Corrado Tschabuschnig è uno dei manager sportivi italiani più addentrati nell’enorme macchina del tennis, tanto in Italia quanto oltre confine. Il focus della sua chiacchierata con il direttore Ubaldo Scanagatta è stato ovviamente Matteo Berrettini, quello al momento più in vista tra i suoi assistiti italiani – tra gli altri ci sono Sonego, Caruana, Bolelli – a cui si aggiungono gli stranieri Dolgopolov, Troicki e il giovanissimo Alejandro Davidovich Fokina. Corrado è certo delle qualità soprattutto caratteriali di Berrettini, ma l’endorsement arriva anche per Sonego. Di seguito l’audio integrale dell’intervista:
https://soundcloud.com/ubitennis/intervista-a-corrado-tschabuschnig
Riportiamo di seguito alcune delle risposte di Corrado Tschabuschnig alle domande del direttore
LA CRESCITA DI MATTEO BERRETTINI E L’INGRESSO IN TOP 100
È un ragazzo che viene da un’ottima famiglia, che gli ha dato le basi per fidarsi ciecamente di tutte le persone che ha intorno. È anche un ragazzo molto curioso, che chiede, vuole sapere, si guarda intorno. Non è uno che esegue degli ordini che gli vengono impartiti. Vuole discutere, confrontarsi. Ha quelle caratteristiche dei grandi giocatori, che cercano di migliorarsi costantemente. È un ragazzo tranquillo, molto sereno, che non si sta ponendo nessun limite ma neanche nessuna pressione. Si sta divertendo. L’ingresso nei top 100 non è un traguardo che ci eravamo posti così rapidamente, non avevamo parlato di classifica quest’anno. L’obiettivo del 2018 era giocare 20/30 partite a livello di tour, nei tornei maggiori, le qualificazioni nei Masters 1000, per esporre il suo tennis a quei giocatori che ti fanno giocare male, che ti fanno crescere.
IL TEAM TOPSEED E LORENZO SONEGO
Cerchiamo di stare tutti molto uniti, sia in Italia che all’estero. Adesso quello che serve a Matteo è stare in questo giro, vedere con quale intensità si allenano i giocatori davvero forti, e capire come riproducono l’intensità della partita anche nelle sessioni di allenamento. È un po’ la differenza che c’è tra i giocatori di livello Challenger e Futures rispetto ai campioni che sfruttano al massimo ogni palla. Nel nostro Team abbiamo Lorenzo Sonego, che ha delle qualità tennistiche favolose, una velocità di mano fuori dal comune, legge il campo molto bene, ha tante soluzioni e un coraggio come nessun altro. Ha un’intensità che ricorda un po’ Muster. Se lavorerà bene a livello fisico, senza fretta, anche lui farà i suoi passi quest’anno.
DEL POTRO POTREBBE DIVENTARE NUMERO 1 DEL MONDO?
Un bravissimo ragazzo, sembra molto umile, molto corretto. È una domanda difficile… se un giocatore ha avuto 5/6 infortuni importanti negli ultimi dieci anni, difficilmente poi a 29 anni riesce a stare 3/4 anni senza problemi fisici. Potenzialmente ha tutte le carte in regola, dipende dalle scelte che farà a livello di programmazione, se andrà a prendersi tante garanzie nei tornei minori o se cercherà di fare una programmazione stile Federer, giocando pochissimi tornei e tenendo tutte le cartucce per i momenti importanti.
L’EMOTIVITÀ DI ROGER FEDERER
La cosa bella di Federer è l’estro. Per avere quel tipo di creatività, quel tipo di gioco, devi avere anche una certa sensibilità. Il risultato chiaramente è la tensione, l’emotività fa parte della sua personalità, del suo gioco. Non potrebbe giocare come gioca senza avere emozioni e senza soffrire nei momenti importanti.
LA NUOVA COPPA DAVIS
A Indian Wells ho visto riunioni fiume con il gruppo della nuova Coppa Davis, anche con i direttori dei tornei, hanno parlato anche con i giocatori. Io vedo che nelle nazioni minori la Coppa Davis è l’unico evento locale. In paesi come Grecia, Finlandia, Norvegia, Danimarca e tantissimi altri posti che non hanno grandi eventi, si parla di tennis soltanto durante la Coppa Davis. Ma anche da noi in Italia, se togli quei due-tre weekend di Davis, difficilmente avremo quella continuità che serve per promuovere uno sport. Se non c’è quel giocatore o quella squadra che davvero domina, si rischia di perdere quella continuità di visibilità che la Davis ci dava. I giocatori vedono bene una finale a quattro squadre. Io proporrei una Davis a otto squadre come la Fed Cup, fare almeno un turno andata e ritorno per avere una partita in casa, e poi le Final Four in sede unica.
BERRETTINI IN DAVIS?
Penso di sì. Non lo spero ma credo che verrà convocato. Mi piacerebbe lasciarlo un po’ tranquillo ancora per qualche mese.