Gene Mayer (nato nel 1956) era una giocatore estroso, capace di soluzioni di tocco di alta qualità. Pancho Segura però è stato di più: un monumento della storia del tennis, protagonista dell’era pre-Open come giocatore, e poi dell’era Open come allenatore. Segura da giocatore era apprezzato, fra l’altro, proprio per il suo colpo bimane. Proviamo a osservarlo in slow motion (ripresa del 1965, con Segura a 44 anni):
La destra è la mano dominante. Ma è altrettanto innegabile che per quanto riguarda l’impugnatura il colpo che sta eseguendo è sostanzialmente un rovescio bimane mancino: con la sinistra alla base del manico e la destra più in alto. Davvero si avvicina molto alla impostazione di Hsieh.
Secondo documento. Ecco la foto di copertina di una biografia di Pancho Segura, in cui sta eseguendo il suo famoso “dritto” a due mani. Dritto? Per un momento dimenticate gli altri colpi del suo repertorio. Fate finta di non sapere che Segura servisse con la destra e che dall’altro lato del corpo eseguisse il rovescio con la destra (a una mano, paradossale ma è così): non direste che si tratta di un rovescio a due mani di un giocatore mancino?
Mi rendo conto che quanto più ci si allontana dai canoni del tennis ortodosso, e come tale codificato, tanto più le normali classificazioni vanno in crisi, e ci dobbiamo avventurare nel terreno dell’improvvisazione. E così quando la mano dominante non impugna più alla base del manico, gli abituali strumenti descrittivi cominciano a vacillare.
Però non è finita qui. Merita di essere approfondito il tema dell’efficacia di questo genere di colpo. Segura è morto nel novembre dello scorso anno, e dall’articolo di Lorenzo Colle che ha pubblicato Ubitennis cito questo stralcio che si riferisce a un parere di Jack Kramer su di lui: “Probabilmente il rovescio di Budge è stato il colpo puro migliore del tennis“, dirà Kramer. “Sono d’accordo con questo giudizio. Ora puntatemi una pistola alla testa e vi dirò che il dritto di Segura era migliore. Lo nascondeva meglio e poteva trovare molti più angoli“.
Per quanto mi riguarda non sono in grado di valutare il tennis di Segura, ma mi colpiscono le due caratteristiche che Kramer associa a questo colpo. Primo: essere difficilmente leggibile (“lo nascondeva meglio”). Secondo: permettere di ricavare più facilmente angoli acuti. Ora, se avrete la voglia di leggere quanto ho scritto il mese scorso su Hsieh, troverete proprio queste stesse qualità. Innanzitutto l’illeggibilità dei suoi colpi, e poi la capacità di ricavare geometrie inusuali. Sia chiaro: senza pretendere di paragonare per valore Hsieh a Segura, mi sembra comunque interessante notare come la stessa tecnica anomala, in cui le mani sono “rovesciate” rispetto allo standard, produca esiti affini in tennisti tanto differenti.
L’inversione delle mani sul manico da parte di Hsieh ci ha portato lontanissimo: dal tennis di oggi a quello pre-Open, da Taiwan all’Ecuador. È il momento di tornare a Su-Wei. Per concludere penso vadano ancora ricordate almeno un paio di cose su di lei. La prima è una caratteristica già sottolineata per Hradecka e che troveremo anche nella seconda parte dell’articolo: spesso le quadrumani sono ottime doppiste. Hsieh in singolare ha vinto due tornei International (entrambi nel 2012), ma ben 19 in doppio. Due di questi sono Slam, conquistati in coppia con Peng Shuai (appunto quadrumane): Wimbledon 2013 e Roland Garros 2014.
Seconda caratteristica. Come vediamo da questo filmato, in alcune situazioni non rinuncia alla esecuzione dei colpi con una sola mano. Colpi in back, allunghi difensivi, drop-shot dell’ultimo istante:
Certo, non sono sempre colpi elegantissimi, ma hanno comunque efficacia. Il tennis di Hsieh è complicato, con un limitato margine di errore, ed essendo poco potente richiede la massima precisione: un tennis in cui per ovviare alla mancanza di forza occorre accuratezza nel piazzamento della palla e creatività tattica. Anche per questo spesso Su-Wei va incontro a giornate in cui gli errori diventano frequenti e penalizzano il rendimento. Ma in ogni caso rimane qualcosa di unico, del tutto personale. A questo proposito ho già mostrato la conferenza stampa di Hsieh dopo il match con Kerber a Melbourne:
Fra le altre cose, dice: “Il mio è un tennis free-style”. E poi: “Certi giorni non ho un piano preciso, e allora faccio qualsiasi cosa voglio”. Con il suo modo particolarissimo di giocare, Hsieh dimostra che si può interpretare il tennis in modi diversi, alternativi. Per lei, che nemmeno nella tecnica è allineata con gli altri, forse si potrebbe sintetizzare il tutto in questo modo: “Vado in campo e gioco come voglio”, ispirata dal momento. Tanto da ricordarci che, perfino in uno sport estremamente codificato come il tennis, a volte il campo può trasformarsi in qualcosa di molto vicino a uno spazio di libertà.
Fine prima parte