COPPA DAVIS, QUARTI DI FINALE
CROAZIA-KAZAKISTAN 1-1 (da Varazdin, Ilvio Vidovich)
M. Cilic (CRO) b. D. Popko (KAZ) 6-2 6-1 6-2
Marin Cilic è ormai un veterano della Davis, tanto che molti dei record croati nella manifestazione, già prima di questo match con il Kazakistan, sono suoi (“Ma non ci faccio particolare attenzione” dirà nel dopo partita): il maggior numero di edizioni disputate (12), di tie giocati (22), di singolari vinti (24). Ma soprattutto, nessuna delle dieci sconfitte subite in singolare sono arrivate contro un avversario molto più indietro di lui in classifica. Insomma, in Davis Cilic è una garanzia. E lo è stato anche stavolta: dopo i primi game di rodaggio il n. 3 del mondo ha preso il sopravvento regolando senza problemi in tre rapidi set il 21enne Popko, n. 258 ATP, privo delle armi necessarie per impensierire un giocatore del livello del croato.
Inizio blando, la terra di Varazdin sembra lenta a giudicare da come i colpi da fondo di Cilic schizzino via meno del solito dopo che hanno toccato terra. Ciò permette a Popko di fare per i primi venti minuti match pari, sfruttando anche la consueta lentezza negli spostamenti del quasi due metri (1,98) croato. Però si tratta solo di aspettare che il 29enne di Medjugorje prenda le misure del campo e dell’avversario (“La Davis è sempre la Davis. Ero un po’ nervoso all’inizio” dirà in conferenza stampa). La maggior potenza dei suoi colpi inizia a farsi sentire, soprattutto comincia ad essere sempre più aggressivo alla risposta – specie sulla seconda di Popko, molto aggredibile – e a costringere sempre di più l’avversario sull’angolo sinistro per aprirsi il campo sul lato destro e piazzare il vincente, di solito col dritto. Ed ecco che nel sesto game arriva puntuale il break a favore di Cilic, nonostante il kazako sia veramente ammirevole nel cercare di difendere con le unghie e con i denti il suo turno di battuta. “Pop” – come viene chiamato il 21enne nativo di San Pietroburgo – cerca di non scoraggiarsi e di rimanere in partita, ma adesso il suo gioco di contenimento da fondo non basta più davanti al n. 3 del mondo, che ha sciolto il braccio e comincia a fare qualche buco col dritto anche sulla lenta terra rossa di Varazdin. Puntuale ecco il secondo break consecutivo, anche grazie ad una pregevole volée bloccata in avanzamento di Cilic sul punto che lo porta al set point: 6-2 Croazia.
Sugli spalti, abbastanza vuoti a dire il vero, la banda di ottoni dei tifosi croati che dall’inizio del match sottolinea ogni punto di Cilic, può continuare così a sostenere il suo beniamino con rinnovato vigore. Ed anche in campo la musica non cambia. Popko è encomiabile per come cerchi in tutti i modi di rimanere agganciato al match: riesce persino a far passare un lob tra le strutture che sostengono le luci sul tetto del palazzetto pur di evitare di subire il terzo break consecutivo. Ma è tutto inutile. Arrivano altri due break: Cilic ora è padrone del campo (“Dopo i primi game mi sono sentito a mio agio in campo ed ero in assoluto controllo” il suo commento post-match), tanto che si concede anche lo sfizio di un inusuale per lui serve and volley. Cambia maglietta Popko e ciò gli consente di evitare il bagel, anche grazie all’aiuto del suo avversario che affonda in rete in maniera orribile una volée bassa di dritto non trascendentale. Segno che Cilic si è un attimo deconcentrato, come dimostra il fatto che arriva persino a concedere due palle break (saranno le uniche dell’incontro) al suo avversario nel gioco successivo. Ma il n. 1 croato si riprende subito: le annulla e con un ace (“Il servizio mi ha supportato bene per tutto il match” la sua osservazione alla fine) sigilla il 6-1 Croazia, quando è da poco scoccata l’ora gioco.
