San Francisco (USA, $100.000, cemento indoor) – J. Jung b. D. Koepfer 6-4 2-6 7-6(5)
A Frisco esulta Jason Jung, al termine di una finale per cuori debolucci. Terzo titolo challenger in tre anni per il taiwanese di Torrence, California, il primo lontano dall’estremo oriente. Gran torneo, il suo: eliminato Mackenzie McDonald salvando due match point negli ottavi di finale, Jung ha falciato senza sudare nei quarti Noah Rubin, presumibilmente seccando non poco i maggiorenti USTA seduti sugli spalti. Spalti sempre ottimamente frequentati, va detto, per un torneo molto ben riuscito e svoltosi in un’atmosfera rara a questi livelli. La stessa che ha fatto da sottofondo a un ultimo atto da palpitazioni, che il buon Jason ha soffiato a Dominik Koepfer per aver forse avuto un po’ meno paura. Vinto il primo, Jung è naufragato nel secondo per riemergere sul filo di lana, ma, portatosi a servire per il titolo, ha ceduto a zero la battuta vittima di pura fifa blu, aprendo le porte al decisivo tie break. Il rappresentante di Taipei ha finito per trionfare grazie alla fattiva collaborazione del mancino rivale, sconsiderato nello scialacquare lo scialacquabile a rete con tre volée che non vorreste far vedere ai vostri migliori allievi.
Launceston (Australia, $75.000, cemento) – M. Polmans b. B. Mousley 6-2 6-2
Settimana da ricordare anche per Marc Polmans, che accomiata il mini tour tasmaniano vincendo a Launceston il primo titolo challanger della sua verde carriera. Il ventenne nato ad Amanzimtoti, Sud Africa, ma cresciuto a Melbourne, diventa così dopo Taylor Fritz il secondo “campione” del 2018 eleggibile per le Next Gen Finals milanesi. Chiuso un percorso netto senza lasciare per strada alcun set, Polmans ha battuto senza problemi in finale il connazionale Bradley Mousley, il quale aveva fino a quel momento ben interpretato il ruolo di ammazzagrandi, avendo via via estromesso dal torneo pericolosi figuri quali Marcel Granollers e Stephane Robert, entrambi già titolati in questo primo scorcio di stagione. Come bonus, il neo detentore del trofeo scala ben settantotto posizioni in classifica, dove si assesta al numero 223.
Budapest (Ungheria, $ 64.000, cemento indoor) – [2] V. Pospisil b. N. Kuhn 7-6(3) 3-6 6-3
Vasek Pospisil ha ritrovato sé stesso al piano di sotto, e ha insistito, recuperando fiducia, colpi e soprattutto classifica (oggi non sale altri gradini ma è ben piantato in top 100, alla posizione numero ottantacinque). Settimo trionfo a livello challenger per l’ex grande prospetto del tennis canadese, già 25 ATP nell’estate del 2014, il secondo consecutivo dopo aver dominato la concorrenza a Rennes un paio di settimane fa. Ma se in Bretagna Vasek aveva sostanzialmente passeggiato, a Budapest ha dovuto sudare qualche camicia in più, costretto com’è stato a giocare sul crinale del terzo ben tre partite su cinque, compresa una finale sottratta a fatica all’interessante Nicola Kuhn, spagnolo atipico a partire dai dati anagrafici. Sfumato il secondo titolo in carriera per l’austriaco di Torrevieja, dunque, ma il teenager ha saputo rifarsi centrando il bersaglio grosso in doppio insieme a un compagno destinato a diventare illustre: Félix Auger-Aliassime.