Qualche numero sugli ultimi match di Kvitova:
– Con il doppio successo di San Pietroburgo e Doha Kvitova è tornata in Top 10, ed è salita al quarto posto nella Race to Singapore.
– Nella serie di 13 partite vinte, ha sconfitto tre delle quattro campionesse Slam in carica (Ostapenko, Muguruza e Wozniacki).
– A Doha ha conquistato il torneo battendo quattro Top 10 (la numero 1 Wozniacki, la 3 Svitolina, la 4 Muguruza, la 10 Goerges). Vado a memoria, ma direi che negli ultimi anni (cinque anni di sicuro) era accaduto solo due volte: mi riferisco a Belinda Bencic a Toronto 2015, e a Elina Svitolina, ancora a Toronto nel 2017. Si tratta di exploit notevoli ed estremamente rari.
– Da quando è rientrata nel circuito dopo l’aggressione, Kvitova non ha ottenuto risultati soddisfacenti negli Slam, in compenso contro le Top ten vanta un record di 8 partite vinte e 1 sola persa. Unica sconfitta: contro Venus Williams agli US Open 2017, al tiebreak del terzo set. Una partita che aveva messo in evidenza tutti i problemi fisici di Petra nei mesi post-rientro.
Oggi questi problemi sono in parte superati (dico in parte, perché dubito che Kvitova arriverà mai a non soffrire il caldo), e i progressi si sono rivelati importanti per mettere in campo le scelte tattiche che abbiamo visto a Doha. Nel momento in cui ha preso in considerazione la possibilità di allungare gli scambi per limitare i gratuiti e i “fuori giri”, a mio avviso ha dimostrato due cose: di essere atleticamente meglio preparata, ma anche di essere mentalmente disposta a soffrire di più per prevalere in match particolarmente difficili. Lo si è capito non solo nello sviluppo di interi incontri (quelli vinti in tre set, tutti in rimonta) ma anche in quell’undicesimo game del secondo set contro Svitolina. Un game che, in pochi punti, ha sintetizzato il suo diverso atteggiamento nei confronti degli scambi lunghi.
In passato abbiamo visto quanto sia difficile sconfiggere Kvitova nelle settimane di grande ispirazione, e a San Pietroburgo ne abbiamo avuto la riprova: in Russia ha vinto la “classica” Kvitova. Ma a Doha le cose sono andate in un modo meno usuale, e il torneo lo ha conquistato trovando dentro di sé risorse che forse nemmeno lei era certa di possedere.
Nelle interviste successive all’aggressione subìta nel dicembre 2016 (aggressione che aveva messo in dubbio la possibilità di tornare a competere) Petra ha dichiarato che la lontananza forzata le ha fatto comprendere di amare il tennis più di quanto lei stessa credesse. E questo farebbe pensare a un nuovo atteggiamento verso la professione.
Però è anche vero che subito dopo il match vinto contro Wozniacki all’intervistatore che le chiedeva come si sentiva, ha risposto all’incirca: “Sono stanca, ma almeno questo eviterà al mio coach di chiedermi ulteriori sforzi in allenamento”. E questa affermazione ci restituirebbe una giocatrice che non ama faticare molto in fase di preparazione. Chissà, forse a Petra piace descriversi come “pigra” oltre la stessa realtà dei fatti; e per quanto penso di aver capito del suo carattere, potrebbe anche essere.
Avremo altri tornei di Kvitova come quello di Doha? È cambiato qualcosa in modo definitivo? Al momento direi che è impossibile avere certezze. Solo il tempo potrà dirci se queste novità diventeranno una costante o se invece l’impresa di Doha, per come è arrivata, rimarrà un evento unico nella sua carriera.