dal nostro inviato a Madrid
[10] P. Kvitova b. K. Bertens 7-6(6) 4-6 6-3
Poco meno di tre ore di una finale che con anticipo si candida ad essere la partita dell’anno confermano per l’ennesima volta la spettacolarità e le grandi emozioni che il tennis femminile sa regalare. Soprattutto, certificano, che Petra Kvitova, al quarto titolo del suo 2018 e al terzo a Madrid è in una forma eccezionale: impressiona non solo per la classe cristallina che i suoi colpi testimoniano, ma anche per la grande fame di vittoria e la capacità di non abbattersi nei momenti difficili del match. Ora la ceca è seconda nella Race e, una tennista come quella vista sin qui nel 2018, può davvero puntare anche alla corona di numero 1. Grandi onori anche a Kiki Bertens, autrice anch’ella di una prova commovente per dedizione e voglia di lottare e ammirevole per il tennis di pregevole fattura che ha messo in mostra: quella vista qui a Madrid, merita decisamente di più, specie sulla terra, del numero 15 della classifica al quale salirà dalla prossima settimana.
Il clima è completamente cambiato da quello col quale si è giocato nei precedenti giorni di torneo: la temperatura è scesa sotto i 15 gradi e tira un fastidioso vento, quando le due entrano in campo per iniziare il riscaldamento. Dalle mezze maniche con le quali si assisteva tranquillamente ai turni serali, si passa cosi in poche ore ad aver bisogno di maglione e giacca, un segnale di come le condizioni di gioco cambiate piuttosto significativamente. Partono determinate e concentrate entrambe, dall’alto della fiducia che hanno nel loro tennis dell’ultimo mese: dopo quindici minuti di gioco si è ancora sull’1-1. Le due finaliste, per arrivare a sfidarsi, hanno perso entrambe un solo set nel loro cammino madrileno e, soprattutto, vengono da un’ottima serie di risultati, tutti sulla terra (sebbene quella verde di Charleston, nel caso dell’olandese): Kvitova ha vinto dodici delle ultime tredici partite giocate, Bertens unidici delle ultime dodici. Numeri che fanno dire che la finale si giochi tra le due tenniste più in forma del circuito su questa superficie.
Il primo sussulto della partita lo si ha nel quinto gioco, quando la ceca conquista due palle break consecutive: sulla prima, Kvitova sbaglia la risposta, sulla seconda la Bertens si salva con un bellissimo passante di rovescio. Nel gioco successivo, l’olandese ha a sua volta tre palle break consecutive, che riesce a sfruttare già alla prima, con la complicità di un dritto in corridoio della ceca. La numero 10 del mondo, alla trentunesima finale della carriera –“Amo giocare le finali, è per quello che gioco a tennis, per conquistare titoli”, aveva detto ieri in conferenza stampa- è però determinatissima a non lasciarsi sfuggire l’assegno di circa 1 milione e 200 mila dollari che va alla vincitrice del torneo e, soprattutto, i relativi 1000 punti in classifica, che le darebbero l’ottavo posto in classifica e una molto indicativa e confortante seconda piazza nel ranking Race che considera i risultati nel solo 2018. Così, stringendo i denti, riesce a riportare il set in equilibrio sul 4 pari, quando sono già trascorsi 46 minuti di piacevolissimo tennis.
La ceca, conscia di non avere vantaggi in scambi troppo lunghi, prova a fare la partita e cercare maggiormente i vincenti appena le sia possibile, ma dall’altra parte ha una giocatrice che si muove benissimo e sa sempre cosa fare. Senza ulteriori palle break, si arriva al tie break: epilogo più giusto di un set nel quale, nonostante il gran freddo, il pubblico si è appassionato al bel tennis di questa finale, dividendosi nel sostegno tra Kvitova (la maggioranza) e Bertens. Petra lo gioca con coraggio, non demordendo quando viene rimontata prima dal 4-2 e poi dal 6-4. Conquista il terzo set point al termine di un grande scambio, chiuso con un dritto giocato in prossimità della rete. Un rovescio in rete di Bertens regala, dopo ben 74 minuti, il primo set a Kvitova, che si lascia andare a un urlo di gioia, mentre la sua avversaria olandese, a sorpresa, sfoga sua frustrazione scaraventando la racchetta per terra.
La finale si mantiene bella ed equilibrata anche nel secondo set: la prima ad avere l’opportunità di staccare nel punteggio l’avversaria è Bertens, che nel quinto gioco guadagna due palle break: una la spreca con un dritto lungo, la seconda glie l’annulla Kvitova con un servizio vincente. Gli organizzatori con l’approssimarsi dell’oscurità e di un ulteriore calo della temperatura, preferiscono, giustamente, chiudere il tetto e dal gioco successivo si gioca in condizioni indoor. Il break per Bertens è solo rimandato: arriva due giochi dopo, lanciando Kiki sul 5-3. Si tratta dello strappo decisivo, anche perché Petra nel secondo set non è mai arrivata nemmeno ai vantaggi sul servizio dell’avversaria, che con un ace, porta, dopo 1 ora e 58 minuti, il match al terzo. Con il tetto chiuso, fa ovviamente molto meno freddo all’interno del Manolo Santana e questo favorisce lo spettacolo: si gioca sempre meglio, entrambe, così vicine e allo stesso tempo così lontane dal titolo ambito, danno ogni stilla di energia a loro disposizione per vincere una finale incredibilmente equilibrata.
L’inizio del terzo set è spettacolare ed è forse il culmine di un grande match: entrambe hanno diverse occasioni per brekkare, nel primo turno di servizio dell’avversaria, ma, al termine di game molto lunghi, arricchiti da punti di pregevolissima fattura, entrambe devono rinunciare alla fuga nel punteggio. Dopo due minuti e trentacinque, arriva la prima svolta: Petra, grazie a un paio di punti splendidi, arriva a due palle break. La prima è annullata con un ace dall’olandese, la quale sulla seconda, incappa in un drammatico doppio fallo che spedisce la ceca sul 4-2. L’allungo non è però definitivo: Kiki, mostra di avere ancora benzina e guadagna palla break con una splendida palla corta di rovescio, dopo uno scambio di un’elevatissima intensità. Petra ne risente e nel punto successivo affossa il rovescio in rete. Difficile scegliere un game più bello dell’altro in un terzo set meraviglioso, ma forse l’ottavo è quello che meglio simboleggia la partita: si vedono punti magnifici di entrambe, che davvero attirano l’ammirazione incondizionata del pubblico, ma alla fine, alla quarta palla break, aiutata anche un po’ dal nastri, Petra va a servire per il match. Bertens non ne ha più e dopo due ore e 51, Kvitova conquista per la terza volta Madrid e possono partire gli scroscianti applausi di un pubblico entusiasta per lo spettacolo a cui ha assistito. Grazie Petra, grazie Kiki!