da Montecarlo, il nostro inviato, con Laura Guidobaldi e Lorenzo Colle
C’è un cielo grigio e per nulla rassicurante a sorvegliare la sonnacchiosa mattinata di questa prima domenica al Country Club di Montecarlo. Si è ancora ben lungi dall’entrare nel vivo del torneo, il primo Masters 1000 su terra rossa della stagione. Chissà che non porti in dote un’altra novità, come già hanno fatto i cugini del Sunshine Double: Indian Wells e Miami hanno visto due prime volte, con i successi di del Potro e Isner, cui va aggiunto Sock a Parigi Bercy 2017. Tre mille consecutivi con campioni nuovi. Non capitava da quindici anni, quando nel 2003 si susseguirono Mantilla (Roma, contro Federer), Coria (Amburgo) e Roddick (Montrèal). Era l’anno del primo successo a Wimbledon di Federer, l’inizio della Golden Era praticamente, e nell’ambiente si respira la speranza che gli scossoni di questo inizio 2018 possano tradursi in una nuova, piccola, rivoluzione.
Di certo una voce discorde c’è. Rafael Nadal torna nel Principato, dove lo scorso anno ha sollevato il trofeo per la decima volta in carriera, prima di andare in doppia cifra anche a Barcellona e al Roland Garros. Sarà appena il suo secondo torneo stagionale, dopo gli Australian Open. E come lo scorso anno, partirà favorito ben più di una spanna sopra gli altri, alla sua quindicesima partecipazione al Rolex Masters. Con un bilancio di 63-4 a Montecarlo, tutto vorrebbe, fuorché vedere un cambiamento. Ma le sue condizioni hanno ancora un punto interrogativo: “Ho sempre sensazioni positive quando vengo qui, certo. Mi sto allenando sul rosso da un po’ ormai, già una settimana prima della Coppa Davis. Gli ultimi giorni sono stati positivi, sto bene e sto avendo la giusta intensità”. Il tie di Siviglia è stata la sua prima uscita dopo gli Australian Open, conclusi con il ritiro contro Cilic in quarti di finale: “È stata durissima, avevo giocato bene fino a quel momento. Anche se probabilmente è stata ancora più difficile gestire il forfeit ad Acapulco. Mi sentivo pronto, ero arrivato fin lì, poi all’ultimo minuto ho avuto una ricaduta”.
Nadal è in cerca di una undicesima tempesta perfetta, ma come per il meteo che incombe sul promontorio di Monaco, è incerto: “Non so quando sarò al top. So quello che mi serve, ma so anche che ho bisogno di tempo. Non scendo in campo con paura, in ogni caso. I medici mi hanno dato l’ok, e adesso voglio solo giocare”. Rafa sarà il naturale favorito, specialmente alla luce dell’assenza di Federer, che come lo scorso anno non disputerà la stagione sul rosso. “Non mi interessa, lui fa le sue scelte. Mi dispiace però, aveva detto di voler giocare un’altra finale al meglio dei cinque set sulla terra contro di me, e pochi giorni dopo annunciava che non avrebbe partecipato al Roland Garros…”. Per evitare che lo svizzero lo scalzi di nuovo dal trono ATP, dovrà difendere il titolo. In mattinata si è allenato con Goffin, che conferma l’idea comune: “Come ho trovato Rafa? Sinceramente era già mostruoso oggi e penso che sia anche più forte che in passato. Qui è a casa sua”. Il bega si è da poco ripreso dal grottesco infortunio all’occhio patito a Rotterdam, dove steccò una volèe che lo colpì in volto: “Le condizioni dell’occhio sono molto buone ora”. Particolarmente luminoso nella sua maglietta celeste, Goffin è apparso fiducioso e soddisfatto del recupero e del suo rendimento in campo durante gli allenamenti. “Le cose stanno andando sempre meglio, sia tennisticamente che fisicamente. Ogni giorno ho buone sensazioni. Se la retina fosse stata lesionata avrei dovuto subire un’operazione ma fortunatamente non è stato necessario quindi ho potuto riprendere progressivamente l’attività. Porto una lente a contatto che mi aiuta a compensare la perdita di rilievo nella visuale e così va nettamente meglio”.
Alternative? Poche, e piuttosto confuse. Dominic Thiem è da anni il candidato a contendere a Nadal i titoli sul rosso più importanti, ma fatica ad affermarsi sui maggiori palcoscenici. Qui arriva da testa di serie numero 5, sulla sica di una condizione non ottimale che lo ha portato a ritirarsi a Indian Wells: “Ora sto meglio, la caviglia non mi fa male. Mi sto allenando bene. Io alternativa a Nadal? Lo scorso anno abbiamo giocato partite di altissimo livello. Spero almeno di ripetermi”. L’austriaco ha raggiunto due semifinali in carriera a Parigi, perdendo contro Djokovic e Nadal, rispettivamente. “Se ci arrivo di nuovo magari incontro qualcuno di meno forte!”.
Manca Novak Djokovic. Dopo una vita, non ha partecipato all’incontro con la stampa riservato alle prime teste di serie. Sembra assurdo. C’è invece Pablo Carreno Busta, ben poco considerato, tranquillissimo e senza pretese: “Non ho pressione. Lo scorso anno è stato il migliore della mia carriera, adesso voglio solo godermi il momento e cercare di fare il meglio possibile. L’obiettivo è stare in top 10 a lungo”.
Cilic, Zverev, Dimitrov, tutti in fila per dare battaglia al re del rosso, mossi da motivazioni diverse. Il croato parla di numero 1 come obbiettivo finale, Grigor di serenità da ritrovare. Zverev non si sbilancia troppo sul tennis giocato, ma è lapidario quando è incalzato sull’argomento coach: “Ho già il miglior coach del mondo. Mio padre ha tirato su due top 30, con stili diversi, e uno dei due ha anche vinto un paio di Masters 1000“. L’incontro con Lendl c’è stato però. “Sì, a cena, ma solo perché conosce bene il mio fisioterapista. Ci sono stati dei contatti importanti in ogni caso, è una possibilità“. Eppure, nessuno che dia l’impressione di poter competere davvero con Nadal, a prescindere dalla condizione dello spagnolo, più distratto dai risultati del campionato spagnolo di calcio, che dal field degli avversari.
I tabelloni completi: MAIN DRAW – QUALIFICAZIONI