La fine del mese di febbraio nel mondo del tennis è stata scossa dall’annuncio dell’ITF che, a partire dal 2019, la Coppa Davis non sarà più la stessa e che tutta la competizione verrà concentrata in una settimana a fine novembre. Il comunicato stampa ufficiale era però piuttosto avaro di particolari, per cui il columnist di Sports Illustrated Jon Wertheim, uno dei più titolati analisti di tennis negli Stati Uniti e commentatore di Tennis Channel, è andato ad intervistare il Presidente della Federazione Internazionale Dave Haggerty, presente ad Indian Wells per il BNP Paribas Open, ed ha ottenuto qualche informazione in più.
Dal punto di vista logistico, la manifestazione includerà 26 nazioni (le 16 del World Group attuale, 2 wild card e le 8 compagini provenienti dai tabelloni zonali che giocheranno i Play-Off) e necessiterà di 3 o 4 stadi più i campi di allenamento. I tifosi che affronteranno la trasferta avranno assicurati almeno tre incontri della loro squadra, e poi potranno assistere ai match delle altre Nazioni che schiereranno i loro migliori atleti. Si cercherà di replicare per quanto possibile l’esperienza che si prova all’interno dello stadio con la formula attuale: è uno degli aspetti migliori della Coppa Davis e lo si vuole conservare.
Il montepremi annuale sarà di 20 milioni di dollari, che sarà suddiviso tra i giocatori secondo una formula da definire. Questi fondi proverranno dai 75 milioni di dollari che ogni anno verranno investiti sulla Coppa Davis, con ulteriori 45 milioni di dollari che saranno distribuiti alle Nazioni (a seconda dei risultati nella competizione) per finanziare lo sviluppo del gioco.
Il motivo principale che ha spinto questa rivoluzione è la mancanza di partecipazione da parte dei giocatori di punta nella competizione: l’idea è quella di creare un evento in cui ci possano essere incontri tra i giocatori di punta nelle fasi finali.
Si è cercato di trovare una soluzione che potesse beneficiare tutte le parti in causa:
I giocatori potranno spartirsi un prize-money di assoluto livello, rappresentando la loro Nazione;
I tifosi potranno vedere un grande spettacolo in un unico luogo, con tutti i giocatori di punta oltre alla loro Nazione;
Le televisioni potranno avere tanti contenuti a disposizione in modo da risultare interessante anche per le Nazioni che non hanno protagonisti in campo;
Gli sponsor avranno il ‘gotha’ del gioco in un solo luogo, con possibilità di intrattenere i loro ospiti;
Le Nazioni riceveranno un aumento dei fondi dedicati allo sviluppo del gioco.
https://soundcloud.com/ubitennis/talking-tennis-with-jon-wertheim
Abbiamo avuto l’opportunità di parlare con Jon Wertheim durante il torneo di Indian Wells e gli abbiamo chiesto la sua opinione su questa proposta e su altre questioni di attualità.
“Non sono troppo convinto della nuova proposta di Coppa Davis dell’ITF. È molto radicale, faccio fatica ad immaginare fans da tutto il mondo che si recano in una località, soprattutto se dovesse essere in Asia, ed a quel punto della stagione. Credo sarebbe diverso se la data fosse diversa, magari dopo gli US Open, e se la sede fosse in Europa o negli USA. Tuttavia credo che la Coppa Davis abbia bisogno di essere cambiata, la formula attuale non funziona e bisogna cercare una soluzione alternativa”.
“Sono favorevole alle sperimentazioni, incluse quelle che sono state fatte lo scorso anno alle NextGen Finals di Milano. Non è ragionevole pensare che nel mondo attuale, nel quale tutti vivono ai 300 all’ora, si debba chiedere ad un appassionato di impegnare 3 ore e mezzo per una partita tra, per esempio, Cilic e del Potro. Novanta minuti, dovrebbero essere sufficienti, potrebbero bastare”.
“Al momento nel tennis [maschile] abbiamo tre campioni, Federer, Nadal e Djokovic, che sono tra i migliori di tutti i tempi, e fra qualche anno probabilmente non ci saranno più, quindi sembra un buon momento per sperimentare nuove soluzioni”.
“C’è una differenza notevole tra il ‘best of 3’ ed il ‘best of 5’. Nei match al meglio dei 3 set può bastare un periodo di 45 minuti di tennis ispirato per battere un campione come Federer o Nadal. Federer è molto più vulnerabile al meglio dei 3 set che non al meglio dei 5”.
“Serena Williams, anche nel pieno della sua forma, ha sempre fatto fatica ai primi turni, per cui i suoi problemi nei match iniziali non devono sorprendere. La sua forma al rientro dalla gravidanza è tutto sommato buona, anche se certamente lontana da quella di un campione Slam”.
“Viene da chiedersi quanto la sospensione per doping sia ancora nei pensieri di Maria Sharapova. Non possono non disturbarla tutte queste voci che, esplicitamente o meno, attribuiscono i risultati tutto sommato mediocri ottenuti dopo il rientro alla mancanza della sostanza per cui era stata squalificata”.