da Rotterdam, il nostro inviato
MENO UNO – Prosegue il countdown di Federer verso il ritorno al numero uno. Dopo l’esordio in pantofole contro Bemelmans (47 minuti), il secondo turno con Kohlschreiber si rivela una sfida di nervi, che Roger risolve all’ultima curva di ciascun parziale: “Sono questi i match chiave della mia carriera. Quelli in cui riesco a vincere pur giocando sotto i miei standard”. 7-6 7-5 il punteggio. È la tredicesima vittoria in altrettanti confronti diretti per Federer, che ritocca quindi le cifre del ristretto e piuttosto triste club delle sue vittime preferite (17-0 con Youzhny, 17-0 con Ferrer, 13-0 con Feliciano Lopez. Messi meno peggio Gasquet con 17-2 e Wawrinka 20-3). Giocherà i quarti di finale contro il suo buon amico Robin Haase (con cui si allena spesso a Dubai durante l’off season), per la gioia generale di organizzazione e giornalisti locali. Dovesse vincere, tornerebbe matematicamente sul tetto del mondo ATP, e sarebbe il più vecchio numero uno della storia.
HA FATTO TREDICI – “Preferisco affrontare un avversario che già conosco bene, piuttosto che incontrarne uno per la prima volta” aveva detto Federer dopo la vittoria con Bemelmans, contro cui non aveva mai giocato. Kohlschreiber è un libro letto già una decina di volte, ma è di ben altra pasta rispetto al belga. Non si risparmia e anzi è lui a giocare meglio dal lato sinistro, quello che disegna un pittoresco scontro di rovesci a una mano. Teso, d’anticipo, aggressivo. Il tedesco gioca senza remore, forse anche per la rassegnazione di avere un avversario che in carriera non ha mai saputo fronteggiare e che gli ha addirittura procurato vari fantasmi: nel 2015 era arrivato a un passo dal successo, quando a Halle si trovò 5-4 e servizio nel tie-break decisivo prima di farsi riacciuffare. Federer va 13-0 negli scontri diretti replicando una situazione simile, affidandosi al servizio per salvare due set point nella prima frazione, portata a casa di pura tigna al fotofinish. Il rovescio è meno fluido rispetto al match, in realtà poco probante, di primo turno e Kohlschreiber ha un peso di palla e delle geometrie di maggior spessore rispetto a Bemelmans. Anche in risposta lo svizzero sembra un istante in ritardo. Sono servizio e dritto a evitare che Federer si trovi in acque troppo alte (“Preferisco sempre servire bene e rispondere male, se devo scegliere”), insieme al solito gioco di piedi da danzatore di sirtaki (a proposito di Barilla). Il doppio di fallo di Kohlschreiber sulla palla break in chiusura di secondo set suona l’ultima campana di un match gradevole, acceso anche da rumorosi tifosi brilli sugli spalti. Un’ora e quarantaquattro minuti per guadagnarsi i quarti di finale, e tentare un ennesimo assalto alla storia.
METÀ DELLA MIA VITA – Federer partecipò per la prima volta a Rotterdam nel ’99, da wild card: “È curioso pensare che sia di fatto passata metà della mia vita da quel momento. Ricordo che anche quell’anno feci quarti di finale, e mi aiutò molto a entrare in top 100. All’epoca si guadagnavano punti bonus a seconda della classifica dell’avversario”. Quasi vent’anni dopo si ritrova praticamente nelle stesse condizioni, ma stavolta la posta in palio è ben diversa: “La sensazione è quasi uguale. È anche giusto essere un po’ agitati, emozionati, non si può sempre essere tranquilli. Mi ricorda molto quei primi momenti, quando avevo la possibilità di giocare su qualche Campo Centrale invece del circolo di casa”.
LA GRANDE OCCASIONE DI ANDREAS – Sulla strada di Federer verso il titolo potrebbe pararsi l’azzurro Andreas Seppi, che ieri ha firmato una splendida vittoria contro Alexander Zverev, numero 4 del mondo e testa di serie numero 2. Era appena il quinto successo di Seppi su un top 5, in 52 occasioni totali, e in quarti di finale avrà una ghiotta occasione per incrociare Federer. “Non preferisco nessuno, ma di certo Medvedev ha uno stile di gioco che posso sfruttare” aveva detto Andreas a caldo dopo il suo match. E il suo desiderio, o mezzo tale, è stato esaudito. Daniil Medvedev ha infatti superato l’ultimo francese in gara Pierre-Hugues Herbert, che lo scorso anno si era arrampicato fino in semifinale dalle qualificazioni. Successo non facile per il russo, vincitore del suo primo titolo in carriera a gennaio a Sydney, che si conferma in ottime condizioni: dopo le qualificazioni aveva già superato Gilles Muller, mancino lussemburghese con un gioco simile a quello di Herbert. Il serve and volley e le variazioni del francese hanno trovato solida opposizione nei colpi da fondo di Medvedev, che soprattutto con il rovescio si sta affermando come uno dei migliori prospetti in circolazione. La potenza da fondo potrà essere pane per i denti di Seppi, che già ieri era riuscito a entrare in ritmo e irretire Zverev con le sue pazienti manovre. È l’ultimo torneo prima di una pausa di almeno un mese per Seppi, dovuta al necessario trattamento all’anca: la possibilità di togliersi grandi soddisfazioni è servita.
