Rigenerato nel corpo e nello spirito dai cremisi fanghi del Rolangar, il Cavaliere Uncinato, fiutate le tracce di pericolosi nemici, si prepara a dovere per il sanguinoso cimento: indossata la corazza salmonata, muove in sella a SalaMoya, splendido stallone (un tempo ghiotto di olive e..pennette) con fluente criniera che da qualche tempo ha preso il posto del leggendario purosangue Tonizio, tornato per raggiunti limiti di età a sud nelle Iberoscuderie di Terrarubinia. Procede brandendo con la mancina la possente mazza uncinata che usa con beata (da cui la nota locuzione “ una beata mazza”) indifferenza sia in battaglia che nella pesca, suo ludico passatempo preferito, quando gli si para davanti un Leomayo, felino irsuto e quasi estinto, che ha lo scellerato ardire di non cedere il passo; il Cavaliere, in pochi minuti e tre grugniti, lo annienta e poi lo scuoia a mani nude per prenderne il copioso vello secondo suo solito e misterioso rituale che, per alcuni, prelude a sacrificio propiziatorio mentre, per altri, ad un più egoistico utilizzo tricologico. Non lontano in oscura, romita catacomba anche il Mago Grigor, da poco nominato gran maestro di magia nera, affila le sue armi; ha da tempo abbandonato pozioni, alambicchi e misture atti a meldonati filtri amorosi tanto efficaci quanto spossanti per dedicarsi a sortilegi ben più demoniaci e spaventosi. E infatti, assunte in un attimo le sembianze di famelico lupo catarifrangente azzanna il contadino Mackenzie e distrugge, a fatica e secernendo copiosa sostanza di scarto (leggi cagotto), la sua misera, omonima fattoria. (N.B: chi indovina il riferimento ?) Nulla, intanto, preoccupa il vecchio Rogelfo: salutata la compagna di Hula Hop(man) Bencicca che tenendo fede al proprio nome sbaglia tutto e ritorna tra le montagne d’Elvezia, si rilassa tranquillo sotto la vigile, inflessibile guardia di Mircat cullato dal suono dolce ed evocativo dei Liuthi, antichissimi strumenti elfi suonati magistralmente dal fido musico di corte Severino…