Petra Kvitova
Ci sono alcuni similitudini tra il successo di Petra Kvitova a Madrid e quello ottenuto qualche settimana fa a Doha. Tutti e due gli impegni sono stati affrontati dopo avere vinto il torneo della settimana precedente, con poco tempo per recuperare le energie fisiche e nervose spese per ottenere la prima vittoria (in febbraio San Pietroburgo, dieci giorni fa Praga).
Entrambe le volte la mia sensazione è che Petra abbia affrontato il secondo torneo senza particolari aspettative. Ma quando si è davvero avvicinato il traguardo, allora ha profuso il massimo sforzo per riuscire a vincere consecutivamente, trovando in se stessa energie sorprendenti.
A Doha il match mentalmente più rischioso era stato forse quello del secondo turno contro Radwanska, un’avversaria che non batteva dal 2015, e con cui aveva perso gli ultimi tre confronti. A Madrid il tabù da sfatare era di nuovo al secondo turno ed era rappresentato da Monica Puig, che in passato l’aveva sconfitta 2 volte su 2. E se nel primo match perso (semifinale delle Olimpiadi di Rio 2016) Kvitova aveva avuto poco da recriminare, perché Puig stava attraversando la “settimana della vita” con un tennis eccezionale, tutt’altra sensazione era quella rimasta dopo il secondo confronto, avvenuto poco più di un mese dopo.
Tokyo 2016 era stata una sconfitta bruciante, arrivata al termine di una partita in cui Kvitova aveva per la maggior parte del tempo giocato meglio, e anche condotto nel punteggio, ma in cui nei momenti decisivi Puig era stata mentalmente più forte (raccontata QUI). Quella partita per come era andata si era anche rivelata determinante per interrompere sul nascere la collaborazione di Kvitova con Wim Fissette, non confermato dopo un brevissimo periodo di prova.
Cattivi ricordi per Petra, che sicuramente sono riemersi nel secondo set di Madrid, quando Monica, proprio come a Tokyo, dopo avere sofferto ha trovato la forza di risalire, facendo partita pari nel secondo set e arrivando a un solo punto dal rovesciare l’esito del match. Dico esito del match perché sono abbastanza sicuro che se Petra non avesse vinto il tiebreak del secondo set avrebbe finito per sciogliersi nel terzo set. Sciogliersi mentalmente, contro un’avversaria che nuovamente stava per vincere il braccio di ferro psicologico; ma anche fisicamente, visto che la partita si stava disputando nella giornata più calda della settimana, sotto il sole a picco dell’una. E le energie rimaste non sembravano granché.
Se sul setpoint per Puig nel tiebreak del secondo set, Kvitova non fosse riuscita a rispondere in tuffo a un servizio centrale quasi vincente, ma soprattutto se Monica non avesse mandato lungo il dritto successivo, l’albo d’oro di Madrid probabilmente avrebbe oggi un altro nome nello spazio della vincitrice:
https://youtu.be/wPwY5-n-8Xk?t=609
Ecco perché uno dei passaggi decisivi di Kvitova a Madrid è stata proprio la vittoria contro Puig, a dispetto della conclusione in due soli set (6-3, 7-6(8)). Anche più complicata di quella del terzo turno contro Anett Kontaveit (6-7(4), 6-3, 6-3). Non per togliere meriti ad Anett, ma la mia impressione è che il maggior problema per Kvitova sia stato quello di rimanere “sul pezzo” mentalmente, dopo i tanti match affrontati in pochi giorni, e soprattutto nello scenario della “Pista 4” di Madrid. Pista 4: ovvero campo laterale, pieno di rumori esterni fastidiosi, e in più in una giornata con vento discontinuo, non schermato dalle basse tribune. Campo secondario in cui gli organizzatori l’avevano relegata: evidentemente l’aver vinto in passato due volte il torneo (senza contare gli altri successi in carriera) non è stato ritenuto sufficiente per far esibire Kvitova in uno dei tre stadi principali. Ma si sa quanto il boss del torneo, Ion Tiriac, tenga in conto il tennis femminile, e lo si capisce anche da queste scelte.
La vittoria successiva, contro Daria Kasaktina nei quarti di finale, credo sia stata importante per due ragioni. La prima: l’essere rimasta appena 67 minuti in campo le ha permesso di risparmiare energie in vista degli ultimi turni. Seconda ragione: il secondo set giocato su livelli impressionanti penso sia stata una notevole iniezione di fiducia. Numeri del secondo set: 81% di prime di servizio, 27 punti totali a 11, e di quei 27 punti vinti, 15 sono arrivati da vincenti. Solo 4 gli errori non forzati. Sei game vicini alla perfezione, che non hanno lasciato possibilità alla malcapitata Kasaktina (6-4, 6-0).
a pagina 4: la semifinale Kvitova vs. Pliskova e la finale