dal nostro inviato a Montpellier
La seconda giornata d’incontri dell‘Open Sud de France 2018 promuove due francesi su tre – l’unico sconfitto è Julien Benneteau, protetto dalla wild card meno di quanto Berankis sia protetto dal suo ranking – ed è portatrice solo parziale di soddisfazioni per la penisola iberica. Va fuori David Ferrer ma accede al secondo turno Carlos Taberner, alla prima esperienza in un main draw del circuito maggiore: è alla genuinità dei suoi 20 anni che si deve la corsa per abbracciare il suo allenatore appena dopo aver sconfitto Norbert Gombos.
CHARDY REGOLA IL RAGAZZINO – Consigliava De Gregori, a un ipotetico Nino, di non aver paura di sbagliare un calcio di rigore poiché ‘non è da questi particolari che si giudica un giocatore‘. Stefanos Tsitsipas con un po’ di fantasia può diventare ‘Stefanino‘ e quindi ‘Nino‘, diciannovenne greco che ha sparato addosso a Jeremy Chardy un banale schiaffo al volo ricavandone un lob d’istinto, beffardo e imprendibile. Se di lezione doveva trattarsi Tsitsipas ha dimostrato di averla già digerita, poiché l’ingenuità capitava sul 4-4 del terzo set e lui, dopo aver subito il break, subito lo riprendeva con l’impeto della gioventù. Salvo poi renderlo ancora, nonostante – all’interno del game più bello della partita – due palle corte sopraffine e un paio dei soliti servizi vincenti grazie ai quali aveva vinto il primo parziale e si era tenuto a galla nel secondo. Riassunto: nel corso dell’incontro Tsitsipas sciorina il suo repertorio, la sua prima di servizio già capace di fruttargli una doppia cifra di ace in poco più di un set, il rovescio soffice ed elegante, il dritto penetrante, le buone trame offensive. Ma con il passare dei minuti mostra anche i limiti di resistenza atletica, una certa pigrizia difensiva e la (naturale, alla sua età) incapacità di scegliere al meglio i momenti per attaccare la rete.
Dispiace soffermarsi meno su Chardy, tennista che in fin dei conti sa fare tutto ma non possiede certo la capacità di aizzare le folle, tant’è che ci ricordiamo delle sue origini francesi solo sul cruciale 5-5 del secondo set, grazie a un timido ‘battipiedi’ del pubblico di Montpellier. Non prima. La partita Jeremy la vince facendo tesoro delle bastonate del primo set e iniziando a scatenarsi con il dritto inside-out sul rovescio di Tsitipas, che quando attacca sa fare già malissimo ma in fase di ripiegamento non è temibile. Il greco ha un talento meno abbacinante di quello di Shapovalov, un braccio forse meno fulmineo, ma un fisico statuario su cui si potrà costruire un tennis molto interessante. Forse anche vincente.
ALLEZ GILLOU! – Si è spesso lamentato di non essere il francese più chiacchierato, né quello più chic, né quello che più spesso i giornalisti di patria vanno ad assediare alla ricerca di uno straccio di dichiarazione. Nel piovosissimo martedì francese è stato però Gilles Simon – più di tutti i connazionali – a sbancare all’applausometro, vincendo una partita che si era pericolosamente complicata anche grazie al sostegno del pubblico. Hanno certamente aiutato più gli ‘Allez Gillou‘ pronunciati a più riprese sugli spalti che i nervosismi un po’ ingiustificati del terzo e decisivo set, parziale in cui il francese ha interpretato la parte del cliente schifiltoso rifiutando il piatto gentilmente offerto da Yannick Maden, qualificato tedesco. Il piatto era la vittoria, e Simon l’ha rimandato indietro scatenando un grottesco scambio di servizi, il quale si è però risolto in un tie-break vinto dal francese con l’autorità con cui un ex numero 6 del mondo dovrebbe imporsi su un ventottenne mai andato oltre la 142esima posizione del ranking.
Nel primo set Gillou era invece stato dominante, enucleando i vari livelli di differenza esistenti tra lui e il suo avversario. Sornione, mai in ritardo sulla palla, capace di accelerare con entrambi i colpi e solleticare i difetti del suo avversario: Maden ha un rovescio più naturale, ma si ostina a cercare il dritto – colpo magari più potente – ricavandone frotte di gratuiti. Il suo vero problema però è che non ricava punti facili dal servizio, e se riesce a vincere il secondo parziale è solo per il calo evidente di Simon che a fine partita spiegherà: “Non era un problema fisico, anche se domani voglio approfondire (viene da un infortunio muscolare che l’ha costretto al ritiro a Melbourne, ndr). Non ero in me, ma credo fosse più che altro un problema mentale. Non riuscivo a rimanere concentrato“. Viene naturale credere che gli avrebbe fatto comodo uno sguardo amico nel suo box, oggi totalmente sguarnito dopo la recente decisione di allontanarsi dal suo staff e lavorare da solo. Gilles è però lucidissimo a riguardo: “Non ho bisogno di un allenatore al momento, e non ho fatto programmi sulla durata del periodo in cui lascerò tutto così. Ci sono molti che come me non sono seguiti da nessuno: mi alleno con tennisti diversi, per prepararmi a fronteggiare le diverse situazioni di gioco”. Dal più fine stratega del circuito ATP non ci si poteva attendere indirizzo diverso. Ora contro David Goffin, primo favorito del seeding, sarà sfida tutt’altro che banale.
‘BRACCIO DI FERRU’ – Il prolungarsi della sfida tra Simon e Maden ha ritardato l’inizio della (prevedibile) battaglia tra David Ferrer e Karen Khachanov. Mentre tutto intorno è solamente pioggia e Francia, si deve ammettere che lo scambio di mazzate e contromazzate tra lo spagnolo e il russo sfiora l’accanimento terapeutico al termine di una giornata iniziata dodici ore addietro. Non è tennis in versi, è prosa cruda, sembra una pagina di Hemingway per quanto è priva di fronzoli. Il primo set è il saggio n-esimo della carriera che mai ci stancheremo di considerare sottovalutata di David Ferrer, che pur stando spesso sott’acqua e accumulando il ritardo di un break a fine parziale, riemerge e si prende il tie-break. Arriva fisiologico il pareggio dei conti da parte di Khachanov, che impaurito dalla solidità del valenciano aumenta la ricerca delle soluzioni verticali senza dimenticare di poter contare su uno dei dritti più arrotati e potenti del circuito. L’onda russa non si arresta nel terzo parziale nonostante la strenua resistenza di ‘Ferru’ che annulla due palle del match prima di vedersi costretto a capitolare: una violenta sbracciata di dritto a pochi centimetri dal terreno, dopo l’ultimo errore, indica al contempo la resa e il non volersi arrendere al peso degli anni. Il suo orgoglio sfamerebbe almeno metà dei top 100.
[Q] C. Taberner b. [Q] N. Gombos 7-6(5) 7-6(1)
J. Chardy b. S. Tsitsipas 4-6 7-5 7-5
[PR] R. Berankis b. [WC] J. Benneteau 6-3 7-6(6)
G. Simon b. Y. Maden 6-1 4-6 7-6(3)
K. Khachanov b. [7] D. Ferrer 6-7(5) 6-3 6-4