È ancora una delle star planetarie del tennis e dello sport in generale. Oggi, a 59 anni, la stella di John McEnroe brilla più che mai non solo grazie al ricordo vivissimo della genialità del suo gioco che ha inebriato intere generazioni di appassionati di tennis, ma anche per la personalità mai banale; un misto di scontrosità, autoironia e sfrontatezza, che continua a distinguersi per carisma e originalità anche nel campo del coaching e del commento tecnico. E non solo. The Genius, infatti, oltre ad essere uno degli ex tennisti rimasti protagonisti nel circuito – grazie alle esibizioni, l’attività (seppur saltuaria) di coach e quella principale di commentatore televisivo – dall’autunno dell’anno scorso è diventato una delle icone del grande schermo grazie al film che ripercorre la sua storica rivalità con l’altro mostro sacro del tennis degli anni Ottanta, Bjorn Borg.
Ed eccoli McEnroe e Borg, che si ritrovano ancora avversari quasi trent’anni dopo, ma questa volta seduti in panchina, capitani rispettivamente della squadra “World” e “Europe” nella prima edizione della Laver Cup di Praga. Non a caso Roger Federer ha voluto proprio loro per inaugurare una manifestazione atta ad esaltare le grandi gesta del tennis del passato attraverso le sfide dei grandi campioni del presente.
Sì, una leggenda. Per tutto. Per come ha esaltato il gioco di volo, padrone incontrastato della rete con le sue deliziose soluzioni di tocco e di controbalzo; per un anticipo esasperato da fondo (anche se nelle retrovie del campo ci restava pochissimo) e il servizio dalla postura un po’ anomala che è diventato uno dei suoi marchi di fabbrica. E per la sfrontatezza in campo. Gli scatti d’ira di John non sono certo da prendere come esempio, ma fanno parte del suo essere personaggio; non aveva paura di niente e di nessuno, tanto meno degli arbitri, regolarmente bistrattati e sfidati con le sue ormai celebri scenate.
https://www.youtube.com/watch?v=C8Nyc9jzSDg
Tuttavia, il “bad boy” degli anni Ottanta oggi ha messo la testa a posto. John è ormai uno dei grandi ambasciatori del tennis nel mondo; in una delle puntate di “The commissioner of tennis”, sketch in cui McEnroe era protagonista ogni giorno su Eurosport durante lo slam australiano, John non ha esitato a richiamare all’ordine il tennista Tennys Sandgren (una delle sorprese dell’Australian Open 2018) per i suoi commenti omofobi sui social.
E poi Ivan Lendl. John McEnroe ha conquistato sette tornei dello Slam. Tra questi non ci sono l’Australian Open né il Roland Garros. Ma se in quegli anni i grandi campioni tendevano a disertare l’appuntamento australe, lo Slam di Parigi invece era ambitissimo. Ivan Lendl dicevamo. L‘ex campione ceco divenne l’incubo di McEnroe e “odiato” avversario. Come non ricordare la celebre finale parigina del 1984, persa dall’americano al quinto dopo essere stato in vantaggio due set a zero?
https://www.youtube.com/watch?v=yIlWPn8oPEI
“You can not be serious!“. Lo sfogo, pieno di frustrazione, rivolto all’arbitro a Wimbledon 1981 è diventato ormai il celebre motto del campionissimo americano. Eppure è tutto vero, John. Una carriera strabiliante, un tennis indimenticabile, come il suo rovescio ad una mano anticipato e un po’ di pancia, rimasto unico. Il gioco di attacco, sempre e comunque. Sette sigilli Slam, dicevamo. E tanto altro ancora: ex n. 1 del mondo, altre quattro finali major, 77 titoli ATP in singolare, 70 in doppio (celebre e vincente il sodalizio con Fleming), 3 successi al Masters, 5 vittorie in Coppa Davis, membro della Tennis Hall of Fame dal 1999…
Il genio della racchetta oggi è più che mai personaggio geniale del tennis tout court… E a noi continua a piacere davvero tanto.