dell’assenza sono i soliti, anche leggermente ritriti, ma la complessa vicenda che vede da un paio d’anni Camila e paròn Sergio opposti alla Federazione italana del tennis si è arricchita di un nuovo capitolo, utile ad allontanare ancor più l’argentino-maceratese dalla nazionale e a indebolire irrimediabilmente quest’ultima, non che se ne sentisse il bisogno. I fatti, come anche i muri sanno, risalgono alla primavera di un paio d’anni fa: Giorgi viene convocata per la sfida proprio contro la Spagna a Lleida, dove si disputano i Play Off del World Group, ma decide di non rispondere, preferendo andare a giocarsi le qualificazioni al concomitante Premier di Stoccarda. Ne nascono un polverone mediatico enorme, con attacchi incrociati di ogni sorta, e soprattutto una battaglia legale dai risvolti, allora come oggi, ampiamente imprevedibili. Secondo la procura federale, che le commina trentamila euro di multa oltre a nove mesi di inibizione, la tennista avrebbe disatteso l’obbligo ‘statutario’ di rispondere alle convocazioni e un accordo privatamente siglato tra le parti: avendo ricevuto 160 mila euro a titolo di prestito d’onore, il clan Giorgi si sarebbe impegnato a rispondere a qualsiasi convocazione. I legali di Camila ricorrono in appello, e la Corte ribalta la sentenza originaria reintegrando la giocatrice e salvandola dalla sanzione pecuniaria. Ma la Procura federale non ci sta, e a sua volta ricorre al Collegio di garanzia del Coni, che ripristina l’inibizione originariamente decisa. Nel frattempo ballerebbero quei centosessantamila scuciti dalla FIT, la cui sorte viene decisa da un lodo arbitrale, che impone all’attuale numero 63 delle classifiche mondiali la restituzione della somma oltre al pagamento delle spese legali.
Fino a qui il riassunto delle puntate precedenti, corredate ultimamente dai commoventi tentativi di Tathiana Garbin, responsabile del settore femminile del tennis italiano, di ricucire l’ampia frattura tra le parti, a quanto pare senza risultati apprezzabili: è delle ultime ore la notizie di Giorgi che ha reclamato le proprie ragioni davanti al TAR del Lazio, chiedendo l’annullamento della sentenza emessa dal Collegio di Garanzia il 12 settembre e pretendendo a sua volta dalla Federazione il pagamento dei costi del processo. Puntuale è arrivata la replica di FIT, che mediante un comunicato ha risposto alle esternazioni degli organi di stampa confermando la totale mancanza dei presupposti per una convocazione di Giorgi (“a causa dell’assenza di una situazione di ‘good standing’ fra l’atleta e la Federazione”) e la sua ferma posizione sulla restituzione dei circa 160 mila euro. L’ultimo gradino dell’alveo amministrativo, qualora il TAR dovesse pronunciarsi in favore di Giorgi e FIT optasse per un contro-ricorso, sarebbe il Consiglio di Stato.
LE CONVOCAZIONI PER LA SFIDA DI CHIETI
Inutile dire che una composizione della controversia pare impossibile allo stato delle cose, e l’Italtennis in gonnella, dimesso alquanto dopo anni di trionfi forse irripetibili, dovrà fare a meno della propria miglior interprete in un tie dal pronostico chiuso contro Carla Suarez Navarro, Lara Arruabarrena, Georgina Garcia Perez e Maria Jose Martinez, convocate da Anabel Medina per ricominciare la scalata verso l’eccellenza della manifestazione.
Costretta a fare di necessità virtù, Garbin ha invece affidato a Sara Errani il ruolo di chioccia, per proteggere la nidiata composta da Jasmine Paolini, Deborah Chiesa e soprattutto dalla sorpresa Elisabetta Cocciaretto, diciassettenne recente semifinalista dell’Australian Open Junior. Tutto sommato, non sembra una cattiva idea: considerato il possibile rovescio abruzzese, regalare un’esperienza a chi dovrà gestire il futuro è un ottimo modo per non gettare il weekend, dovesse tutto il resto andar male.
CONVOCATE ITALIA
Sara Errani
Jasmine Paolini
Deborah Chiesa
Elisabetta Cocciaretto
CONVOCATE SPAGNA
Carla Suarez
Lara Arruabarrena
Georgina Garcia
Maria Jose Martinez