Lunedì 5 febbraio 2018 Julia Goerges è ufficialmente entrata fra le prime dieci della classifica WTA. E ci è riuscita, per la prima volta, a 29 anni compiuti (è nata il 2 novembre 1988). Entrare in Top 10 a 29 anni è una impresa abbastanza rara: quando per molte tenniste è già iniziata la parabola discendente della carriera, per Julia è invece arrivato il momento di raccogliere i frutti. Statisticamente la maggior parte degli ingressi fra le prime dieci si verifica in età più giovane, ma gli appassionati italiani hanno la diretta esperienza di risultati importanti raccolti vicino ai trent’anni, se non oltre: Schiavone, Pennetta, Vinci hanno dimostrato che nel tennis i tempi di maturazione possono essere differenti, e c’è sempre tempo per crescere e progredire.
Malgrado i parallelismi con le italiane, la storia di Julia Goerges ha tratti specifici, del tutto personali. Come sempre, del resto, anche se a mio avviso la sua vicenda è particolarmente interessante, perché l’evoluzione del suo modo di giocare pone in primo piano un tema eterno e ineludibile per il tennis: il ruolo decisivo della componente mentale. Ruolo che in alcuni casi è così fondamentale da obbligare a plasmare il proprio modo di stare in campo attorno a questo aspetto, anche a costo di sacrificare altre doti. Anzi, mi verrebbe da dire: a costo di sacrificare le proprie naturali vocazioni fisico-tecniche. Capisco che, espressa così, la frase risulta poco chiara; ma per spiegarla devo prendere le cose alla lontana, ripercorrendo la carriera di Goerges secondo il più classico dei flashback.
Da ragazzina Julia è una buona giocatrice, ma non è un “crac”: il 131mo posto è il suo best ranking tra le junior, e con quella classifica non prenderà parte agli Slam. Fra i suoi match da giovanissima spicca, nel 2004, uno 0-6, 0-6 subito contro Vika Azarenka (che è più giovane di Julia di circa 8 mesi). Qualche mese dopo Azarenka avrebbe vinto due Slam junior (Australian Open e US Open 2005). ed evidentemente in quel momento non c’era proprio confronto. Va anche detto che Vika si è sempre rivelata una giocatrice terribilmente indigesta per Goerges che in carriera contro di lei non ha mai vinto un set.
Anche se Julia da teenager non è un fenomeno a livello assoluto, è comunque la miglior giocatrice del suo land (lo Schleswig-Holstein, la parte di Germania più settentrionale, vicina alla Danimarca), e raccoglie buoni successi a livello nazionale; questo la aiuta a iniziare con fiducia la carriera professionistica. I risultati arrivano subito, come testimonia l’ascesa nel ranking: numero 1118 (nel 2005), poi 425, 131, 102, 78, 40 (nel 2010).
Ormai Goerges comincia a essere conosciuta, conquista nel luglio 2010 il primo torneo WTA (sulla terra di Bad Gastein contro Timea Bacsinszky) ed esplode definitivamente nel torneo di casa, l’indoor di Stoccarda 2011 sulla terra battuta. Vince sconfiggendo nell’ordine: Krajicek, Azarenka, Lisicki, Stosur e Wozniacki.
Contro Azarenka, la “imbattibile” Azarenka (per Julia), ancora una volta Goerges si trova sotto 4-6 dopo il primo set. Ma poi una brutta distorsione alla caviglia obbliga Vika al ritiro. Se per superare il secondo turno Julia ha avuto bisogno di un po’ di aiuto esterno, è tutto merito suo quello che raccoglie nei match successivi. E certo le avversarie non sono facili. Ricordo che Stosur su terra in quel periodo era una delle peggiori clienti possibili (nei due anni precedenti aveva raggiunto una semifinale e una finale al Roland Garros), e che in quel momento Wozniacki era semplicemente la numero 1 del mondo. Non solo: i primi mesi del 2011 sul piano del gioco sono forse stati per Wozniacki i migliori delle 67 settimane trascorse allora in cima al ranking.
Ma quella di Stoccarda è una Goerges ispiratissima, capace di un tennis aggressivo e spettacolare, basato su un grande servizio e su un dritto potente come pochi. Senza dubbio in quel momento il suo servizio è uno dei migliori del circuito; le è chiaramente davanti solo Serena Williams (che sul colpo di inizio gioco è inarrivabile: per controllo del gesto, impossibilità di lettura della direzione, oltre che per la straordinaria potenza e varietà). Ma anche Julia dimostra di saper servire con notevole efficacia, con un gesto al contempo elegante e potente, aiutata anche dalla statura (1,80).
Grazie alle lunghe leve, il dritto in top spin diventa devastante se ha il tempo di caricarlo e di colpire da ferma, visto che lo swing ampio richiede tempi non rapidissimi perché sia eseguito al meglio. Ma non sono le uniche doti della Goerges versione 2011: Julia si muove bene in avanti, cerca la rete e conclude gli scambi con volèe molto buone. Insomma il suo è un tennis completo, in cui i punti deboli sono la relativa lentezza negli spostamenti e nel gioco difensivo; e un rovescio a volte incerto, anche se nelle situazioni di difficoltà è in grado di ricorrere a un discreto slice. Pur avendo come punti forti servizio e dritto, non si basa solo sull’uno-due. Julia ama anche costruire il gioco, a volte con scambi articolati che rendono il suo tennis adatto alla terra battuta.
I risultati di quel periodo dimostrano che Goerges si trova bene a giocare indoor: l’assenza di vento e sole la aiuta a servire al meglio; e se le superfici non sono troppo veloci, come la terra battuta (vedi Stoccarda) la combinazione per lei è ideale.
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