da Rotterdam, il nostro inviato
[1/WC] R. Federer b. [2] G. Dimitrov 6-2 6-2
VERSO UN ALTRO RECORD? – Roger Federer non vuole fermarsi. Dal prossimo lunedì sarà di nuovo numero uno, il più anziano di sempre a 36 anni, grazie al successo su Haase in quarti di finale. E nell’attesa, vince il suo 97esimo titolo in carriera, alla 146esima finale, superando in due set a senso unico Grigor Dimitrov che sembra aver avuto un problema fisico ma che ha sportivamente deciso di restare in campo fino alla fine. Pochi dubbi adesso sulla possibilità di raggiungere la tripla cifra in termini di trofei vinti in carriera: il record assoluto appartiene a Jimmy Connors, che conquistò il numero 109 a Tel Aviv nell’89. Federer ottiene la sua dodicesima vittoria consecutiva nel 2018 (sedici se si conta anche la Hopman Cup vinta a inizio anno), e aggiunge poco più di 400.000 euro al suo faraonico portafogli: oltre 115 milioni di soli premi, senza considerare le astronomiche cifre che gli garantiscono i suoi sponsor.
TRIPLETTA OLANDESE – Federer trionfa per la terza volta a Rotterdam, in una Ahoy Arena esaurita e festante (record di affluenza settimanale, 133.000): nel 2005 superò in finale il suo attuale coach Ivan Ljubicic, nel 2012 batté del Potro. Risaliva al 2013 la sua ultima partecipazione, quando fu eliminato da Benneteau ai quati, in quello che può definirsi a mani basse l’anno peggiore della sua carriera. Servizio, e soprattutto duttilità le chiavi della finale, per domare un Dimitrov sfrontato ma che va scoraggiandosi: Grigor chiude come miglior servitore del torneo (40 ace prima della finale) e inizia col fuoco spianato, ma non riesce a dare lo scossone decisivo, permettendo a Federer di assorbire l’impeto e poi fare il suo gioco. Comunque positivo il torneo del bulgaro, che ha progressivamente guadagnato tennis e fiducia nel corso della settimana: se nel primo turno contro Sugita sembra legato e poco reattivo, già nel primo set contro Goffin si mostrava a suo agio a ritmi elevati, prima dello sfortunatissimo infortunio del belga. Sarà interessante vederlo agli stessi livelli delle Finals vinte lo scorso anno, magari su palcoscenici ancora più importanti.
COME MUHAMMAD ALI – Federer fa poco più del necessario in avvio, lasciando sfogare l’avversario che disegna il campo e spara passanti di qualità, ma appena decide di accelerare fa impressione. La strategia dello svizzero di appoggiarsi alle corde paga quando Dimitrov si ritrova a strafare, quasi incredulo nel trovarsi Federer ancora attaccato alla schiena nonostante l’ottimo livello prodotto. Roger serve benissimo e tiene con agio il palleggio da fondo, spessissimo in controbalzo, senza mai accorciare: la conseguenza è un concerto a una sola voce, con Dimitrov che si vede investito dalla verve dell’avversario. Il doppio fallo con cui cede il secondo break nel secondo set è una discreta fotografia del suo stato d’aimo. È il settimo successo di Federer in altrettanti confronti diretti.
FEDERER DÀ I NUMERI – Finisce in poco meno di un’ora. Federer tornerà numero uno domani: riprenderà il suo trono dopo quasi sei anni dall’ultima volta, record. E ricomincerà quattordici anni dopo aver iniziato per la prima volta, record assoluto, sfondando anche quota 10.000 punti per la prima volta dal gennaio 2013 (domani sarà a 10.105). La conquista del titolo in Olanda garantisce a Federer la permanenza in vetta fino al termine del torneo di Indian Wells (18 marzo), dove sarà certamente la prima testa di serie. Ininfluente infatti a questo punto il risultato ad Acapulco di Nadal o l’eventuale presenza dello stesso Federer a Dubai nei tornei che si giocano dal 26 febbraio al 4 marzo. Altre 4 settimane garantite per Federer dunque al N.1 portando la quota siderale a 306 and counting. Lo score di Federer dal 1° gennaio 2017 nelle competizioni ufficiali è un clamoroso 64-5 (92,8%) con 9 titoli conquistati: 3 Slam, 3 Masters 1000 e 3 ATP 500.
VENI, VIDI, VICI – “L’obiettivo era la semifinale, e invece ho vinto il torneo” dice Federer durante la premiazione, particolarmente scarna. Addirittura Dimitrov non prende la parola. Federer ringrazia poi l’organizzazione, che lo aveva già premiato nel ’99 con una delle sue prime wild card. Dimitrov a sua volta la ottenne nel 2009, quando battè Berdych e costrinse a una dura battaglia Nadal. “Deciderò in settimana per Duabi, e dopo Miami vedrò se affrontare la stagione sulla terra rossa. Di sicuro non giocherò molti tornei”.
SI FERMA LA STRISCIA – Sembravano destinati a un’ennesima vittoria Oliver Marach e Mate Pavic, che cavalcavano una striscia di diciassette vittorie consecutive in questa stagione. Dopo i trionfi a Doha, Auckland e Melbourne per il loro primo Slam, il team si è fermato solo in finale a Rotterdam contro la rodata coppia francese Herbert/Mahut. Decisivo sul finire di primo set un infortunio per l’austriaco Marach, costretto a un medical time out e a una tenuta non perfetta. 2-6 6-2 10-7 il punteggio finale. I francesi vincono il primo torneo dell’anno, e saranno durissimi avversari per l’Italia in Coppa Davis ad aprile.