dal nostro inviato a Montpellier
POUILLE TROVA UN ENORME QUADRIFOGLIO
Quando sconfiggi in malo modo un tuo connazionale – davanti al suo pubblico – e il giorno successivo devi disputare un altro derby valido per l’accesso in finale, contro un giocatore che sta due livelli più in alto, il peggio che puoi aspettarti è di ricevere lo stesso trattamento. Certo, magari non con lo stesso punteggio… Esattamente quanto stava per accadere a Lucas Pouille. Esatto, stava ‘per’. È abbastanza incredibile da raccontare, ma un Jo Wilfried Tsonga in completo controllo del match, in vantaggio 6-1 5-4 (e servizio) esattamente come Pouille venerdì sera contro Benoit Paire, sente una fitta alla parte posteriore della coscia e dopo aver sprecato due match point nel game precedente, perde quello in corso e lascia incredibilmente l’incontro. Sembrava impossibile che nello stesso torneo si verificasse una circostanza più sfortunata di quella che ha costretto al ritiro Dustin Brown, nel match di primo turno contro Nicolas Mahut, a soli tre punti dalla vittoria. Invece Tsonga è riuscito a doppiare il tedesco sulla corsia della sfortuna mancando una finale che era praticamente cosa fatta. In conferenza – QUI l’articolo – non scioglierà i dubbi sulle sue condizioni, ma poco più tardi verrà ufficializzata sui canali web la notizia del suo forfait a Rotterdam: il problema è al tendine del ginocchio sinistro. Il francese uscirà dalla top 25.
Il momento del ritiro di Tsonga è quasi surreale: il giocatore si avvicina alla metà di campo, poi all’arbitro, quindi si scusa in modo accorato con il pubblico per l’impossibilità di proseguire l’incontro. Il fastidio nasce proprio nell’ultimo game dell’incontro, mentre gli errori con i quali aveva graziato Pouille sul 5-3 sembrano ascrivibili a un semplice eccesso di confidenza, che a posteriori si rivelerà fatale. Gli sarebbe bastato un pizzico di attenzione in più nella prima volée fallita, o in uno dei dritti caricati con troppa veemenza, per andare a sfidare Gasquet. Sarà invece Pouille – settima finale in carriera, non c’è bisogno di sottolineare quanto sia la più fortunata – a contendere il titolo al suo connazionale. Il biondo di Grande-Synthe avrà poco meno di 24 ore per tirare il sospiro di sollievo più lungo della storia dell’Occitania e ripensare a come Tsonga lo abbia sballottato da una parte all’altra del campo, costringendolo a remare in modo per lo più infruttuoso. E magari trovare un altro quadrifoglio gigante come quello che oggi gli è valso la finale.
RICHARD, CASA DOLCE CASA
Troppo spesso nello sport si sottovaluta l’importanza del contesto. Che Goffin apparisse favorito alla vigilia rimane vero; che globalmente sia da considerarsi tennista più forte rispetto a Gasquet, al momento, pure. Ma c’è che quando un giocatore sente un feeling particolare con un torneo, con un campo, con un pubblico – specie se è il suo – può ergersi al di sopra dell’incrocio strettamente tennistico. La sesta finale consecutiva di Gasquet all’Open Sud de France è quindi un evento apodittico, spiegabile con la stessa serie che vede il francese sconfitto appena quattro volte in ventotto incontri disputati nell’Arena di Montpellier. La caduta di David Goffin, conseguentemente, ha delle radici motivazionali.
Nel primo set il ritmo è subito molto alto, così come l’incitamento degli spalti finalmente gremiti. La partita è prevedibilmente ‘a rovescio’: è dal lato sinistro di entrambi i giocatori che nascono le migliori soluzioni, e una sorta di reverenza reciproca fa in modo che continuino a cercarseli i rovesci, quasi a voler allargare una ideale coda di pavone per stabilire delle gerarchie sul campo. Il più aggressivo è Gasquet. Guadagna una prima palla break sul 2-2 – Goffin qui è attento – e una seconda sul 3-3, aumentando la pressione in risposta: in spinta massima, il francese mette a segno un passante vincente e scatena il pubblico. Al momento di chiudere il set non fa una piega e si prende la meritata ovazione. Appena tre errori non forzati, grande avvio di Gasquet.
Mentre il pubblico pregusta già una finale tutta transalpina, qualcuno mormora che Goffin è stato capace di rimontare un set a un certo Federer, indoor, neanche tre mesi fa. La prudenza diventa d’obbligo quando il belga rompe il servizio di Gasquet per la prima volta nell’incontro, e poi lo fa altre due volte essendo nel secondo parziale il solo giocatore al timone della nave. È il primo favorito del torneo e non ci sta a fare da comprimario: il bagel nasce dall’accorgimento tattico di cercare maggiormente il dritto di Gasquet e da un calo generale del francese, che ha raddoppiato gli errori.
Scopriremo che si trattava anche, o forse soprattutto, di una rottura ‘benefica’ per Richard che riposiziona nella toppa la chiave vincente: quella della prima di servizio, che gli frutta 13 punti su 14 nell’ultimo parziale. L’altra faccia della medaglia è un Goffin incerto nell’avviare lo scambio, abulico con il dritto e colpevolmente distratto quando regala, con tre gratuiti di fila, il break decisivo al suo avversario. Si ripropone quindi un terreno di estrema fiducia per Gasquet, che spinto da una volée approssimativa di Goffin e dall’urlo montante del pubblico vola verso la 29esima finale in carriera. Per la settima volta si giocherà un titolo con un suo connazionale, e ben tre volte è successo qui a Montpellier (una sconfitta, contro Monfils nel 2014). In totale ha disputato 95 derby nel circuito ATP, vincendone 67. Deve augurarsi che per il prossimo, che potrebbe valergli la 68esima vittoria, Pouille non voglia riservargli alcuna ‘rivoluzione’. O maleficio, viste le incredibili circostanze del ritiro di Tsonga.
Risultati:
[5] R. Gasquet b. [1] D. Goffin 6-4 0-6 6-3
[2] L. Pouille b. [3] J-W. Tsonga b. 1-6 5-5 RIT.