Per rivedere in campo Rafael Nadal ci sarà da attendere ancora un mese abbondante. La data prevista per il rientro in campo – per la verità piuttosto scontata, salvo complicazione – è il 15 aprile, giorno di inizio del Masters 1000 di Montecarlo. Lo ha velatamente confermato in un’intervista a El Pais il suo medico Ángel Ruiz Cotorro, che si era espresso pubblicamente sulle condizioni del tennista spagnolo l’ultima volta lo scorso novembre, dopo il forfait di Bercy motivato da una sofferenza tendinea che poi lo aveva costretto a lasciare a metà (per la verità a un terzo scarso) anche le Finals di Londra. Questa volta il problema non affligge un tendine bensì un muscolo, l’ileopsoas destro, che ha iniziato a mettersi tra Rafa e l’attività agonistica durante l’incontro con Cilic a Melbourne. Dopo la scelta di abbandonare quell’incontro, Nadal non è più riuscito a scendere in campo. Uno stiramento di primo grado, il riposo, poi la recidiva di Acapulco e quindi la scelta di saltare interamente il Double Sunshine.
“L’infortunio è muscolare, un guaio al tendine sarebbe stato molto peggio“. Cotorro lo sa bene: segue Nadal da una vita e gli aveva consigliato già cinque anni fa di andarci piano con i tornei per evitare che il fisico iniziasse a presentargli il conto. Il conto è arrivato, Nadal lo ha pagato fino all’ultimo centesimo e quindi ha vinto altri due Slam, tornando in vetta alla classifica. Ora è un altro periodo off, uno di quelli in cui lo spagnolo ne approfitta per rimettersi a nuovo. Se ne sono susseguiti diversi nella sua carriera. “La cosa negativa è che il danno ha colpito una zona già affetta da un infortunio, e questo non è normale. La lesione non è la stessa di Melbourne, ma la zona colpita sì“. Cotorro non scende in ulteriori dettagli clinici ma lascia trapelare una velata preoccupazione: “Rafa si stava allenando normalmente, tutto procedeva per il meglio e le sensazioni erano positive. Con questo secondo infortunio la situazione però è diversa. Siamo stati costretti a cambiare i nostri piani e se prima dovevamo essere cauti, ora dobbiamo esserlo ancora di più“.
I piani, già. Rafa si è ovviamente sottoposto ai primi accertamenti che hanno confermato problemi a carico della stessa regione muscolare – l’ileopsoas è composto da due fasci che attraversano la zona dell’anca unendo le vertebre lombari al femore – ma ne effettuerà di ulteriori nel corso di questa settimana, in modo da scegliere se optare per un trattamento più o meno conservativo. “Dobbiamo però essere ottimisti perché lo stiamo sempre stati. Certo, serve anche cautela: è per questo che Rafa giocherà quando sarà pronto“. Se il suo medico non parla di una data di rientro precisa è evidente come la situazione sia ancora in divenire. Ma è altrettanto evidente la natura della scelta che lo ha portato a saltare il cemento primaverile: perdere i 600 punti di Miami fa male, certo, ma sollecitare l’anca sul duro statunitense sarebbe stato forse ancora più rischioso. Ed è logico tentare di presentarsi nelle migliori condizioni possibili sulla terra battuta, fortezza dalla quale Rafa dovrà provare a difendere la bellezza 4680 punti. Poco importa se a sparargli contro probabilmente non ci sarà Federer, perché la lotta sarà tra Nadal e l’impietoso conteggio del ranking ATP.
“Sì, penso che Rafa sarà in grado di competere sulla terra battuta. Questo è l’obiettivo. Ora probabilmente ci saranno 2-3 settimane di riposo e poi inizierà la riabilitazione. Dipende comunque dalla risposta del suo fisico; è un infortunio da seguire con attenzione e non abbiamo fretta. La medicina, poi, non è una scienza esatta“. Ci sarà quindi tempo per analizzare i consueti pro e contro di un periodo di stop. Da un lato si ha la possibilità di recuperare brillantezza, dall’altro si perdono punti e ritmo partita. Nadal non aveva mai saltato sia Indian Wells che Miami in carriera, e soprattutto non ha mai giocato a Montecarlo senza aver disputato almeno quattro tornei. Nella prima parte della stagione 2006, la più ‘rarefatta’ del suo curriculum, aveva saltato l’Australian Open giocando però tra Marsiglia, Dubai, Indian Wells e Miami un totale di 15 incontri. Quest’anno varcherebbe le soglie del Principato con soli cinque match disputati, dei quali quattro portati a termine. Una situazione inedita.
A.S.