Avevamo lasciato Ana Konjuh a fine marzo, seduta su un letto d’ospedale dopo la terza operazione al gomito destro. La giovane tennista croata – da oggi fuori dalla top 100, dopo aver raggiunto la 20esima posizione del ranking WTA la scorsa estate prima di iniziare un calvario fatto di terapie, interventi e riabilitazioni – è stata intervistata una decina di giorni fa dal quotidiano croato Sportske Novosti e ha raccontato come sta andando il recupero post operatorio. “Per il momento tutto procede secondo i piani ed ho ricominciato a giocare a tennis, seppur non ancora al massimo dell’intensità, da un paio di settimane. Grazie a Dio non sento alcun dolore e quindi la speranza è di poter tornare presto ad allenarmi e a giocare al 100% . Tra allenamenti, terapie e massaggi sono comunque impegnata tutto il giorno: due ore e mezza di preparazione atletica, due di tennis e altre due ore e mezza tra terapie e massaggi”.
La ventenne tennista di Dubrovnik è stata operata negli Stati Uniti da uno dei maggiori specialisti mondiali, il dottor O’Driscoll, che alcune settimane prima aveva operato un’altra grande atleta croata, la campionessa olimpica di giavellotto Sara Kolak. “Ci siamo sentite diverse volte prima che io partissi per gli Stati Uniti, perché volevo sapere a cosa andavo incontro. Mi ha aiutato molto e la ringrazio. Spero che tutto vada bene per entrambe e che torniamo presto tutte e due ad avere successo nel nostra professione”.
Dopo aver dovuto saltare agli Australian Open (“Dopo l’Australia è stata dura, rinunciare ad uno Slam, dover stare di nuovo ferma per mesi e non poter giocare… Non sai più neanche chi sei…”) l’obiettivo di Ana è quello di riuscire ad essere ai nastri di partenza al secondo Slam stagionale, il Roland Garros. Anche se il suo pensiero, sotto sotto, è già rivolto alla stagione sull’erba, superficie sulla quale ha conquistato il suo primo e finora unico titolo WTA (a Nottingham, nel 2015) ed ha saputo farsi notare a livello Slam (a Wimbledon, la sfortunata sconfitta 9-7 al terzo contro Radwanska nel 2016 e gli ottavi di finale raggiunti lo scorso anno). “Spero di farcela per Parigi, anche se la terra è la superficie più esigente e bisogna vedere come reagirà la mano. Dopo però arriva la ‘mia’ erba e spero di riuscire a partecipare a qualche torneo in preparazione a Wimbledon”.