LA MINACCIA RUSSA – A completare il quadro dei quarti di finale sarà un interessantissimo scontro tra talenti diversi tra loro. La tecnica di Grigor Dimitrov, testa di serie numero 2 e campione delle Finals in carica, dovrà gestire la verve e il gioco flipper di Andrey Rublev. Quartofinalista agli US Open lo scorso e anno e vincitore del suo primo titolo a Umago, il russo ha superato Damir Dzumhur in un incontro non bellissimo ma utile per testare la sua tenuta menale: Dzumhur è durissimo a morire, e anche stavolta non si è risparmiato dando fondo alla sua strategia di gambe e pressione. Bravo Rublev a rimanere calmo e ricorrere al suo poderoso dritto anticipato per sbrogliare la matassa: Andrey è seguito da Fernando Vicente e sta lavorando insieme a Marc Lopez (campione Slam in doppio e oro olimpico con Nadal) che durante gli allenamenti lo stimola a un approccio più aggressivo in risposta. I frutti di questo lavoro sono evidenti sopratutto da sinistra, dove Rublev è sempre a suo agio a impattare di rovescio in avanzamento, proiettandosi verso il centro del campo. Gli servirà ovviamente ogni goccia di abilità per giocarsela con Dimitrov, che invece non ha avuto problemi a sbarazzarsi di Krajinovic.
IRON MAN – Molto più tonico rispetto a ieri ma ancora non al meglio, Grisha risolve la questione Krajinovic ricorrendo a estrema compattezza e un gioco rapido, coinvolgente. Filip era stato finalista a Bercy lo scorso anno ed ex numero 1 Juniores, e dimostra di poter ambire a qualcosa di più di un ruolo da comprimario in futuro: fisicamente possente, tiene alla grande la diagonale di dritto anche a ritmi elevati e combatte degnamente, ma finisce per incartarsi al momento clou di ciascun set. Un doppio fallo nel primo e un game orrendo nel secondo gli costano il match. Dimitrov si è sottoposto a un’ulteriore seduta di allenamento dopo il match. Una trentina di minuti di colpi continui, senza troppo scopo tattico. “Sono ancora lontano dalla mia forma migliore, è indubbio. Quindi se posso cerco di prendere quanto più ritmo possibile, non ho paura di lavorare di più. Quando ne ho la possibilità cerco di stare in campo”. Sarà il terzo confronto diretto con Rublev, che lo aveva battuto agli ultimi US Open durante la sua cavalcata fino ai quarti di finale: “Sta migliorando sempre di più Dovrò concentrarmi prima di tutto sul mio gioco, cercare di mantenere un livello alto. Dovessi distrarmi, lui sarebbe prontissimo ad approfittarne”.
GIRO TURISTICO – La rincorsa di Federer al numero uno riscalda l’ambiente in una delle giornate più fredde della settimana: si raggiungono i 2° e la pioggia timida ma incessante batte sui vetri della frenetica sala stampa. All’esterno il panorama, sopratutto alla sera, ha un che di spettrale. Rotterdam venne completamente rasa al suolo durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, e la ricostruzione ha tenuto poco in considerazione l’aspetto storico della città. La modernità è palpabile soprattutto nella zona del porto, il più grande d’Europa insieme a quello di Amburgo, sebbene lasci poco spazio per fascino e fantasia. L’Erasmusburg, il caratteristico ponte dal pilone spezzato, è forse l’unico dettaglio meritevole dello skyline pulitissimo ma freddo della città: costruito sul finire del XX secolo, il ponte è oggetto di un caso socio-scientifico, dato che il 75% dei cittadini intervistati pensa sia stato progettato e realizzato da Erasmo da Rotterdam (1466-1536). Intrigante invece il quartiere di Oude Haven (vecchio porto), unica testimonianza del periodo anteguerra e oggi luogo di movida, dove sorge l’edificio più vecchio della città: la Witte Huis (casa bianca), 11 piani di antica bellezza. Poco distanti le particolarissime case cubiche con l’annesso museo (Kijk-Kubus) e la Markthal, il mercato coperto.
Risultati:
[1/WC] R. Federer b. P. Kohlschreiber 7-6(8) 7-5
R. Haase b. [WC] T. Griekspoor 6-2 6-0
[Q] D. Medvedev b. P. H. Herbert 3-6 7-6(2) 6-4
A. Rublev b. D. Dzumhur 6-4 7-6(4)
[2] G. Dimitrov b. F. Krajinovic 7-6(4) 7-5