La scorsa settimana a Genova c’era anche David Haggerty, il presidente dell’ITF, la federazione internazionale. La grande atmosfera creata dai tanti francesi giunti nella città della Lanterna a tifare Pouille e compagni, ma anche dai tifosi italiani, non sembra aver smosso Haggerty dalle sue convinzioni. Per lui nulla è cambiato. Queste sono le risposte che ha dato al collega dell’Equipe Franck Ramella mentre era in corso Italia-Francia. Sotto ad ogni sua risposta c’è un mio commento. In fondo all’articolo potete leggere alcuni precedenti ‘pezzi’ di Ubitennis sull’argomento.
Il fervore di questo weekend cambia il suo punto di vista?
Se fosse così ogni volta, non avremmo bisogno di cambiare. È eccitante vedere tutta questa passione, questo entusiasmo, ma la formula di cui stiamo parlando non cambierà niente di tutto ciò. È un nuovo capitolo, un’evoluzione in cui i giocatori più forti giocheranno. Il nuovo format può assolutamente riprodurre quello che conosciamo già, in un unico luogo con 18 squadre accompagnate dai loro fans e tre match assicurati per la loro squadra.
NOTA DI SCANAGATTA – Un campionato del mondo a squadre di tennis non è come quello del calcio, dove tifosi di tutto il mondo sono capaci di andare anche in Qatar (a nuoto…) per assistervi nonostante temperature allucinanti in un Paese che non offre granché d’altro. Tifosi che oltre alla propria squadra vedono volentieri anche le altre, perché di tutti conoscono tutto. Haggerty parla di tre match assicurati per ciascuna nazione. Se i tre match fossero dietro l’angolo, chissà, magari un migliaio o due migliaia di grandi appassionati di una squadra si muoverebbe. Ma dubito che il discorso di un tal seguito valga per tutte le nazioni. E poi dove si organizzerebbe una tal settimana? Se fosse dall’altra parte del mondo, come si sente dire (Australia, oppure Singapore, Cina, Qatar), secondo me ci andrebbero in pochissimi. È assolutamente irrealistico credere che 100.000 fans di tennis (per una media di 5.500 per ciascuna delle 18 nazioni partecipanti al progetto Haggerty) siano disposti a viaggiare per far da spettatori ad una manifestazione che non può essere giocata altro che nel periodo novembre-gennaio e che deve poter contare su tre mega stadi coperti.
Infatti con una programmazione così concentrata di match, non si può correre il rischio che la pioggia blocchi una mezza giornata di gare. E per far disputare in ciascuno dei tre mega stadi le sei partite di due gironi (ciascuno dei quali composti da tre squadre; le tre partite quotidiane di un girone dovrebbero essere disputate nella sessione pomeridiana, le altre tre nella sessione serale) ed esaurire la fase eliminatoria obbligatoriamente in tre giorni, non ci si può fermare neppure per poche ore. Quindi indoor o nulla. Dove sono già per il periodo novembre-gennaio 2019 (o potrebbero essere costruiti) i tre grandi stadi coperti assolutamente necessari? A oggi solo in Australia, non proprio dietro l’angolo, per giocatori e spettatori. Ciò a meno che si progetti la costruzione di tre stadi… Ma solo per un anno chi è il pazzo che li costruirebbe? Per più anni in cambio della garanzia di ospitare la Davis rivoluzionata sempre nello stesso posto? Avrebbe successo, per giocatori e pubblico, una sede sempre uguale e magari lontanissima dall’Europa (dove è concentrata la maggior parte dei top-ten attuali?). Si vuole invece far costruire tre megastadi coperti – in ambienti fieristici? – da approntare per una settimana per poi buttarli giù? Mi pare un progetto folle.
Non crederà tuttavia di poter ritrovare la stessa atmosfera in un unico luogo?
Preferisco posizionarmi in una prospettiva mondiale. Un unico match di Coppa Davis non può essere visto da un numero sufficiente di persone.
