Neanche il tempo di mettere in archivio la vittoria contro il Kazakistan, che in Croazia l’attenzione è già rivolta alla sfida di semifinale contro gli Stati Uniti che si disputerà dal 14 al 16 settembre. E nella conferenza stampa di domenica pomeriggio a Varazdin, dopo la splendida vittoria di Marin Cilic che ha permesso alla rappresentativa balcanica di qualificarsi per la quarta volta nella sua storia tra le prime quattro, uno degli argomenti principali di cui si è parlato con il n. 3 del mondo e con il ct Krajan è stata proprio la scelta della sede e della superficie su cui affrontare il team capitanato dall’ex n. 1 del mondo Jim Courier. “Giocheremo quasi sicuramente sulla terra” hanno risposto praticamente all’unisono Cilic e Krajan “che è la superficie sulla quale loro si trovano sicuramente meno a loro agio. Anche perché arrivando dalla stagione sul cemento americano – non essendo cresciuti sulla terra – ci mettono di più ad abituarsi, per noi è più facile. Dobbiamo invece ancora valutare se giocare indoor o outdoor”.
Che la scelta sarebbe caduta sul mattone tritato, in modo da disinnescare i servizi-bomba di Isner, Sock e Querrey, era cosa ovvia sin da quando i match di primo turno avevano fatto presagire che a settembre sarebbe andata in scena la quinta sfida nella competizione tra croati e statunitensi. Il fatto di dover ancora decidere se giocare all’aperto piuttosto che al chiuso lascia invece aperte diverse possibilità per quanto riguarda la sede del tie. Indoor ci sarebbero in pole position Zagabria e Zara, che in tempi recenti – nel 2016 – hanno ospitato rispettivamente finale e semifinale di Davis. Quest’ultima giocata proprio su un campo in terra preparato appositamente per l‘occasione all’interno del palazzetto dello sport della città dalmata, intitolato alla memoria del fuoriclasse del basket jugoslavo e croato Kresimir Cosic. “Preparare un campo di terra rossa all’interno di un palazzetto ha sempre i suoi rischi. Qui a Varazdin hanno fatto un grande lavoro, il campo era veramente ottimo, ma sappiamo per esperienza che non sempre è così, ci sono tante variabili che influiscono sulla posa in opera. Dobbiamo perciò rifletterci bene” ha sottolineato Cilic, per far capire che non è una scelta così semplice.
L’ultimo match disputato in casa all’aperto non è certo un bel ricordo per i croati, dato che si tratta di quello perso per 4-1 nel 2013 contro la Gran Bretagna ad Umago (che vide l’esordio in squadra dell’allora sedicenne Borna Coric) che costò la retrocessione dal World Group. La prima opzione outdoor sarebbe Spalato – che è comunque in gara anche per ospitare l’evento al chiuso considerato che può contare sulla Spaladium Arena, impianto che ha già ospitato la Davis in passato, seppur su tappeto sintetico – con l’idea di preparare il campo all’interno dello stadio cittadino Poljud. Un ritorno ad Umago invece non rientra tra le ipotesi in gioco, anche considerato il fatto che ci sarebbe da chiedere una deroga all’ITF poiché il campo centrale (intitolato a Goran Ivanisevic) del complesso Stella Maris che ospita il torneo ATP 250 “Croatian Open” non ha la capienza minima richiesta per una sfida di semifinale di Coppa Davis. Deroga che la Federtennis croata potrebbe comunque chiedere per affrontare Isner e soci nella penisola istriana, ma per proporre ai vertici del tennis mondiale un qualcosa di difficilmente rifiutabile, cioè quella che è di gran lunga la location più affascinante tra tutte quelle in ballo: l’Arena di Pola.
Sarebbe indubbiamente di una suggestione unica giocare nell’anfiteatro costruito circa 2.000 anni fa sotto l’imperatore Augusto, una delle sei più grandi arene romane al mondo (lunghezza 132 metri, larghezza 105 metri) e unico anfiteatro romano con quattro torri laterali e tutti i tre ordini dell’architettura romana perfettamente conservati (in realtà dal lato opposto al mare gli ordini sono due, dato che sorge su un pendio). L’Arena, che originariamente ospitava sino a 23.000 spettatori che vi si recavano per assistere alle battaglie tra gladiatori e alle naumachie, negli anni trenta fu adattata per il teatro moderno, le cerimonie militari e gli incontri pubblici. Oggi può accogliere fino a 5.000 persone e vi vengono tenuti concerti musicali (Sting e Pavarotti tra i grandi nomi che si sono esibiti al suo interno) e rassegne cinematografiche. “Sarebbe sicuramente una sede affascinante. Giocare lì sarebbe veramente uno spettacolo incredibile, di grande richiamo” ha dichiarato Marin Cilic, a margine della conferenza stampa, in merito all’eventualità di sfidare gli statunitensi all’interno dello storico monumento in calcare bianco. Le perplessità su Pola e sull’Arena, oltre chiaramente agli aspetti logistico-organizzativi non banali nel caso di una scelta simile, sono soprattutto legate alle condizioni meteorologiche: mentre a Spalato a settembre è meno probabile che accada, in Istria a metà settembre non è poi così utopistico pensare che il maltempo possa rovinare il tutto.
“Abbiamo tempo fino a fine mese, ci penseremo bene” ha concluso Krajan. Speriamo a Zagabria ci pensino veramente bene e magari, chissà, anche con un occhio di riguardo per i loro dirimpettai adriatici (anche se la sconfitta degli azzurri a Genova ha fatto sfumare l’unica chance dei croati di giocare la finale sul terreno amico), visto che giocare a Pola darebbe l’opportunità di assistere ad una semifinale di Davis anche agli appassionati italiani delle regioni nord-orientali, considerato che Pola dista solo un’ora e mezza in auto da Trieste e tre ore da Venezia.