Paragonare atleti di discipline differenti non restituisce mai grandezze reali. Allo stesso modo, è oggettivo constatare quanto tennis sia salito sul palco dei Laureus World Sports Awards. Roger Federer e Serena Williams sono stati premiati a Montecarlo come sportivi dell’anno 2017. Lo svizzero – sull’albo d’oro per la quinta volta – ha avuto la meglio in un lotto di nomination che comprendeva anche Rafa Nadal, Cristiano Ronaldo, Mo Farah (pluricampione olimpico del mezzofondo), Lewis Hamilton (campione del Mondo di Formula 1) e la maglia gialla del Tour del France Chris Froome. Serena – assente nella serata di gala nel Principato – ha primeggiato nella categoria assoluta femminile, facendosi preferire a Garbine Muguruza, alle stelle dell’atletica Allyson Felix e Caster Semenya, alla nuotatrice Katie Ledecky e a Michaela Shiffrin, fresca di oro olimpico a Pyeongchang.
Ladies and gentlemen, your Laureus World Sportsman of the Year @rogerfederer!#Laureus18 pic.twitter.com/mcMLYNDXo2
— Laureus (@LaureusSport) February 27, 2018
IL RITORNO – In realtà, Federer è tornato a casa con due Laureus, frutto di una doppia chiamata sul palco. Il riconoscimento minore (definiamolo così) gliel’ha consegnato nelle battute iniziali della serata Boris Becker. “Quando 12 anni fa ti premiai per la prima volta – le parole del tedesco – non avrei mai immaginato di farlo nuovamente a distanza di così tanto tempo”. Con questa introduzione gli è stato messo tra le mani il Comeback 2017, statuetta riservata al più significativo ritorno sulla scena. La risalita dagli abissi del 2016, quando ha dovuto saltare Wimbledon e le Olimpiadi di Rio, non poteva passare indifferente. “Non avrei immaginato intanto di tornare a vincere, figuriamoci di tornare qui”, l’emozionato esordio al microfono del Maestro di Basilea. In realtà gli spunti migliori, perché meno ingessati, Federer li aveva regalati qualche ora prima nell’intervista concessa a Repubblica nel giardino d’inverno dell’Hotel Hermitage. “Sono stato fuori 6 mesi, senza preoccuparmi se al mio ritorno sarei stato un altro giocatore o chissà quante posizioni avrei perduto nel ranking. C’è qualche problema? Gli sponsor si lamentano, addio ai premi? Non mi interessa il denaro, dopo 20 anni di carriera. Voglio giocare per divertirmi, per divertire. E continuerò a farlo fino a quando mia moglie, i miei bambini, saranno d’accordo. Perché la cosa più importante è la nostra felicità”.
Man of the night!! @rogerfederer congratulations #laureus18 @laureussport pic.twitter.com/7HrUrR3dFg
— Luís Figo (@LuisFigo) February 27, 2018
IL MIO MIGLIOR NEMICO – Un selfie tra fuoriclasse tira l’altro. C’è anche Bebe Vio, che aggiunge Roger alla sua collezione d’autore iniziata con Obama. E scivola così un rapido e doveroso ripercorrere momenti lasciati alle spalle, perché l’attualità è gloria. Federer torna a sedersi al tavolo della cena di gala, salvo poi riaffrontare la passerella per il premio più importante. Il suo nome viene scandito da Martina Navratilova che passa il microfono al padrone di casa, il principe Alberto di Monaco, mentre scorrono immagini che ripercorrono i trionfi del 2017 fino al loro recente epilogo, il ritorno al numero uno a Rotterdam. Poi Federer spiazza, si inventa una palla corta, per rompere l’ufficialità del momento. “Non sarei il giocatore che sono se non ci fosse stato Nadal”, e giù gli applausi. “Rafa è un grande atleta, un grande amico e un grande avversario. Ai tifosi piace il nostro dualismo, certo, ma ci sono i rapporti personali: lui che viene a salutare la mia famiglia, io la sua. Sul campo siamo grandi avversari, fuori c’è altro”. Ma l’apprezzamento è anche e soprattutto tecnico, come confidato sempre a Repubblica: “Io gli ruberei tante altre cose: l’abilità di muoversi sulla terra battuta, la potenza, la voglia di combattere e di resistere agli infortuni, una incredibile forza mentale che gli permette di esaltare tutte le sue qualità e rimediare ai pochissimi punti deboli. Ecco perché è uno dei più grandi di sempre“.
C’E’ FUTURO? – Per non trascendere nella sacralità, giustamente, c’è chi gli chiede quando tutto ciò potrà finire. Sulla strada verso i 37 anni. “È dal 2009 che mi fate questa domanda – sorride – che per me è diventata un martello che bussa alla porta ogni volta che le cose non vanno al meglio, mentre evapora quando si vince. È importante non farsi condizionare. Quando sarà il momento, questo accadrà. Sarebbe bello fissare la Olimpiadi di Tokyo 2020 come ultimo obiettivo, ma oggi non posso farlo, è tutto così lontano e incerto”. E poi, senza volersi sminuire, l’apertura verso ciò che oggi pare lontano da cotanta grandezza. “Il tennis continuerà a produrre campioni, niente paura. Ci sono tanti giovani talenti: Dimitrov e Thiem, ad esempio. Io e gli “altri” (Djokovic, Nadal) cercheremo di rendere loro la vita dura – si legge su Repubblica – ma chi può dire quanti Slam vinceranno? Se mi guardo indietro, penso che difficilmente da giovane avrei immaginato di prendermi tutti questi tornei (20 Slam, 97 totali). Credo che per Novak sia lo stesso. Forse solo di Rafa, da ragazzo, si poteva scommettere che avrebbe vinto parecchi Slam“. Storie di predestinati. Quasi una carezza virtuale, nella stessa notte in cui Nadal ha sentito sinistri scricchiolii che lo mettono a rischio per la campagna d’America. Avevamo già in agenda l’ennesimo Fedal, a Indian Wells.
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