NOTA DI SCANAGATTA – Vero. Le finali di Davis interessano quasi unicamente i Paesi che le disputano. E se una finale è sul tipo di Slovacchia-Croazia (magari senza un top-ten), negli altri Paesi il risultato finisce nelle brevi soltanto a match concluso, neppure giorno per giorno. Ma quanti degli appassionati di quei 18 Paesi andrebbe a vedere le partite in una località estera? L’evento potrebbe avere soprattutto rilievo televisivo, ma quando si sono visti in tv eventi a tribune deserte (Qatar, Singapore, Shanghai, tornei in Cina) che appeal hanno avuto? Quindi sì, qualcosa va pensato, rinnovato, perché il problema esiste, ma non è la soluzione proposta quella giusta.
Ma un match di Coppa Davis non aiuta a promuovere il tennis nel Paese nel quale viene disputato?
Non sono d’accordo. Per me, la cosa più importante è collocare il tennis in una prospettiva globale e che il suo impatto sia mondiale. Il promotore e gli sponsor vogliono una maggiore esposizione dell’evento.
NOTA DI SCANAGATTA – Ho già risposto sopra, esprimendo i miei dubbi.
Considerato il silenzio di BNPP e BEIN, si ha l’impressione che siano un po’ a disagio per questo nuovo progetto?
Siamo giunti a proporre questi cambiamenti dopo aver fatto le trattative insieme a loro…
Si accorge della protesta che si fa sentire sempre di più? Pouille parla di boicottaggio…
Ci sono molti paesi favorevoli a questo cambiamento. Stati-Uniti, Gran Bretagna e tanti altri. Il board è stato unanime. Sono stato a Indian Wells, ho parlato con molti giocatori e tanti ci seguono. Hanno detto chiaramente che non volevano giocare quattro settimane all’anno. Il nostro format dura una settimana, con un prize money di 20 M, cosa alquanto significativa.
NOTA DI SCANAGATTA – Vero che i soldi e l’idea di dedicare alla Davis una sola settimana eccitano i giocatori, ma la Gran Bretagna non è schierata al completo sulle posizioni di Haggerty e quasi tutti i giocatori francesi, con capitan Yannick Noah in testa, hanno definito la proposta di Haggerty “scandalosa”! È sicuro Giudicelli di poter gestire tutti i 12 voti spettanti alla Francia se alcuni dirigenti del suo consiglio non condividono la sua presa di posizione?
Se l’ATP organizzasse la sua World Team Cup, la situazione non sarebbe completamente assurda?
Il tennis non ha bisogno di due campionati a squadre. Ne basta uno e crediamo che debba essere la Coppa Davis. Ne parleremo con l’ATP.
NOTA DI SCANAGATTA – Allora stiamo freschi. Non si sono accordati su aspetti molto più semplici. L’ATP non sogna altro che di strappare all’ITF il controllo sull’evento più importante che finora l’ITF ha gestito da sola (sugli Slam il controllo dell’ITF è solamente teorico). La ITF avrebbe una grande arma da agitare, quella degli Slam. Se gli Slam fossero uniti e solidali (cosa che non è, ciascuno corre per sé), la policy dura da applicare sarebbe solo questa: chi non gioca la Davis per motivi poco seri o credibili, non gioca nemmeno gli Slam! È un po’ quel che accade per le Olimpiadi. Why Not? Ma gli Slam potrebbero incorrere nelle leggi anti-trust, soprattutto l’US Open negli USA, perché in teoria non si può impedire a un professionista di guadagnare dei soldi cui avrebbe diritto. Insomma insorgerebbero problemi legali di non facile soluzione.
Riducendo l’impatto della Coppa Davis, non crede di alterare l’importanza della stessa ITF?
Credo al contrario che ciò rafforzerà l’ITF, perché con le risorse associate a questo progetto potremo ridistribuire alle nazioni somme di denaro considerevoli per sviluppare il futuro del tennis.
NOTA DI SCANAGATTA – Avrà davvero fatto bene i conti? Non ho tutti gli elementi che ha avuto la società di Piquet per lanciare la rivoluzione, per cui non posso pronunciarmi. Ma esprimo forti dubbi.
