La rocambolesca finale di Indian Wells, condita dai tre match point che Federer ha sciupato prima di arrendersi a del Potro, ha riaperto il dibattito sulla presunta mancanza di istinto killer da parte dello svizzero. Il direttore non ha mancato di mettere un po’ di sale sulla ferita, tanto che ci è sembrato doveroso contestualizzare meglio le statistiche sugli incontri in cui Federer ha mancato match point, annettendovi anche quelli in cui la vittoria è arrivata dopo un match point avversario e confrontando i suoi dati con quelli dei soliti tre rivali: Rafael Nadal, Novak Djokovic e Andy Murray.
In questo articolo vi proporremo l’elenco degli incontri in cui i Fab 4 sono stati ‘sciuponi’ e di quelli in cui, con audacia e/o un pizzico di fortuna, si sono salvati dopo essere stati a un punto dalla sconfitta. In calce alle quattro analisi individuali tireremo le somme, cercando di delineare un trend che tenga conto della differente mole di incontri disputati: questo fattore di correzione è doveroso nei confronti di Roger Federer, che ha disputato 337 incontri in più di Nadal, 449 in più di Djokovic e addirittura 561 incontri in più di Murray. Per un riscontro pratico: tra la carriera di Federer e quella di Murray, quanto a partite giocate, ci passa più di un Nishikori di differenza (491 gli incontri del giapponese).
ROGER FEDERER
Sconfitte con MP a favore (19)
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Vittorie con MP a sfavore (17)
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Il bilancio dello svizzero è sostanzialmente pari: le partite ‘gettate’ sono appena due in più di quelle ‘salvate’. Andando a pesare gli incontri, però, si evince che:
- Federer non è mai riuscito ad annullare match point e vincere una finale – nel 2008 a Wimbledon ne annullò tre a Nadal, ma non fu sufficiente – mentre al contrario ne ha perse due con rammarico: contro Nadal a Roma e appunto domenica contro del Potro
- negli Slam il ‘miracolo’ gli è riuscito due volte a fronte di quattro incontri persi con palla match. Tra questi pesano parecchio le due semifinali consecutive all’US Open, sempre contro Djokovic: nel 2010 Nole giocò due punti coraggiosi sul suo servizio, nel 2011 azzeccò una risposta incredibile di dritto e incassò un gratuito di Federer (VIDEO)
- le imprese più rilevanti di Federer, per avversario e importanza dell’incontro, sono quelle contro Wawrinka (semifinale Finals 2014) e Cilic (quarti Wimbledon 2016)
RAFAEL NADAL
Sconfitte con MP a favore (7)
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Vittorie con MP a sfavore (13)
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Sono stati solo sette gli uomini in grado di ricacciare in gola a Rafa l’urlo di una vittoria ormai scritta. Uno di questi ci è riuscito addirittura in finale, nel 2010 a Doha: Nikolaj Vladimirovič Davydenko, dotato di coraggio e tennis d’anticipo in parti uguali. Nessuno ce l’ha mai fatta in uno Slam. Tra le 13 ‘remuntade’ di Rafa spicca nettamente la (splendida) finale degli Internazionali d’Italia 2006 – riassunta qui in ‘appena’ 26 minuti – già analizzata dal lato dello sconfitto, Federer. Bonus per Nicolas Lapentti che nel lontano 2003 annullava cinque match point a Nadal e lo batteva, probabilmente inconsapevole che nei successivi 15 anni soltanto altri sei tennisti sarebbero riusciti ad emularlo.
