[6] S. Johnson b. [8] T. Sandgren 7-6(2) 2-6 6-4
Arrivano a dieci le vittorie consecutive sulla terra di Houston per Steve Johnson, che bissa il successo dello scorso anno e vince il terzo titolo della carriera (l’altro a Nottingham) su quattro finali, battendo Tennys Sandgren. Per la nona volta nell’era Open due giocatori statunitensi incrociano le loro racchette nella finale dell’unico torneo rimasto negli USA a giocarsi sulla terra rossa, mentre l’ultima doppietta in questo torneo storico (prima edizione 1910) era stata messa a segno da Andre Agassi nel biennio 2002-03.
Non stupisce il fatto che in finale ci siano giunti Johnson e Sandgren, i tennisti più dotati tecnicamente di tutta la batteria made in USA, o quanto meno due che cercano spesso di inglobare nel loro gioco soluzioni che esulano dal classico ‘servizio e dritto’. I due precedenti sorridevano a Sandgreen (oggi alla sua prima finale ATP) e sorprende un po’ il fatto che siano stati disputati proprio sulla terra e proprio negli USA, ma sono comunque un po’ datati (2013 e 2009) e non a livello ATP.
Il vento, come nei giorni scorsi, cerca di rendersi partecipe e i tennisti a tratti sembrano perdere la bussola: Sandgren rischia svariate volte di andare sotto nel punteggio a causa delle sue frequenti discese a rete non sempre efficaci, mentre Johnson non riesce a sfondare con il dritto a sventaglio come suo solito. Quest’ultimo quindi decide di rallentare le manovre con un costante utilizzo del rovescio in back che porta quasi allo sfinimento il ragazzo del Tennessee. Il tie-break sembra inevitabile ma prima di arrivarci i giocatori decidono comunque di scambiarsi vicendevolmente un break; è Sandgren ad avere l’occasione più ghiotta andando a servire sul vantaggio di 6-5. Forse proprio il pensiero di quanto sciupato lo accompagna nel tredicesimo game e lo porta a compiere diversi errori – tra cui un doppio fallo – che gli costano il set.
Il momentaccio di Tennys Sandgren – da lunedì nella top 50 per la prima volta – prosegue anche all’inizio del secondo set quando continua a soffrire il gioco del suo avversario, ma come ben sappiamo, la mente gioca sempre un ruolo fondamentale nel tennis e a volte basta un solo punto a ribaltare completamente gli stati d’animo. Nel sesto game Sandgren vince con un tweener uno scambio tanto lottato quanto spettacolare e da lì a poco si appresta a brekkare l’avversario e a riportare il match in equilibrio. Dopo la vittoria in rimonta contro Karlovic, Tennys aveva dichiarato: “ho come la sensazione di impegnarmi di più quando le cose mi si mettono male” e anche oggi ha confermato questa sua intuizione.
Nel parziale decisivo Sandrgren inizia una ‘partita nella partita’ il cui avversario è se stesso: ogni punto è seguito da un monologo di incoraggiamento o di rimprovero a secondo dell’esito dello scambio, Johnson invece torna a rallentare il ritmo e la scelta paga. Nel decimo game, in maniera del tutto inaspettata piazza il break decisivo e chiude 6-4 nel gioco successivo, dopo 2 ore e 24 minuti. Sandgren è deluso ma quello che versa più lacrime è il vincitore che mostra tutta la sua commozione per la scomparsa del padre avvenuta lo scorso anno.
Great to see Steve Johnson 🇺🇸 win clay title in Houston…Been a tough year on and off the court for one of the really good guys on Tour… Wins title at same event his father last watched him play a year ago…👍 to Tennys Sandgren as well #ATP pic.twitter.com/6LR9a7cSxf
— John Horn (@SportsHorn) April 15, 2018
La scena più bella dunque è rappresentata dal gesto di Sandgren, che (metaforicamente) assieme a tutto il pubblico presente sul centrale, abbraccia Johnson affettuosamente per consolarlo e congratularsi per il suo successo. Si tratta appena del secondo tennista in grado di confermare, nel 2018, il titolo vinto dodici mesi prima. L’altro, neanche a dirlo, è stato Roger Federer in Australia. Forse per questo Steve ha ben deciso di festeggiare la vittoria con il più classico dei ‘tuffi a bomba’ in piscina.