Il terzo set di fatto è un allenamento agonistico per il vicecampione degli Australian Open, che continua a concedersi il lusso di provare colpi che di solito non gli vediamo fare durante le partite: una smorzata da tre quarti campo con il rovescio giocata senza aver piegato le ginocchia, un dritto in cross strettissimo, una palla corta da poco dietro il centro della riga di fondo. Anche i tifosi-musicisti croati si adeguano ed improvvisano, come con l’ironico assolo di tromba dopo un brutto errore di uno dei giocatori in campo. In questo clima Popko ha il merito di non crollare (“Ho cercato di fare il mio gioco e di rimanere in partita, ma contro di lui che è un grande giocatore, un top 5, non è stato sufficiente” dirà poi, sinteticamente e sinceramente, in conferenza stampa) e con umiltà riesce ad evitare il bagel anche stavolta, togliendosi poi persino lo sfizio di conquistare un game dopo aver annullato un match point. Subito dopo però Cilic chiude la pratica: 6-2 Croazia e primo punto conquistato, dopo 1h e 41′ di gioco. E Cilic in conferenza stampa già pensa al prossimo match contro Kukushkin, con moderato ottimismo: “Si tratta di un giocatore molto solido, difficile da affrontare. Però non ha nessun colpo veramente pesante e io mi trovo bene contro questo tipo di giocatori, perché possono sfruttare la maggiore potenza del mio dritto e del mio servizio, senza subire la loro”.
M. Kukushkin (KAZ) b. B. Coric (CRO) 3-6 7-6 (5) 6-4 6-2
Nella sfida tra due giocatori che hanno dimostrato di saper dare il proprio meglio nell’atmosfera di Coppa Davis, Mikhail Kukushkin si dimostra più “animale da Davis”‘ di Borna Coric, che per la terza volta in tre incontri non riesce a venire a capo del più esperto avversario. Il 30enne tennista russo naturalizzato kazako vince in rimonta in quattro set, spegnendo sul nascere le speranze croate di riuscire a chiudere il tie già nella giornata di domani. Il primo set inizialmente è di studio e procede senza scossoni fino all’ottavo gioco, quando all’improvviso ecco la prima palla break dell’incontro. A favore di Coric, che non si fa pregare e la sfrutta, tenendo poi in sicurezza il servizio e assicurandosi così il parziale. 6-3 Croazia.
Kukushkin accusa il colpo, dà palesi segni di nervosismo (ma già nell’allenamento di stamattina non era sembrato del tutto sereno, principalmente a causa di un dritto insolitamente insicuro) e cede nuovamente il servizio in apertura del secondo set. Coric va sul 2-0 e la sensazione è che finalmente abbia capito, dopo aver perso entrambi i precedenti, come ingabbiare il gioco del kazako, pressandolo con costanza da fondo. Ma Mikhail in Coppa Davis è un osso veramente duro, quasi un altro giocatore rispetto a quello che di solito frequenta i tornei ATP: 22 vittorie per lui in singolare, a fronte di sole 12 sconfitte, molte delle quali contro giocatori ben più avanti di lui in classifica. L’ultimo grande exploit del 30enne di Volgograd, tanto per capirci, risale allo scorso settembre, quando battè sia Schwartzman che Pella nel play-off vinto contro i campioni in carica dell’Argentina che ha riportato il Kazakistan nel World Group. E infatti il tennista kazako con orgoglio e recupera immediatamente il break, facendo entusiasmare la pattuglia dei connazionali sulle tribune, anche loro dotati di strumenti a fiato come gli omologhi croati, sebbene in numero minore. Altro scambio di break – con Coric che le prova tutte prima di cedere per la seconda volta al servizio alla quinta palla break, beccandosi anche un warning per time violation forse un po’ troppo fiscale (erano appena usciti da un lunghissimo scambio) – prima che finalmente uno dei due (Kukushkin) tenga di nuovo il servizio.
