Semifinale: Kvitova def. Wozniacki 3-6, 7-6(3), 7-5
Come nel match contro Radwanska anche contro Wozniacki le cose per Petra sono cominciate male: ha provato a scendere in campo per dominare la situazione (era accaduto a Pechino nell’ottobre scorso, quando aveva vinto per 6-1, 6-4 in 75 minuti), ma dopo i tanti impegni affrontati non aveva più la brillantezza sufficiente. Troppi gli errori rispetto ai vincenti. Nel primo set ha anche cercato di ottenere punti facili con il servizio, ma la decisione di rischiare molto in battuta non ha pagato: appena il 40% di prime in campo. Con dati del genere era difficile riuscire a sconfiggere un’avversaria come Caroline, fortificata dai successi australiani.
Perso il servizio in apertura di secondo set, Kvitova si è ritrovata nella stessa identica situazione del match contro Radwanska: sotto un set e un break. E si deve essere detta che le rimaneva la stessa strada per provare a vincere: come contro Aga, si è rimboccata le maniche e di nuovo ha accettato un match disputato con un po’ meno rischi, affrontato su ritmi leggermente più bassi, e con scambi mediamente più lunghi. Mi rendo conto che sembra un ossimoro parlare di ritmi più bassi associati a Petra Kvitova, ma questa è la realtà emersa a Doha: per gli standard di Petra, il calo di velocità e la potenza più trattenuta sono stati comunque percepibili. E come contro Aga, i vincenti sono arrivati lo stesso, ma dopo aver costruito lo scambio con maggiore pazienza (e fatica).
Wozniacki era sicuramente più forte della attuale Radwanska, ma dalla sua Petra aveva i precedenti favorevoli. E probabilmente proprio quelle tre partite finite tutte dalla stessa parte hanno pesato nel secondo set, quando per due volte Caroline è andata a servire per il match e per due volte ha perso la battuta. Si è arrivati al tiebreak, e qui credo ci sia poco da approfondire o spiegare, perché quello a cui abbiamo assistito è stata una manifestazione di puro talento: sotto 1-3, Kvitova ha sfoderato un picco di gioco mostruoso, nel quale ha ottenuto vincenti in serie, ma anche nelle fasi di contenimento è stata a livelli impressionanti. Risultato: sei punti consecutivi e vittoria per 7-3. Highlights del tiebreak:
https://youtu.be/YwgzF80_Qak?t=595
Dovessi sintetizzare il terzo set e il suo esito, direi questo: Wozniacki aveva dalla sua la superiorità fisica, Kvitova la superiorità tecnica e mentale, che in questo caso si sono rivelate più importanti.
Rispetto all’intero match mi sembra di avere notato una contraddizione tattica da parte di Kvitova: mentre nella conduzione dello scambio ha tenuto quasi sempre presente che il rovescio di Caroline era il colpo più pericoloso, per lunghi tratti non ha fatto lo stesso nella scelta delle direzioni di servizio. Ma una spiegazione potrebbe esserci: per una mancina servire sul dritto di un’avversaria destra significa cercare geometrie meno naturali, e forse Petra non si sentiva in una giornata nella quale permettersi di forzare il fondamentale. Alla fine direi che è stato un confronto complessivamente di ottima qualità, degno del prestigio delle protagoniste.
Finale: Kvitova def. Muguruza 3-6, 6-3, 6-4
Nei primi game della finale è sembrato che Kvitova non avesse recuperato lo sforzo del giorno precedente: 0-5 senza storia. Come lei stessa ha detto: “All’inizio della partita ho tirato la palla ovunque tranne che in campo”. E di nuovo abbiamo assistito a una operazione di progressivo assestamento della potenza e della velocità di palla: non più la Petra ON/OFF, che o tira subito il vincente o va fuori giri, ma la Petra che può permettersi di combattere con Muguruza anche sulla resistenza nello scambio, e che poi spesso ha ancora la lucidità sufficiente per trovare il colpo definitivo.
Quando Kvitova si è ripresa dopo l’inizio disastroso, la partita si è fatta equilibrata, e la qualità del match è salita; tanto che, secondo me, abbiamo assistito a uno dei migliori incontri di questa stagione. Petra è rientrata progressivamente nel primo set e poi le è bastato un solo break per vincere il secondo.
Nel terzo set per il gioco espresso e per la capacità di salire di livello nei punti decisivi abbiamo avuto una dimostrazione ulteriore di che cosa sono capaci due giocatrici in grado di vincere Slam a 21 anni (Kvitova, Wimbledon 2011) e 22 anni (Muguruza, Roland Garros 2016). Entrambe poi cercavano di mantenere aperte due strisce vincenti: Petra quella iniziata in Russia, Garbiñe quella dei match con Conchita Martinez come coach, iniziata a Wimbledon 2017 (10 vittorie in totale).
Nei game finali del terzo set con Kvitova avanti di un break, si è alzato il vento, aggiungendo una variabile in più alla partita. Allora Petra ha preso le contromisure: in particolare ha deciso di decelerare in battuta, puntando sul piazzamento di palla invece che sulla velocità: sia per evitare il rischio di commettere troppi doppi falli, sia perché aumentando la percentuale di prime si garantiva comunque il controllo dello scambio, anche se con meno probabilità di ottenere punti facili. Anche in questo ha dimostrato di essere disposta a lottare su ogni quindici, invece che puntare sul maggiore azzardo. E anche in questa occasione ha tenuto fisicamente a sufficienza per attuare i suoi propositi tattici. Ultima nota: Kvitova ha chiuso secondo e terzo set senza mai avere ceduto il servizio (sette palle break salvate).
a pagina 4: conclusione con alcune statistiche