Le prospettive future
Il nuovo coach, Philippe Dehaes, è subentrato in occasione del torneo di Mosca 2017, nel quale Kasatkina è subito arrivata in finale (persa conto Julia Goerges). Era l’ultimo impegno stagionale prima della pausa di fine anno. Allo stato attuale, faccio fatica a intravedere significativi cambiamenti di gioco. Del resto è anche comprensibile: i tornei disputati insieme al nuovo allenatore sono davvero pochi.
Anche sul piano tecnico mi pare che punti di forza e punti deboli non siano sostanzialmente cambiati rispetto, ad esempio, al successo di Charleston dell’aprile scorso: discreta prima di servizio, seconda da irrobustire, dritto con un topspin superiore alla media WTA, e un rovescio che è solido senza però essere particolarmente incisivo. Dalla parte del rovescio Kasatkina ha ulteriormente arricchito una delle sue peculiarità: prima era nota per il rovescio in salto, ma di recente ha aggiunto la smorzata in salto; un colpo che esegue fintando la parabola lunga e che invece in extremis trasforma in drop-shot. Le avversarie, che la conoscono, si aspettano il colpo in spinta e rimangono sorprese:
QUI il video del drop-shot in salto
Ma questi sono dettagli, non può essere una soluzione del genere, per quanto divertente e spettacolare, a spostare il rendimento in modo significativo. Dovessi indicare un segno di progresso più strutturale lo individuerei forse nell’ulteriore miglioramento nel gioco di contenimento, nella capacità di rimandare colpi sempre più complicati.
Progresso che però potrebbe avere qualche controindicazione: per eseguire certi recuperi (che evidenziano la sua ottima mobilita) Daria è obbligata a notevoli allontanamenti dalla linea di fondo; il rischio è che se la tendenza ad arretrare si fa frequente, inevitabilmente diventano anche più rari i movimenti sulla verticale. Lo dico perché la mia sensazione è che negli ultimi tornei si sia vista una giocatrice poco disposta a muoversi in avanti per provare a chiudere di volo. Vedremo se anche con il passaggio sulla terra battuta si confermerà questa tendenza.
Dunque a che punto è oggi Kasatkina? Personalmente continuo ad avere dubbi sulle sue possibilità di sfondare ai massimi livelli, perché temo rimanga una giocatrice con un deficit di “cilindrata” rispetto alle tenniste più potenti. Per quando possieda un dritto efficace e lavorato, tutte le volte che vengono indicate le velocità delle sue accelerazioni risulta pagare uno scarto di 10-20 Km/h orari rispetto ai dritti più pesanti del circuito (ma anche a occhio si percepisce la differenza). Con la massima spinta Kasatkina difficilmente sfonda il muro dei 120-130 orari. Per avere qualche termine di paragone: senza arrivare alle punte di Keys o Vandeweghe (che hanno superato i 150 orari), tenniste come Kvitova, Ostapenko, Williams, Mladenovic etc. eseguono dritti che si attestano con una certa frequenza attorno ai 140 orari.
In sostanza: con una struttura fisica come quella di Daria (1,70 secondo la scheda WTA, a volte un po’ generosa), è più difficile che possa estrarre dal cilindro il colpo killer. Occorre che prima sia riuscita, attraverso il palleggio, ad “allargare il campo” fino ad avere spazi sufficientemente sguarniti nei quali indirizzare una palla definitiva.
Per questo i suoi vincenti quasi inevitabilmente devono passare attraverso una costruzione più articolata dello scambio. Con questa impostazione temo che nemmeno la sagacia tattica possa essere sufficiente. Per prevalere ai massimi livelli bisogna allora saper eccellere in altri ambiti. Innanzitutto sbagliare pochissimo, in modo da ottenere molti punti sugli errori avversari. E poi avere una superiorità sul piano fisico-atletico, in modo da trovarsi in condizioni migliori quando il match si allunga e si fa duro. E su questi aspetti mi pare che Kasatkina non sia, almeno per il momento, al pari di giocatrici come Woznacki, Halep o Kerber. Certo, si tratta di nomi di eccellenza, ma è inevitabile che nel momento in cui si entra fra le prime venti, se si ha l’ambizione di progredire ancora, i riferimenti diventino sempre più impegnativi.
A Dubai Kasatkina ha ottenuto due importanti vittorie, contro Johanna Konta (4-6 7-6(6) 6-2) e Garbiñe Muguruza (3-6 7-6(11) 6-1). Due partite recuperate per i capelli, dopo avere dovuto fronteggiare match point, in drammatici tiebrak del secondo set. Sulla carta l’andamento è stato molto simile, ma mentre i match si sviluppavano ho avuto sensazioni ben differenti. Contro Konta a mio avviso Daria avrebbe addirittura dovuto vincere più facilmente, perché era lei che più spesso dava l’impressione di poter determinare l’esito degli scambi. Contro Muguruza invece ho avuto la sensazione che fosse Garbiñe a decidere le sorti della partita, e che Daria per prevalere abbia avuto bisogno di un aiuto della sua avversaria, che al momento di chiudere è stata colpita da qualcosa di molto simile a un attacco di braccino.
Ma forse la differenza di svolgimento nei due match non è un caso: Konta in questo momento è numero 11 del mondo, e non sta attraversando un buon periodo di forma. Muguruza è numero 3 ed era reduce dalla finale di Doha: dunque l’ostacolo era più alto e difficile da superare. Resta però come aspetto positivo il fatto che comunque Daria sia riuscita a vincere. E per chi crede in lei e nelle sue prospettive future, queste vittorie rimangono una concreta ragione di ottimismo.