Ma la partita adesso è cambiata. Il tennista zagabrese non riesce più a dare continuità alla sua pressione da fondo e non potendo contare su un fondamentale che gli consenta di portare a casa punti facili, ora deve subire la ragnatela del kazako, abile a rallentare e poi ad accelerare improvvisamente lo scambio. Il n. 28 del mondo si aggrappa al servizio (che però oggi non lo ha supportato molto: solo il 64% di punti con la prima e il 54% con la seconda, e togliendo il primo set i dati peggiorano ulteriormente) per salvare una palla break sul 3-4 che sa tanto di set point. Il match è piacevole, entrambi sono giocatori che non mollano un punto e non potendo contare su un colpo da ko fanno dell’abilità tattica e della capacità di contrattaccare i loro punti di forza. Si arriva senza ulteriori particolari sussulti al tie-break e qui le difficoltà odierne del 21enne croato vengono inevitabilmente a galla. Quando è sotto pressione e va in tensione – forse, come ammesso dallo stesso Coric in conferenza stampa, per una condizione fisica non particolarmente brillante (nei giorni scorsi aveva dichiarato di far fatica ad assorbire il fuso orario – Borna commette spesso l’errore di arretrare col peso del corpo nell’esecuzione dei fondamentali da fondo (specie col dritto) e di conseguenza i suoi colpo iniziano a finire lunghi: ed ecco che nel tie-break in ben tre occasioni sbaglia nettamente in lunghezza da fondo. E a uno come Kukushkin in Coppa Davis i regali non devi farli: il kazako vola 6-3 e poco dopo chiude per sette punti a cinque. 7-6 Kazakistan.
I tifosi ospiti esultano mentre i locali (gli spalti si sono riempiti rispetto al match di Cilic, ma rimangono comunque molti posti vuoti: ci saranno al massimo 3000 spettatori su una capienza massima di oltre 5000), pur incitando il loro giocatore, capiscono quello che sta succedendo: il match ora lo comanda Kukushkin. Che questo sia stato il set che indirizzato l’incontro l’hanno confermato i due giocatori in conferenza stampa. “Nel secondo set ho avuto anche un po’ di fortuna, tutti i punti importanti li ho vinti io” ha detto il kazako. “Nel secondo set mi sono trovato due volte in vantaggio di un break, ho visto il traguardo vicino e poi d’improvviso ero un set pari. Un po’ di sfortuna, ma anche bravo lui” il commento del croato.
Il terzo set inizia con Coric che cerca di ritrovare solidità e spinta da fondo. Lo zagabrese riesce anche a procurarsi una palla break nel terzo gioco, ma è un fuoco di paglia: il suo avversario riprende immediatamente in mano le redini dell’incontro, recupera e piazza lui l’allungo del 3-1. Con la racchetta di Coric che viene scagliata a terra con conseguente logica ammonizione del croato, in preda alla frustrazione. Frustrazione che poi spiegato con dovizia di particolari e con franchezza, seppur visibilmente amareggiato, in conferenza stampa: “Con lui faccio fatica, qualsiasi cosa io faccia lui riesce a fare una mossa in più. Riesce a neutralizzarmi il rovescio e quindi devo forzare di più col dritto. E in giornate come quella di oggi, in cui non sono brillante fisicamente, questo significa che finisco per fare più errori. Persino il suo servizio mi dà fastidio più di altri, non so come mai non riesco a leggerlo in anticipo.” Il n. 92 del mondo appare ora in controllo del match: il suo giovane avversario per fare un punto deve fare gli straordinari, come nell’interminabile settimo game in cui riesce a tenere il servizio solo dopo una lunga durissima battaglia. Ma serve a poco: Kukushkin non si volta più indietro e vola verso la conquista del terzo set (ritardata solo da un medical time-out chiesto da Coric per farsi trattare la gamba destra “Niente di grave, credo, ho sentito un muscolo tirare. Vediamo domani quando mi alzo” ha detto in merito in conferenza stampa), chiuso con il terzo ace dell’incontro. 6-4 Kazakistan.
Il quarto parziale inizia con il giocatore di casa che nuovamente deve sudare sette camice in un game lunghissimo (“Non ero brillante fisicamente oggi, facevo molta fatica in campo, ma non ho perso per questo” dirà a fine match con la consueta schiettezza) per tenere il servizio. Ma è una fatica che si rivela inutile, dato che poco dopo lo perde a 15, mettendo in rete un dritto banale che sa tanto di resa definitiva. E infatti lo è: Kukuskhin è in assoluto controllo del match (“Coric ha fatto fatica ad adattarsi, rientrando tardi dagli Stati Uniti, questo alla lunga mi ha favorito” ha ammesso onestamente nelle dichiarazioni del dopo partita, che siamo riusciti a riportarvi grazie all’aiuto di un collega croato che conosce il russo) ed inattaccabile al servizio, mentre Borna cede nuovamente il suo nel settimo game. E come nel set precedente il tennista kazako sigilla con un ace (il sesto complessivo) la vittoria del parziale, che stavolta vale anche la conquista del match, dopo poco più di tre ore e mezza di gioco. 6-2 Kazakistan. E sfida in parità. Cosa che però non fa pensare al capitano della squadra di casa di cambiare i piani e schierare Marin Cilic domani in doppio. “Dodig e Mektic si sono allenati tutta la settimana. Anche se non hanno mai giocato assieme, siamo fiduciosi che sapranno fare bene” ha dichiarato infatti Krajan in conferenza stampa.
