Angelo Binaghi non aveva lesinato entusiasmo durante la presentazione della 75esima edizione degli Internazionali BNL: “Per la prima volta quest’anno incominceremo a giocare le partite degli Internazionali in Piazza del Popolo”. Forte dell’appoggio pubblico – e non è poco, di questi tempi – del sindaco Virginia Raggi, il presidente FIT aveva dato per concluso l’accordo utile a disputare alcuni incontri delle pre-qualificazioni nella suggestiva cornice ai piedi del colle Pincio. Dopo un paio di capriole burocratiche, che a un certo momento hanno preso a somigliare più a rancori di vecchia data, il ‘no’ definitivo all’installazione dell’unico campo da tennis previsto dal progetto è arrivato dal Tavolo del Decoro del comune di Roma, un consesso che riunisce le soprintendenze capitoline e viene di solito convocato per deliberare su questioni che riguardano l’utilizzo di spazi di interesse storico-archeologico per eventi pubblici.
Il tavolo ha preso la decisione all’unanimità, incontrando il favore del Codacons che appena dopo l’annuncio di Binaghi aveva espresso la propria contrarietà alla realizzazione dell’evento. In una nota diffusa da Carlo Rienzi, presidente della società dei consumatori, si legge che ‘l’allestimento sarebbe stato eccessivamente impattante e inidoneo al carattere monumentale della piazza, vista anche la necessità di innalzare adeguatamente i livelli di sicurezza pubblica e di tutela degli elementi monumentali presenti‘.
La motivazione dall’allestimento ‘eccessivamente impattante’ appare abbastanza pretestuosa, anche alla luce di eventi ben più rilevanti che Piazza del Popolo ha ospitato: il Fly Europe di Atletica lo scorso settembre e il Wind Summer Festival appena dodici mesi fa sono i due esempi più recenti, senza considerare che un campo da tennis era stato già allestito in piazza per un’esibizione di doppio nel 2016 (in campo c’era anche Wawrinka). La motivazione dell’ordine pubblico sembra un tacito riferimento ai fatti di Piazza San Carlo a Torino, un tragico precedente che ormai ‘fa giurisprudenza’: il 3 giugno 2017 il panico e la calca scatenatisi durante la proiezione della finale di Champions provocarono un morto e oltre mille feriti. Considerando l’evidente differenza di richiamo tra i due eventi – le pre-quali vengono disputate da tennisti minori, gioca ricordarlo – e in generale con gli eventi che Piazza del Popolo ha precedentemente ospitato, quella della sicurezza sembra più che altro una leva emotiva così come sull’entusiasmo popolare aveva provato a fare leva Binaghi durante la presentazione del torneo.
“Stiamo tentando di dare rassicurazioni e spiegare i motivi per cui secondo noi le partite di tennis non costituiscono un pericolo più grave per la piazza di eventi che da sempre vengono autorizzati” è invece la replica di Angelo Diario, presidente della Commissione Sport di Roma. Un utile precisazione a riguardo è costituita dalla serie di pareri negativi che la Soprintendenza per i beni archeologici di Roma ha espresso in passato sullo svolgimento di eventi che il comune ha deciso di organizzare ugualmente: su tutti i festeggiamenti per lo scudetto della Roma nel 2001 e il concerto degli Stones nel 2014, entrambi al Circo Massimo, location che ha ospitato anche due frequentatissime manifestazioni sindacali indette dalla CGIL nel 2002 e nel 2009. Circostanze che denotano il carattere prettamente ‘consultivo’ delle pronunce delle soprintendenze. Il sospetto che si tratti più che altro di una guerra politica è confermato dalla diatriba (piuttosto stucchevole) ospitata dal sito degli Internazionali d’Italia il 13 aprile, e quindi rinfocolata dalle parole del direttore di Supertennis Piero Valesio.
Secondo la FIT, l’opposizione del Codacons sarebbe motivata da una questione del tutto estranea ai fatti: il rifiuto dell’accredito a Vincenzo Rienzi, avvocato e giornalista pubblicista nonché figlio di Carlo, presidente dell’associazione, rifiuto che l’organizzazione del torneo ha motivato con la politica della riduzione della biglietteria omaggio al fine di tutelare gli spettatori paganti. Stando alla ricostruzione dell’articolo – richiesta di accredito pervenuta il 10 aprile e rifiuto emanato il giorno successivo, lo stesso della presentazione degli Internazionali d’Italia – dall’accredito negato sarebbe conseguentemente nata la riprovazione di Codacons, che ha poi generato la pronuncia del Tavolo del decoro.
Esiste anche una replica dello stesso Carlo Rienzi, oltre alle parole scambiate con Supertennis in un’intervista che sembra al momento irrintracciabile sul web, e compare in un anonimo trafiletto del 14 aprile sul sito del Codacons: “Mio figlio si occupa dello sport giovanile per la nostra associazione, credo che sia un appassionato di tennis. La presenza in queste manifestazioni, non solo agli Internazionali, è stata estremamente importante per segnalare cose che non andavano. Nel villaggio del tennis abbiamo rilevato prezzi esagerati, noi andiamo lì per controllare. Non possiamo pagare per entrare. Se servirà, pagheremo il biglietto. Abbiamo sempre fatto richiesta di accredito, non di biglietti omaggio: è un’ entrata di servizio, la Federazione Tennis è capocciona. Io anche ho un accredito come giornalista e non vado mai a vedere le partite, vado a controllare quello che accade. Il Codacons dovrebbe entrare gratis“.
Parole che riflettono l’acredine presente (anche) dall’altro lato della staccionata, e nessuna attinenza hanno con i reali motivi per cui il progetto del tennis in Piazza del Popolo avrebbe potuto essere promosso o bocciato. Si sarebbe potuto parlare delle effettive ed eventuali inadempienze del progetto, i cui dettagli non sono pubblici, ma la nota del Codacons si è fermata in superficie. Le motivazioni espresse appaiono traballanti e facilmente contestabili, ma salvo sorprese rimarranno le ultime dell’intera faccenda: Binaghi aveva già dichiarato in un intervista a Il Tempo che in caso di ostacoli burocratici ci avrebbe riprovato il prossimo anno. Non si tratta di un perdita insostituibile, è evidente che il torneo può fare a meno di questo evento promozionale e pensare a delle alternative; il Codacons ha suggerito l’iniziativa un po’ pasoliniana di organizzare esibizioni nei campi di quartiere per ‘valorizzare le periferie‘. Che un accredito negato possa portare il tennis a Tor Bella Monaca sembra l’unico risvolto, se non edificante (ma forse anche sì), quantomeno divertente di questa faccenda.