Il lupo perde il pelo ma non il vizio. È davvero il caso di dirlo per Marcelo Rios. Celebre per i suoi scatti d’ira e soprattutto per atteggiamenti irriverenti e ingiuriosi nei confronti di avversari, pubblico e addetti ai lavori, l’ex n. 1 del mondo ci è cascato di nuovo. In occasione dell’incontro tra Cile ed Ecuador a Santiago, valido per il primo turno dell’Americas Groupe I di Coppa Davis, Rios, membro dello staff dei giocatori, ha insultato la stampa locale presente ad una sessione di allenamento prima dell’inizio del tie, mercoledì scorso.
“Come dice il mio amico personale Diego Armando, ‘que la chupen todos’, perché io non parlo con nessuno“, risponde Marcelo ai giornalisti che gli chiedevano di commentare lo stato della squadra cilena. Interdetto, un giornalista gli rivolge tuttavia una seconda domanda, alla quale Rios risponde con lo stesso inaccettabile commento: “Continuate a… “.
L’ITF però non tarda a reagire e, dopo aver visionato il video dell’accaduto ripreso da una telecamera, decide di comminargli una multa di 2.500 dollari per “verbal abuse” e violazione del codice del comportamento della Coppa Davis.
Rios, come dicevamo, purtroppo non è nuovo a simili atteggiamenti. Quando divenne n. 1 del mondo – il primo n. 1 sudamericano della storia – gli venne chiesto un commento su Guillermo Vilas, giunto al n. 2: “Mi paragonate sempre a lui. Ma non so chi sia. Quello che so è che lui era n. 2 e io ora sono n. 1“, rispose un irriverente Marcelo. E ancora, durante la partecipazione all’Open 13 di Marsiglia nel 1997, gli venne rubato il portafoglio allo stadio. Nonostante fosse stato poi ritrovato in un cestino della spazzatura, il cileno, dopo la finale persa per ritiro contro Thomas Enqvist, si rivolse minaccioso al pubblico del Palais des Sports. Jean-François Caujolle, direttore dell’Open di Marsiglia, in un’intervista rilasciata alla stampa alcuni anni fa, racconta l’accaduto: “Ricordo che dopo la finale ha preso il microfono e, in spagnolo, si è rivolto al pubblico dicendo: ‘So che il ladro è nelle tribune. Ma sappi che ti sorveglio, ti tengo d’occhio‘“.