Anche Cédric Pioline accompagnava la “spedizione” francese in quel di Genova. Ex n. 5 del mondo, vincitore di cinque titoli in carriera (tra cui il torneo di Montecarlo, nel 2000) e due volte finalista slam – allo US Open nel 1993 e a Wimbledon nel 1997 – Pioline fa parte dei nuovi “moschettieri”, gli eroi francesi della Davis degli anni Novanta e i primi anni Duemila. Insieme a Guy Forget, Arnaud Boetsch, Guillaume Raoux e il capitano Yannick Noah, nel 1996 Cédric può alzare al cielo la celebre insalatiera grazie alla vittoria in finale con la Svezia di Stefan Edberg, contribuendo al successo vincendo un singolare proprio contro l’ex n. 1 del mondo. Il trionfo per il tennista di Neully-sur-Seine si ripete nel 2001: sotto la guida del capitano Forget, Pioline, Nicolas Escudé, Fabrice Santoro, Arnaud Clément e Sébastien Grosjean a Melbourne rovinano la festa agli australiani di Lleyton Hewitt, regalando alla Francia il nono sigillo Davis (il decimo verrà raggiunto nel 2017, ancora grazie al carisma di Noah e alla squadra di Tsonga & co.). Pioline partecipa inoltre alla finale del 1999 contro l’Australia.
Un destino, quello di Cédric, legato indissolubilmente alla Coppa Davis, che ha fatto sì che il francese diventasse il vice di Noah nel 2015. Ubaldo Scanagatta lo ha intervistato a Valletta Cambiaso, dopo l’encomiabile performance di Lucas Pouille contro Fabio Fognini. Il francese ha dimostrato ancora una volta, nella sua giovane carriera, grande autocontrollo e lucidità. Dopo aver perso il primo parziale, è riuscito a far suo il secondo e, mantenendo la calma anche nei momenti più caldi del match, a recuperare uno svantaggio da 0-3 e da 3-5 nel terzo, salvandosi dai tre setpoint di Fognini per poi chiudere 2-6 6-1 7-6(3) 6-3.
Qual è la tua opinione su questo match. Pensi che sia stato il solito Fognini, che ha le sue chance e poi se le lascia sfuggire?
Non la vedo proprio così. È vero che Fabio è partito molto bene, ha vinto il primo set; poi Lucas ha reagito e c’è stata parità. Teoricamente l’Italia avrebbe potuto essere in vantaggio 2 set a 1 e questo, certo, cambia molto lo svolgersi del match perché Fabio sa di aver mancato delle occasioni. Poi c’è stata un po’ di sfortuna perché quella risposta che ha toccato il nastro, se fosse passata, sarebbe stata vincente. Ma è il tennis. A volte pochi punti determinano l’esito del match ed è quello che è successo in questo caso. Ma è stata una partita in cui ci sono stati dei momenti di grande qualità.
Fognini ha avuto tre setpoint nel terzo set, e poi ci sono state quelle due palle a rete…
Sì, lo so; poi anche Lucas a un certo punto ha messo a segno due ace… Lo sappiamo, a volte Fabio si innervosisce e si lascia prendere dalla frustrazione. Lucas è un po’ più costante. È quello che manca a Fabio per avanzare di quei cinque o forse dieci posizioni in classifica, perché ha un potenziale incredibile. È vero che un incontro di tennis non si vince solo con il talento o giocando bene venti minuti; bisogna essere costanti per tutta la partita e negli incontri successivi. Ma non lo conosco bene e non mi permetto di giudicare, è vero però che gli capita abbastanza spesso…
Cosa pensi della “rivoluzione” della Coppa Davis? Sei favorevole o contrario?
Sono totalmente contrario. A Lille, per esempio, in semifinale e in finale, c’erano circa trentamila spettatori; qui a Genova, anche se lo stadio è più piccolo, abbiamo visto la passione della gente per la Coppa Davis e poi in Spagna, a Valencia, con Nadal e Zverev che sono tra i primi quattro giocatori del mondo. Ritengo che le persone che prendono decisioni importanti dimentichino una cosa fondamentale, le radici del tennis. Noi abbiamo lo stadio del Roland Garros grazie alla Coppa Davis. Forse ci sono dei problemi economici, ma bisogna ricordarsi che molti atleti hanno giocato a tennis grazie alla Coppa Davis e hanno avuto carriere fantastiche. Non nego che forse la formula attuale possa essere un po’ modificata, ma non in questo modo.