Terzo turno: Kvitova def. Svitolina 6-4, 7-5
La vittoria contro Radwanska a Doha era la nona della serie, ma non aveva avuto molto in comune con quelle di San Petroburgo: quelle erano arrivate per manifesta superiorità, questa era stata costruita sulla capacità di soffrire, anche accettando di modificare il proprio tennis per evitare la sconfitta. Superato lo scoglio Radwanska, secondo me è accaduto questo: Kvitova ha cominciato a sentire la stanchezza, fisica e mentale, delle tante partite giocate in poco tempo. In più c’erano ancora molti turni da affrontare, un giorno dietro l’altro. Però aveva ancora un buon motivo per continuare a crederci: le avversarie che il tabellone prospettava.
Erano avversarie di grande prestigio e qualità (tutte Top 10), ma con in comune una caratteristica fondamentale: con ognuna di loro Kvitova aveva precedenti ampiamente favorevoli. 6-1 contro Svitolina (avendo vinto le ultime 6), 3-1 contro Goerges (avendo vinto le ultime 3), 7-5 contro Wozniacki (ma avendo vinto le ultime 3), 3-1 contro Muguruza (ancora avendo vinto le ultime 3). Dopo essersi tolta il problema Radwanska, che rischiava di trasformarsi in un complesso, gli altri nomi pur essendo di ranking superiore sembravano perfino più semplici, quanto meno sul piano psicologico e tattico.
Contro Svitolina, Petra ha chiuso in due set, ma anche in questa occasione non è apparsa la stessa giocatrice brillante di San Pietroburgo. Certo, a sprazzi ha sempre mostrato le sue qualità, ma lo ha fatto senza i continui fuochi d’artificio russi; piuttosto ha confidato sul fatto che Elina, dopo sei sconfitte consecutive, sarebbe scesa in campo con un minimo di soggezione.
Non essendosi riuscita a staccare in avvio (break e controbreak), Kvitova si è amministrata e lo ha fatto impostando un match “alla Sampras”: in attesa di colpire al momento giusto, si è preoccupata soprattutto di tenere i propri game di servizio. Probabilmente questa situazione ha parzialmente illuso Svitolina: visto che rispetto alle partite precedenti riusciva a tenere l’equilibrio, Elina deve aver pensato che le cose stessero andando bene. In realtà con questa strategia Kvitova teneva relativamente bassi i toni agonistici e spendeva meno sul piano delle energie fisiche e mentali. Poi quando sono arrivati i game che decidono il set, Petra ha messo in campo il quid in più necessario per strappare il break determinante.
Ma la cosa da sottolineare di questa partita è stato l’undicesimo gioco del secondo set. Straordinario e sorprendente il modo con cui Kvitova ha strappato il servizio decisivo (a 30). Dopo aver sbagliato la prima risposta, ha accettato di giocare tutti punti ragionati, spingendo solo quando aveva margine. Su cinque punti disputati, quattro sono stati di dieci e più colpi. E Petra ne ha vinti tre, fra cui il più lungo del game, addirittura di 22 colpi.
Chi segue Petra Kvitova sa che in passato aveva dimostrato di poter vincere punti anche molto lunghi, ma di non riuscire a farlo più volte di fila. Dopo avere affrontato uno scambio lottatissimo ed estenuante, la scelta che adottava nel quindici successivo era quella della soluzione istantanea e definitiva, “o la va o la spacca”; con esiti più o meno felici, ma in ogni caso con la volontà di chiudere immediatamente.
Con questi precedenti, Svitolina non poteva aspettarsi che a Doha la sua avversaria avrebbe adottato una tattica così differente, e ha finito per perdere il match malgrado, sulla carta, i punti decisivi si fossero giocati sul suo terreno. Non ci sono highlights adatti ma (se accettate i tempi morti fra uno scambio e l’altro) ecco l’intero game in questione:
https://youtu.be/Cod1MKJusr0?t=3627
Quarti di finale: Kvitova def. Goerges 6-4, 2-1 rit.
Al turno successivo Kvitova ha ritrovato la stessa giocatrice già affrontata in semifinale a San Pietroburgo, Julia Goerges, fresca numero 10 del mondo. Il primo set è sembrato abbastanza strano: solo qualche giorno prima Julia aveva dato filo da torcere a Petra, invece a Doha non dava la sensazione di poterla seriamente impensierire. La spiegazione si è avuta all’inizio del secondo set, quando Goerges si è ritirata per un dolore all’anca.
Così in soli 50 minuti di relativo impegno, e senza avere concesso palle break, Kvitova ha superato i quarti di finale. Unica nota negativa per lei in vista del turno successivo: la programmazione del match, iniziato a sera inoltrata, un orario che Petra notoriamente soffre, visto che ha dichiarato più volte di avere ritmi di sonno da “allodola”; vale a dire di essere il tipo di persona che ama svegliarsi presto, andare a dormire presto e che per questo fatica a giocare le partite dopo una certa ora.
a pagina 3: le partite contro Wozniacki e Muguruza