Possiamo aspettarci dei cambiamenti per la mozione finale che verrà sottoposta alla votazione nel mese di agosto?
Ne stiamo parlando. Siamo aperti a dei piccoli cambiamenti. La date della fine di novembre? Vedremo. Tuttavia utilizzeremo le settimane di cui abbiamo a disposizione nel calendario.
NOTA DI SCANAGATTA – Haggerty mi ha detto che almeno un mese prima delle date dell’assemblea di Orlando, 13-16 agosto, le eventuali modifiche al progetto originale dovranno (per correttezza) essere comunicate a tutte le 147 nazioni invitate. Che non è detto che partecipino, perché la partecipazione non è obbligatoria e non è certo un grande incentivo un contributo di 500 euro per il viaggio, anche se poi c’è piena ospitalità per un dirigente di ciascun Paese per i quattro giorni dell’assemblea in Florida. Ci sono anche molte federazioni povere, soprattutto fra le 82 che hanno un solo voto, in Africa, Asia e altre regioni assai lontane dalla Florida. Per Giudicelli, il dirigente Corso presidente della Federazione Francese (vedi l’intervista resa a Genova al nostro inviato Scognamiglio), il vero problema non è tanto logistico quanto nel calendario. “Trovare una settimana giusta fra il circuito che finisce in Europa e quello che comincia in Australia, per i giocatori e il pubblico è la cosa più complicata, il vero problema”.
CONCLUSIONE – Perché una qualsiasi riforma venga approvata ci vogliono come minimo i due terzi dei voti validi. Vota solo chi è presente. Non si può votare per email. Ci sono Paesi che hanno diritto a più voti e altri meno. Se fossero presenti tutti i dirigenti delle 147 nazioni aventi diritto al voto, i voti totali sarebbero 462 e i due terzi di 462 fa 308. Ovvio che ne basteranno molti meno. In altri consessi sportivi è accaduto di tutto in situazioni consimili. Si è andati cioè a caccia di voti, foraggiando quelle nazioni che con i loro voti potessero influenzare l’esito finale. Ovviamente non in modo ufficiale. Ma si sa che “stimolare” certi Paesi in cambio di qualche favore, non è poi così difficile. Allora ecco lo scenario dei voti: 82 nazioni hanno un voto, 25 ne hanno 3, 14 ne hanno 5, 7 ne hanno 7, 14 ne hanno 9 (inclusa l’Italia), 5 ne hanno 12 (cioè gli Slam e per ragioni abbastanza misteriose ora che non ha più un Masters 1000, dacché Amburgo ha lasciato il posto a Madrid). Quindi, come dicevo ci sono 462 voti per 147 nazioni. Il punto è: chi davvero ci andrà? Haggerty mi ha detto di contare sulla unanimità dei dirigenti che fanno parte del Board e che ritiene di partire da 120 voti. Se riesce a fare un po’ di più che raddoppiarli… la rivoluzione andrà in porto. Personalmente dubito che così come è formulata, salvo grosse modifiche, possa “passare” anche al vaglio di un’assemblea un po’ “telecomandata”.
A spingere per le modifiche potrebbero essere le piccole nazioni, quelle per le quali giocare la Coppa Davis è una perdita di denaro. Il progetto Piquet-Haggerty promette soldi in abbondanza a tutti, ma nessuno sa se tali promesse potranno davvero essere mantenute. Yannick Noah ha parlato di “una gran tristezza, è la fine della Coppa Davis. Hanno venduto l’anima di una prova storica”. Andre Stein presidente della federazione belga, ha annunciato che voterà contro la riforma. Cinque voti contro più i 12 della federazione tedesca dopo che il vicepresidente Dirk Hordoff ha detto che il suo Paese era certamente contrario ed è stato ancora più deciso: “Mi auguro che tutti i Paesi che voteranno contro, se vinceranno voteranno anche per le dimissioni di Haggerty. La federazione tedesca non è mai stata consultata né coinvolta in questo progetto, quindi non ha mai dato il suo accordo a queste modifiche”. “Non so ancora che cosa voterò – ha detto Thomas Wallen, il presidente della Federazione svedese – ma ne parlerà con i giocatori svedesi che l’hanno vinta…”. Facesse così anche Giudicelli finirebbe per non dare i 12 voti a chi intende darli! Wallen ha però aggiunto: “So però che i tempi cambiano e a seguito della bassa partecipazione dei giocatori più forti qualche modifica andrà fatta”.