NOVAK DJOKOVIC
Sconfitte con MP a favore (2)
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Vittorie con MP a sfavore (12)
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Non che in questo momento la notizia lo scuoterebbe troppo, dato il torpore psicofisico in cui sembra piombato dopo l’insorgere dei guai al gomito, ma Novak Djokovic è – numeri alla mano – il Re del ‘match point contest‘. Di seguito i vari perché:
- ha perso solo due volte: contro Nadal a Madrid nel 2009 – qui i tre match point falliti, fu una semifinale splendida – e contro Youzhny a Rotterdam
- ha ribaltato 12 partite, 4 delle quali a livello Slam: tra queste ci sono due incredibili semifinali a Flushing Meadows di cui abbiamo già parlato…
- …perché l’avversario era Federer. Il serbo è stato l’unico capace di infliggergli tale trattamento, e Federer è anche l’unico tennista ‘infilato’ due volte da Nole
- ha annullato cinque match point in finale a Shanghai contro Murray
ANDY MURRAY
Sconfitte con MP a favore (5)
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Vittorie con MP a sfavore (10)
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Anche lo scozzese può vantare buone statistiche, sebbene sia distante tra gli altri tre per numero di match giocati. Condivide con Djokovic la percentuale di partite vinte con match point a sfavore (1,53%) sul numero di vittorie complessive ed è il più abile nei ribaltoni in finale. Ne ha perse due – contro Djokovic e Querrey – ma ne ha anche riacciuffate tre: San Pietroburgo 2007 (contro Youzhny) e due contro Robredo, entrambe nel 2014 a distanza di un solo mese.
LE SOMME
In queste due tabelle riepilogative evidenziamo quanto, in percentuale, impattano sul numero di vittorie complessive le vittorie ottenute salvando match point…
e quanto impattano sul numero di sconfitte complessive quelle subite dopo aver fallito match point
La tabelle delle vittorie è piuttosto uniforme: per tutti e quattro le vittorie ‘audaci’ rappresentano circa l’1,5% delle vittorie totali. La percentuale di vittorie complessive evidenzia come Murray abbia da pagare un gap importante rispetto a Djokovic, Federer e Nadal.
Molta meno uniformità nella percentuale di sconfitte ‘colpevoli’. Comanda Djokovic, anche quello che ha perso meno partite di tutti, mentre il fanalino di coda è Federer: delle sue 251 sconfitte, quasi una su tredici poteva essere evitata semplicemente tenendo in campo uno dei 41 point finiti negli archivi dei record negativi. Se aggiungiamo l’altra litania che ha accompagnato tutta la carriera di Federer, quella del presunto scarso rendimento sulle palle break, c’è una mozione che può essere ragionevolmente mossa al campione di 20 Slam e 97 tornei?
No, ma. ‘No’ perché la carriera di Federer si prolungata tanto, e – per ora – troppo più di quella dei suoi rivali: ben otto dei diciannove ‘fattacci’ di Roger sono arrivati dopo il compimento dei 30 anni, una fase di carriera che Nadal ha appena cominciato e il duo Djokovic-Murray appena abbozzato. ‘Ma’ perché questo tipo di statistiche per forza di cose è circoscritto a partite nelle quali Federer ha dimostrato di possedere il livello di gioco necessario per vincere, ed è ragionevole affermare che gli si possa imputare una piccola percentuale di colpa per non esserci riuscito. Sono statistiche da ritenersi, in un certo senso, ‘depurate’ dal fattore-longevità – che pure impone di trattare Federer con i guanti bianchi – e dal sozzume delle giornatacce, che è facile diventino più frequenti con l’avanzare dell’età (sebbene Federer tra 2017 e 2018 ci abbia dato un mirabile saggio della teoria contraria).
Sono numeri che probabilmente attengono più alla psiche dei tennisti, alla forza di nervi e alla capacità di ribellarsi al proprio destino che al valore tennistico. Per questo non spostano di un millimetro l’assunto secondo il quale Federer è il più forte di tutti – ok, l’abbiamo detto – ma ci dicono che Nadal e Djokovic, nell’aver costruito le loro vittorie su basi differenti rispetto a quelle di Federer, hanno probabilmente allenato più e meglio la capacità di essere gladiatori nell’arena. A Federer, come molti hanno già riconosciuto, va riconosciuta una quota di umanità che – sembra assurdo parlarne in riferimento a un talento tanto fuori dall’ordinario – lo rende agli occhi dei suoi tifosi ancora più irripetibile, agli occhi degli tifosi avversari solo un pizzico, ma un pizzico, più battibile.
Certo, tutte teorie che finirebbero a mare se Federer decidesse di correggere anche questa piccola stortura vincendo quattro finali, una delle quali magari a Wimbledon, dopo aver annullato un grappolo di match point…