da Barcellona, Federico Bertelli
Barcellona è un posto particolare, e parte di questa particolarità va rintracciata in un determinato momento storico, che ne ha caratterizzato l’identità culturale e urbana, ovvero quel periodo tra la metà fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo. La Barcellona che conosciamo oggi è un misto di razionalismo onirico; da un lato, la grande rivoluzione urbana del 1860 con l’inaugurazione della gran via Diagonal di 21 km che taglia la città e l’eixemple. Cerdà, la mente dietro questo progetto, in poche parole inventò “l’urbanizzazione”, una parola (e una disciplina) che non esisteva né nella lingua spagnola, né in quella inglese o francese e che codificò in una teoria generale nel 1867, parallelamente al suo ben più famoso collega Haussmann, che sotto Napoleone III rivoltò Parigi come un guanto. Dall’altro lato, le creazioni visionarie di Gaudì, supportate da una borghesia che le commissionava, che incastonava nel nuovo reticolo urbano strutture organiche che evocavano le forme della natura. Tutto questo per dire cosa? Che in quel periodo Barcellona ha vissuto un piccolo rinascimento, in cui le élite economiche supportavano le arti, secondo un modello sociologico che ricorda vagamente una Firenze a cavallo fra quattro e cinquecento.
In questo clima culturalmente fertile, ebbe modo di svilupparsi anche un’altra anima che fa parte del DNA della città catalana, ovvero quella sportiva. Molti sanno che il Barcelona Footbal Club (FCB) fu fondato nel 1899; non tutti sanno che in realtà la sezione calcio – seppur importante – era una solo una sezione di una polisportiva. Ancor meno sanno che alcune di quelle persone (fra cui Hans Gamper) fondarono anche il Lawn-Tennis Club Barcelona, che diventerà l’attuale Real Club de Tenis Barcelona (RCTB), sede dell’attuale torneo ATP 500. Piccola parentesi: il calendario ATP conta all’incirca una settantina di eventi, pochissimi dei quali sono ancora ospitati in circoli tennistici aperti tutto l’anno come il RTCB, che condivide questa caratteristica con il Queen’s Club di Londra, il cui nome va in onore della Regina Vittoria. Ma lasciamo Londra e torniamo in Catalogna. Questo era insomma il substrato culturale in cui nasce il RCTB, che con il passare del tempo il club è diventato un’istituzione cittadina, punto di ritrovo delle élite economiche e culturali della città. Il legame col FCB è rimasto senz’altro forte: per molti anni il vice-presidente del RCTB è stato anche vice-presidente del FCB. Va detto comunque che nonostante i legami, la posizione del RCTB è più sfumata rispetto al FCB, anche politicamente un simbolo molto più polarizzante. Fra i soci del RTCB ricordiamo anche Salvador Dalì che in un’occasione realizzò anche un’installazione per il club.
Passando poi alla parte più squisitamente tennistica, sicuramente alcuni dei più grandi nomi del tennis internazionale sono passati da queste parti, basti pensare a Suzanne Lenglen o Henry Lacoste, che nei loro soggiorni a Barcellona non disdegnavano un allenamento da queste parti. O per passare a tempi più recenti lo stesso Nishikori, che quest’anno dopo il torneo si fermerà al RTCB per qualche giorno per rifinire la preparazione in vista dei prossimi appuntamenti sul mattone tritato europeo. Ma è quando andiamo a scorrere i nomi dei soci che la lista si allunga parecchio; nel passato, Manolo Orantes, Manuel Santana, Arantxa Sanchez, Conchita Martinez e Carlos Moya sono stati qui. Questa è la lista dei giocatori con ranking ATP che attualmente sono soci:
Un capitolo a parte ovviamente merita Nadal: zio Toni, l’allenatore e mentore di mille battaglie, si è formato tennisticamente durante gli anni universitari a Barcellona e anch’egli era stato socio del RCTB. Tornato alla base di Manacor, con la carica di direttore del locale tennis club incominciò come noto il lavoro con l’allora piccolo Rafa. Conquistata la piccola Maiorca era diventato necessario allargare gli orizzonti e così fin da under 14 Rafa è socio del RCTB. In questo modo gli fu possibile entrare in contatto con l’élite del tennis spagnolo di allora. L’attuale direttore del torneo Albert Costa fu la prima vittima illustre di Rafa, quando nel 2003 Nadal abbatte l’allora campione in carica del Roland Garros sulla terra di Montecarlo. Costa ricorda ancora quell’incontro con un eloquente “fue tremendo!”.
Parlando infine dell’attuale torneo ATP 500, Trofeo Conde de Godó, questo è il più antico torneo di tennis di Spagna; l’evento celebra quest’anno la 66esima edizione, dall’anno della sua partenza, nel 1953. Il punto di inflessione nella storia del torneo è sicuramente il 1968, anno in cui Carlos Godò, padre dell’attuale presidente del circolo, riuscì a rendere il torneo la sede spagnola dei campionati internazionali, in un’epoca pre-Open, in cui i professionisti realizzavano soltanto esibizioni ed erano esclusi dalle competizioni, ma che a partire dal 1970 poterono iniziare a prendere parte. Un ultimo inciso per ricordare quanto sia forte il legame con la società catalana: chi sarebbe questo Godò a cui è intitolato il torneo? Carlos Godò (e oggi il figlio Javier) era il presidente del RTCB. I Godò sopracitati sono fra le altre cose i proprietari di uno dei principali gruppi editoriali spagnoli che comprende anche Vanguardia e Mundo Deportivo; per chi fosse in questi giorni a Barcellona a seguire il torneo non sarà sfuggito che il “diario del Torneo” è realizzato da Vanguardia e possiamo confermarvi che i colleghi di Mundo Deportivo sono fra le troupe più numerose presenti nella copertura mediatica del torneo.