[1] D. Thiem b. A. Bedene 6-2 6-4
Nella settimana che ha celebrato il ritorno in vetta al ranking mondiale di Roger Federer, il circuito ATP ha fatto tappa anche a Buenos Aires per l’ormai consueto appuntamento con l’Argentina Open. Una manifstazione che si disputa dal 1968, salvo qualche interruzione, sui campi in terra battuta del Buenos Aires Lawn Tennis Club, circolo meglio noto come la Cattedrale del tennis albiceleste. Nella città definitivamente fondata nel 1850 dal conquistador spagnolo Jaun de Garay sulle sponde del Rio de la Plata, la cui area metropolitana consta oggi di almeno 14 milioni di abitanti, erano al via quest’anno ben nove tennisti di casa. Per due di loro, Pella e Mayer, la corsa è poi proseguita fino al traguardo dei quarti di finale. Primo favorito del seeding argentino l’austriaco Dominic Thiem, già vincitore qui due anni fa e, come vedremo, di nuovo campione in questa edizione 2018. Nel main draw anche due azzurri, Fabio Fognini e Marco Cecchinato. Per entrambi un’apparizione fugace con sconfitta senza appello all’esordio. Se Thiem nella parte alta ha saputo confermare piuttosto agevolmente le indicazioni del computer, nella parte bassa di tabellone, quella comandata dallo spagnolo Carreno Busta, ad emergere conquistandosi la finale – la terza della carriera – è stato un po’ a sorpresa il ventottenne sloveno Aljaz Bedene, capace di eliminare strada facendo la terza e la quinta testa di serie, rispettivamente Ramos e Schwartzman. L’appuntamento odierno non ha rappresentato un inedito assoluto. Thiem e Bedene, infatti, si sono incontrati in precedenza nel circuito maggiore in due altre occasioni con l’austriaco sempre vittorioso: nel 2015 a Parigi in Bois de Boulogne e poche settimane fa a Doha. Favorito d’obbligo per i bookmakers è l’allievo di coach Gunter Bresnik a caccia del titolo numero nove. Campione uscente è l’ucraino Dolgopovolov che dodici mesi fa si è imposto sul nipponico Nishikori.
Sotto il sole delle due del pomeriggio è Bedene ad aprire le ostilità con il servizio, arbitra Lahyani. Lo sloveno, che ha nel servizio e nel diritto i colpi di maggior rendimento e che rispetto al rivale assume spesso una posizione più aggressiva sul campo, si salva da un primo game complicato assicurandosi la possbilità di fare corsa di testa nel parziale. Thiem mette in mostra la consueta capacità difensiva lasciando volutamente nelle mani dell’avversario la gestione delle operazioni. Una tattica che paga in fretta perché è proprio dell’austriaco il primo allungo di giornata, grazie a un break in un quinto gioco aperto dallo stesso Thiem con un passante in lungolinea di rovescio di pregevole fattura. Il primo set, di fatto, finisce qui. La diagonale rovescia con il passare del tempo si dimostra un vero incubo per il giocatore di Lubiana con Dominic che da quel lato si dimostra al contrario una macchina di concretezza. Niente altro da segnalare e dopo 38 minuti per l’austriaco è un gioco da ragazzi chiudere con il punteggio di 6-2 una prima partita globalmente non esaltante e infarcita più di errori che prodezze.
Come nel set appena archiviato Bedene riesce a mettere il naso avanti nel punteggio al termine di un gioco d’apertura nel quale si è visto costretto ad annullare ben 5 palle break. Il set senza suscitare particolari emozioni segue fedelmente l’ordine dei servizi con Thiem che, sovente, dà la sensazione di gestire l’incontro senza la necessità di ingranare le marce alte, nonostante lo sloveno si dimostri ora più accorto nelle soluzioni tattiche adottate. Se lo spettacolo continua a latitare, il pubblico sugli spalti può almeno contare in questo frangente sull’equilibrio nel punteggio. Nel corso del nono gioco però, con il tabellone in situazione di parità, due diritti piuttosto facili e malamente affossati in rete da Bedene regalano a Thiem, che nella circostanza si limita a passare all’incasso, la possibilità di andare a servire per l’incontro. L’ultimo turno di battuta, per la verità, non è dei più agevoli per l’austriaco che, dopo due match point sciupati forse per un eccesso di impeto, si ritrova inaspettatamente a dover fronteggiare una palla per il contro-break piuttosto delicata. La terza occasione per chiudere l’incontro, tuttavia, è quella buona: cross stretto di rovescio, l’ennesimo, e match in ghiaccio.
Secondo hurrà a Buenos Aires, dunque, per Dominic Thiem a distanza di due anni dalla prima volta e nono titolo ATP della carriera al termine di una settimana pressoché perfetta, nella quale il nativo di Wiener Neustadt non ha lasciato per strada nemmeno un set. Per Aljaz Bedene, quest’oggi apparso sottotono rispetto alle ultime convincenti apparizioni, da domani la consolazione per il nuovo best ranking fissato alla posizione numero 43.