“SE AVETE UN’AUTO DIESEL E VI DICONO CHE IL DIESEL NON VERRÀ PIÙ UTILIZZATO NEL MONDO, OCCORRERÀ PASSARE ALL’ELETTRICO!”
Il presidente svizzero René Stammach ha annunciato che voterà a favore: “In Svizzera siamo tradizionalisti, ma negli ultimi 20 anni la nostra federazione ha perso 5 milioni di franchi con la Coppa Davis. Sono solo 4 o 5 le nazioni per le quali la Davis è interessante sotto il profilo finanziario. So che i giocatori francesi sono contrari alle modifiche, ma sui 212 Paesi dell’ITF (anche se a votare sono 147; n.b) trovatemi un 10% di giocatori che la pensano come loro! I francesi sono orgogliosi di giocare per il loro Paese, hanno sempre amato la Davis, li comprendo perfettamente quando pensano che tutte queste modifiche siano ‘zero’ e sarei d’accordo se tutto il mondo la pensasse come loro. Ma la realtà è tutt’altra. È splendido sognare… sul passato, e fa sempre male dire addio a qualcosa che si ama. Ma se non cambiamo qualcosa la Davis morirà nei prossimi tre o quattro anni. Perché con il business si va alla svelta. Se avete un’auto Diesel e nel mondo il diesel non viene più utilizzato, si deve passare all’elettrico!”.
Rafa Nadal: “L’attuale formato della Davis è vecchio, quindi non è perfetto. Anche il nuovo format non sarà perfetto perché si perderanno delle cose, non so se quindi funzionerà o no (lui inizialmente sembrava, come Djokovic, favorevole alle modifiche n.d.r.) ma è bene che ci sia gente in ITF che ha nuove idee e anche che ci siano sponsor che dimostrano di aver fiducia nel futuro del nostro sport… non so se vanno nella giusta direzione o in quella sbagliata, ma che qualcuno si muova è comunque positivo… tutti gli eventi hanno bisogno di essere prima o poi modernizzati… dobbiamo trovare modo che tutti i giocatori giochino… ma per essere giusti e onesti quando diciamo che i top-players non giocano molto spesso la Coppa Davis è vero… però i top-players sono anche… molto vecchi!”.
Questa la composizione dei voti per ciascuna nazione (vedi pagina 44). Ed ecco come funzionano i rimborsi ufficiali, max 500 euro per ogni nazione partecipante all’assemblea. Questo il testo originale in tema di rimborsi: “ITF will reimburse $500 per association towards one delegate airfare · ITF will cover 4 nights’ accommodation for one delegate per association Terms and Conditions · Flight and hotel offer not available to nations in subscription arrears at as 1 July 2018. · $500 contribution towards flight will be paid within 30 days of the completion of the AGM to the national association bank account the ITF holds on record. · Hotel dates included in the offer: 12-16 August (max 4 nights). No dates outside of these will be covered. · The costs covered by the ITF Hotel Room offer (max 4 nights for a single deluxe room) will be deducted from your final hotel bill. · Accommodation cannot be split over 2 delegates. · Room must be booked via the online AGM registration site and guaranteed with a credit card. · Room rate only covered, incidentals not included. · A maximum of 4 nights, no monetary value will be offered for stays of less than this. · The ITF hotel room offer is only available for the category of Deluxe Standard room (single occupancy), for ONE delegate from each member nation. · If a Deluxe room is booked for 2 people, any additional occupancy cost will be at your association’s expense. · Only Standard Deluxe rooms are available, the ITF is unable to cover the cost of a higher category room or contribute towards it. · A no show or late cancellation will result in the credit card guaranteeing the booking being charged 100% of booked room nights (non-refundable by the ITF)”.
Ha collaborato Laura Guidobaldi