Sarasota (USA, $100.000, terra) – H. Dellien b. F. Bagnis 2-6 6-4 6-2
L’ultima immagine della settimana trasmessa dal prestigioso evento in Florida ritrae Hugo Dellien disteso sull’har-tru, mani in volto, sconvolto di felicità davanti ai maggiorenti USTA e a Nick Bollettieri. A quattro anni di distanza dall’ultima (e unica) finale raggiunta in carriera nel challenger di Montevideo, il ventiquattrenne di Trinidad è sopravvissuto a un match point avverso nei quarti contro Kozlov prima di aver la meglio su Facundo Bagnis nell’ultimo atto, e può finalmente iscriversi all’albo dei titolati, non senza fare un pezzo di storia del tennis boliviano: Dellien è il secondo giocatore del suo paese a poter vantare la vittoria in un torneo professionistico e il primo dal 1983, anno in cui Mario Martinez conquistò a Messina il suo terzo titolo (curiosamente, sempre in Sicilia arrivarono le altre due sue vittorie).
Tunisi (Tunisia, $75.000, terra) – G. Andreozzi b. D. Gimeno-Traver 6-2 3-0 rit.
Dopo la baldoria di Punta del Este, Andreozzi ha piazzato la doppietta. Il giocatore argentino ha prolungato a Tunisi il proprio straordinario momento (18-5 il record nel tour di secondo livello nel 2018) facendo suo il challenger tornato a disputarsi sulla terra battuta della metropoli maghrebina dopo alcuni anni di pausa. Facilitato dalla forma influenzale che ha costretto il redivivo Daniel Gimeno-Traver, suo avversario nella finalissima, al ritiro nel corso del secondo set, il tennista di Baires ha dovuto concentrare tutti i suoi sforzi nel solo match di semifinale contro il portoghese Joao Domingues, quando è stato costretto a risalire dal dirupo di un set e un break di svantaggio. Periodo d’oro per il tennis argentino nel circuito challenger: nelle ultime tre settimane ben quattro trofei si sono tinti di albiceleste, grazie ai successi di Berlocq (Panama City), Londero (Città del Messico), Trungelliti (Barletta) e, appunto, Andreozzi in Tunisia.
Guadalajara (Messico, $50.000, cemento) – [6] M. Arevalo b. C. Eubanks 6-4 5-7 7-6(3)
Continua la primavera messicana da sogno di Marcelo Arevalo. Il giocatore di El Salvador ha bissato il titolo vinto un paio di settimane fa a San Luis Potosi al termine di un’altra notevole settimana di tennis trascorsa a Guadalajara. Arevalo, abile a scalare nell’ultimo mese oltre 100 posizioni nel ranking ATP, ha dovuto saltare gli ostacoli più alti nel quarto di finale contro l’insidioso volleatore australiano John-Patrick Smith e soprattutto nella finale opposto a Christopher Eubanks, vinta dopo due ore sul filo del rasoio. Particolarmente commendevole il torneo di Eubanks medesimo, in effetti: terminato il percorso collegiale e passato al professionismo vero solo lo scorso ottobre, il giocatore da Georgia Tech promette prossime soddisfazioni e intanto acciuffa un best ranking al 246 ATP che comincia a rendergli giustizia.
Nanchang (Cina, $50.000, terra indoor) – [3] Q. Halys b. [5] C. Hemery 6-3 6-2
Il ricambio naturale nelle generazioni verdi del tennis d’oltralpe non conosce pause: Corentin Moutet è il ragazzo più atteso al balzo che conta, ma i due finalisti sulla peculiare terra indoor di Nanchang costituiscono discreto cast di supporto. Nel sud est cinese Quentin Halys ha confermato la fase di particolare grazia corrente: battendo nel duello decisivo il sodale Calvin Hemery, il ventunenne di Boulogne-Billancourt ha messo in bacheca il secondo trofeo stagionale dopo quello sollevato in febbraio sul veloce indoor di Quimper, dimostrando dunque una notevole disponibilità ai cambiamenti di contesto. Halys ormai da molte settimane è acquattato pochi metri dietro la linea della top 100, e non dovrebbe mancare molto al colpo di reni decisivo.