[PR] P. Andujar b. [2] K. Edmund 6-2 6-2
Finisce in gloria a Marrakech la fiaba di Pablo Andujar, che dopo due anni di assenza forzata dai campi di gioco a causa delle ripetute operazioni al gomito destro, ha conquistato per la terza volta il Grand Prix del Marocco intitolato al re Hassan II. Un successo che segue di solo una settimana quello ottenuto al challenger di Alicante che di fatto ne aveva segnato il rientro nel circuito. Una generosa mano a cogliere il quarto successo complessivo in carriera oggi gli è giunta dal suo avversario, l’inglese Kyle Edmund, contro il quale lo spagnolo non aveva mai incrociato in precedenza la racchetta. L’inglese – numero 26 del mondo e di nove anni più giovane di Andujar – era alla sua prima finale ATP in carriera ed evidentemente l’emozione gli ha giocato un brutto scherzo. Difficile, in caso contrario, trovare delle giustificazioni all’eclatante numero di errori non forzati commessi dal britannico nel corso dell’intero incontro soprattutto con il suo colpo migliore, ovvero il diritto, oppure i sei break subiti ed equamente distribuiti nel corso dei due set. La condizione fisica e la solidità mostrata dal vincitore sono state comunque impressionanti.
Partito subito a razzo con due break consecutivi, Andujar ha avuto un attimo di esitazione nel quarto game in cui ha a sua volta subito un break (non senza lottare) per poi rifarsi nel gioco seguente. Infine, dopo avere annullato due palle break consecutive, ha conquistato il parziale al primo set point con il clamoroso sostegno di un nastro e di una riga evidentemente inclini alle storie a lieto fine. Edmund gravemente insufficiente con il diritto e non all’altezza della situazione al servizio: 12 punti conquistati su 29 disputati costituiscono un dato autoesplicativo. Il secondo set si è dipanato sostanzialmente sulla falsariga del primo, con Andujar al comando sin dal primo game e Edmund non in grado di opporgli efficaci contromisure, se non in qualche fugace momento. L’inglese in questo parziale ha, se possibile, ulteriormente peggiorato la statistica dei punti fatti al servizio conquistando la miseria di 11 punti su 27 e non è stato capace di annullare neppure una delle tre palle break che si è trovato a fronteggiare. Solo nel sesto game, a partita già ampiamente compromessa, ha avuto un sussulto di orgoglio e di classe e, togliendo il servizio al suo avversario, ha almeno reso meno mortificante la dimensione della sconfitta. Nel game finale Andujar si è trovato, come nell’ultimo gioco del primo set, sul 15-40 e, per un breve istante, ha probabilmente ripensato alla partita disputata nei quarti contro Vatutin in cui, nella medesima situazione di punteggio, cedette cinque game consecutivi e fu costretto a conquistare l’accesso in semifinale al terzo set.
La paura è durata però lo spazio di pochi istanti poiché Edmund ha prima affondato in rete un paio di risposte di diritto ed ha poi posto fine alla sua agonia sportiva e dato il là alla commossa esultanza del suo antagonista, con un rovescio in corridoio apparso figlio della voglia di andare in doccia a togliersi la polvere del deserto. Grazie a questa vittoria Andujar rientra tra i primi 200 giocatori del mondo. Sarà interessante vedere se il proseguimento della stagione su terra rossa gli consentirà di tornare – se non proprio alla trentaduesima posizione occupata nel 2015 – almeno in top 100. Rimandato a Montecarlo Edmund dove al primo turno incontrerà Andreas Seppi, bravo a conquistare l’accesso al tabellone principale partendo dalle qualificazioni e che avrà quindi la chance di rifarsi della sconfitta subita agli ultimi Australian Open proprio per mano dell’inglese