dal nostro inviato a Barcellona, Federico Bertelli
Una finale per metà scontata, per metà inattesa, ma che alla luce di quello che si è visto nel torneo è senz’altro la migliore possibile: il campione affermato contro il giovane rampante, il numero uno contro la sorpresa che nessuno si aspettava, in una parola Davide contro Golia (anche se il Davide di turno in questo caso è un ragazzone di 1,93 cm). Guardare Nadal dall’alto in basso, psicologicamente male non fa. Ma veniamo all’analisi del match vera e propria. I due giocatori ci arrivano in grande fiducia, senza avere lasciato per strada neanche un set. In termini di ore giocate entrambi arrivano abbastanza freschi, con Nadal che è rimasto in campo per 6 ore e 17 minuti, mentre Tsitsipas, giocando un match in più, è rimasto on court per 7 ore e 4 minuti.
Nell’indagare le possibilità di Tsitsipas di poter ingaggiare Nadal, cominciamo con qualche statistica relativa alle partite di Rafa su terra battuta:
Analizzando gli innumerevoli match vinti (molti) e persi (pochi) in carriera sul rosso da Nadal, emerge un dato interessante: la prestazione al servizio in termini di percentuali di prime palle è esattamente la medesima. Quello che cambia in maniera rilevante è il dato relativo alla percentuale di trasformazione sulle seconde palle, proprie e dell’avversario; nelle partite perse infatti emerge come Nadal da un lato non sia riuscito a difendere efficacemente la propria seconda di servizio e contemporaneamente non sia riuscito a fare abbastanza male sulla seconda dell’avversario.
Pertanto sotto questi profili la sfida per Tsitsipas sarà duplice: da un lato servire in maniera incisiva, magari trovando angoli con il servizio slice ove possibile, invece di privilegiare la pura potenza. Con un Rafa che si posiziona sistematicamente attaccato ai teloni, le possibilità di sfondarlo sono quasi nulle: per quanto il servizio possa essere buono, la cosa più probabile è che le battute finiscano col tornare indietro se non perfettamente piazzate.
Dall’altro lato il greco dovrà essere aggressivo quando si troverà ad affrontare la seconda di Nadal. Questo potrebbe essere un aspetto delicato: in questi giorni lo abbiamo visto sempre abbastanza conservativo in risposta, senza mai entrare coi piedi in campo sulla seconda. La sua priorità apparentemente sembra quella di iniziare lo scambio, privilegiando la profondità all’aggressione pura; vedremo se questa tattica pagherà contro Rafa. Il rischio è quello di consentire a Rafa di prendere per primo il comando delle operazioni e non consentire al greco di sfoderare il suo gran dritto. Ricordiamo infatti che l’aggressività di Nadal si è fatta nell’ultimo anno notevole anche su terra rossa, dimostrando l’intento di accorciare gli scambi e prendere l’iniziativa appena possibile.
Un altro punto interrogativo per Stefanos sarà come uscire dalla sua diagonale di rovescio, che andrà a sbattere contro il diritto di Rafa. In linea di principio possono essere ripetute tutte le analisi fatte in questi anni per gli scontri tra Nadal e Federer, e il problema è sempre il solito: riuscirà il monomano destro ad uscire dalla morsa dei top-spin del mancino di Manacor? Roger nel 2017 ha trovato la risposta grazie alle catenate di rovescio incrociato anticipate; non sappiamo se tale tattica si potrà applicare a Tsitsipas, probabilmente no. Tuttavia la considerazione che può essere fatta è la seguente: il ragazzo si è dimostrato parecchio solido in questi giorni con il rovescio incrociato coperto e in particolare ha fatto vedere di saper usare gli angoli, cosa che in effetti Roger su terra conto Rafa ha fatto ben poche volte, ricordiamo solo alcuni sprazzi della finale 2011 al Roland Garros. Questa potrebbe essere una soluzione interessante, ma che prevede due possibilità.
1. In questa prima situazione Nadal tenta il vincente lungolinea e il greco dovrebbe cercare di incrociare con il dritto, soluzione fattibile:
2. La seconda possibilità è che Rafa giochi invece profondo o con angolo verso il rovescio di Tsitsipas, lasciando scoperto il proprio lungolinea di rovescio. In questo caso per portare a casa il punto Tsitsipas avrebbe due opzioni: scardinare il diritto di Rafa confidando nel proprio cross di rovescio incrociato (cosa alquanto tosta), oppure ove possibile fare il cambio lungolinea di rovescio su una palla dannatamente carica di effetto. Questo tipo di palle erano il pane quotidiano della nemesi di Nadal, ovvero il Djokovic in formato monstre del 2011 e del 2016. Ma lo Tsitsipas visto in questi giorni non sembra avere questa opzione: nel match con Carreno ha tentato questa soluzione 5-6 volte, finendo per incappare nell’errore non forzato nella maggioranza dei casi.
Nei game di servizio poi Stefanos dovrà essere bravo a non andare fuori giri: come ricordato in conferenza stampa da Goffin, per battere Nadal bisogna rimanere al top e giocare aggressivi per un paio d’ore o più, sapendo che per fare il punto servirà più di un vincente e avendo quindi la forza mentale di prendere i rischi al momento giusto e continuare a martellare fino ad abbattere la resistenza del maiorchino. Altro elemento fondamentale sarà la capacità di trovare la strada della rete senza andare a farsi massacrare dal miglior passatore del mondo: nella semifinale con Carreno il dato era di 15/23 nelle discese a rete. Se riuscisse a replicare un dato del genere molto probabilmente le possibilità di vittoria salirebbero considerevolmente. Staremo a vedere insomma, speriamo soprattutto di vedere un bel match, e che il giovane greco non finisca massacrato, anche mentalmente dallo spagnolo. Tuttavia, vista la tendenza di Nadal a brutalizzare i propri avversari, la possibilità non è da scartare, anche in considerazione del fatto che il greco da questo punto di vista è terreno vergine e potenzialmente pericoloso.