USA – Belgio 2-0 (Vanni Gibertini)
J.Isner (USA) b. J. De Loore (BEL) 6-3 6-7(4) 7-6(8) 6-4
La differenza di 310 posti in classifica tra i due lasciava presagire un incontro a senso unico in questo primo singolare della sfida di Nashville, ed il primo set sembrava confermare le attese: 26 minuti filati via senza sussulti, con il break ottenuto da Isner al primo tentativo sul 3-2 e niente che lasciasse presupporre una fine che non fosse scontata. Ma quando sulla palla break del 2-2 nel secondo set (che sarebbe rimasta l’unica del parziale) la neo signora Inser Madison stava probabilmente già pensando a quale ristorante prenotare su Broadway per gustare la fantastica carne alla salsa barbecue tipica del Tennessee, ecco che la partita iniziava a prendere una piega inattesa: i servizi di Big John cominciavano a tornare indietro, piuttosto lunghi, creando al gigante americano qualche imbarazzo nel primo colpo dopo la battuta, e nel contempo De Loore semplicemente smetteva di sbagliare e si permetteva anche di infilare colpi vincenti nelle zone di campo lasciate sguarnite dall’avversario, sempre più alla ricerca del suo diritto.
Nonostante un vantaggio iniziale di 2-0 nel tie break ed un magnifico passante di diritto in corsa per il 4-4, Isner non riusciva a portare il set dalla sua parte e si ricominciava sull’1-1. De Loore continuava nella sua magnifica corsa, fino ad avere addirittura un set point sul 5-2 e servizio Isner, subito cancellato da una randellata centrale di servizio. Al momento di servire per il set, però, il belga si ricordava di essere solo il n.319 al mondo e sbagliava un diritto molto semplice sulla palla del controbreak per Long John. Si arrivava al tie-break anche in questo set, De Loore allungava 3-1 con un bel lob vincente, ma Isner recuperava immediatamente si procedeva punto a punto. Un rovescio in rete di De Loors dopo 69 minuti chiudeva il set in favore degli USA, facendo tirare un sospiro di sollievo a tutta la panchina a stelle e strisce.
Il quarto set seguiva un canovaccio più consolidato, con Isner che andava subito in vantaggio di un break e lo portava fino al termine per regalare il primo punto agli USA.
S. Querrey (USA) b. R. Bemelmans (BEL) 6-1 7-6(5) 7-5
Decisamente più tranquillo il secondo singolare della giornata di Nashville che ha visto in campo Sam Querrey ed il mancino belga Ruben Bemelmans. Dopo un lampo di primo set (6-1 in 25 minuti), la partita si è fatta più equilibrata, anche se Querrey per lunghi tratti ha concesso solo le briciole sulla propria battuta, tenendo Bemelmans sotto pressione al servizio. Solo 3 palle break nel secondo parziale, deciso da un tie-break giocato punto a punto e chiuso da un prolungato scambio da fondo concluso a favore dell’americano. Terzo set ancora più legato alla regola della battuta, con sei dei primi sette giochi chiusi a “zero” oppure a “15”. Il primo ad avere l’occasione per l’allungo decisivo è stato Querrey, che ha avuto due palle del 5-3 e servizio, entrambe annullate piuttosto bene da Bemelmans, il quale ha poi avuto l’unica palla break del match sul 4-4, andata in fumo con un diritto largo. Il break decisivo è arrivato sul 6-5 Querrey, quando il belga, sul 40-30, ha commesso due gravissimi doppi falli ed un gratuito di rovescio che ha chiuso la giornata di gare con gli Stati Uniti ad un punto dalla semifinale.