da Roma, i nostri inviati Raoul Ruberti e Francesca Marino
Una tigre in gabbia, relegata nella NextGen Arena, abituata di solito a calcare le scene del campo centrale oppure, come è accaduto stamattina, a scambiare con Nadal come fosse il campo del circolo di casa. Un’arena semivuota (complice lo slittamento dei match causa maltempo) non tange Sharapova, che fa sentire le sue urla fino al Pietrangeli, per spuntarla al terzo contro Ashleigh Barty. I pochi spettatori sono tutti per Maria, alcuni sventolano la bandiera russa, altri non si risparmiano commenti sulla sua eleganza, altri ancora ironizzano sugli urli di cui sopra. Incitazioni o critiche che siano, a Maria non importa: a testa alta, prosegue il match, che si trasforma in un monologo dell’ex numero uno del mondo (oggi 40). Sharapova esulta, si incita con continui “come on”, commette errori non degni del peso gravoso dei suoi precedenti successi, insomma, Barty potrebbe anche non essere in campo e nessuno se ne accorgerebbe. Eppure c’è, silenziosamente costringe Sharapova a mostrare tutto il suo repertorio, il frutto è un 7-5 nel primo set a favore della siberiana. Nonostante i quarti a Madrid, che sanno di ripresa, Maria è ancora lontana dalla sua forma migliore: troppo lenta negli spostamenti, eccessivamente fallosa e una palla non più pesante come una volta. Tanto basta per far pareggiare i conti ad una Barty decisamente più concreta nel secondo parziale di gioco, svoltato con il break al sesto game e finito 6-3.
Si accendono i fari e, nonostante il fresco poco gradevole al calar del sole, gli spettatori, muniti di felpe e impermeabili, rimangono incollati sugli spalti, schierandosi apertamente a favore della russa: “Let’s go Masha let’s go”. Maria, con fare altezzoso, quasi disdegna l’appoggio del pubblico, non rivolge lo sguardo neanche al suo coach ritrovato Thomas Högstedt, il quale la incita seduto dietro le fioriere che costeggiano il terreno di gioco. Dopo un set di appannamento, Maria inanella tre game di fila. L’orgoglio della tigre, che da sempre la contraddistingue, viene fuori sul finale: bordate di dritto a braccio sciolto (questa volta è la risposta a fare la differenza con il 42% dei punti vinti contro il 23% di Barty) consente a Maria di uscire da una partita più contro se stessa che contro l’avversaria con un netto 6-2. Questa vittoria cancella i fantasmi dell’anno scorso quando fu costretta al ritiro durante il secondo turno contro Lucic-Baroni per un infortunio, che la costrinse a rientrare dopo Wimbledon, a Stanford.
VERTIGINI PER KIKI – Per il resto, al di fuori del cono di luce della star Sharapova – che domani contro Cibulkova ritroverà il Centrale sul quale ha vinto tre volte -, il programma femminile ha seguito il canovaccio previsto quasi nella sua interezza. Jelena Ostapenko e la detentrice del titolo Elina Svitolina non hanno patito particolarmente avversarie evidentemente inferiori di almeno una tacca, perdendo giusto una manciata di game nel loro accesso agli ottavi di finale. Risultato forse talmente scontato che alla conferenza della lettone, penalizzata anche dall’orario, non si è presentato nessuno (tranne noi, ma lei ha scelto comunque di non parlare: “Nobody wants to talk to me” e ha girato i tacchi). Certo che una sala stampa deserta per la campionessa in carica del Roland Garros dev’essere una scena piuttosto inusuale…
Test probante rimandato anche per Angelique Kerber e Daria Kasatkina, che hanno superato in due set il loro incontro d’esordio, mentre ha deluso e non poco Kiki Bertens. L’olandese, finalista con gran merito a Madrid lo scorso sabato, ha evidentemente patito il mix di delusione, scarsa abitudine a doversi ripetere e cambio di condizioni di gioco inchinandosi al terzo set a Maria Sakkari. È indubbio che si tratti di una delle outsider più calde per il Roland Garros, ma la conferma è mancata e non ci saranno opportunità di far paura alle avversarie prima di atterrare a Parigi. Chiamarla pretattica pare eccessivo, assai più probabile una giornata storta.
Giornata storta anche per Kiki Mladenovic, protagonista di un ritiro… misterioso contro Anastasija Sevastova. I testimoni oculari dell’evento sono pochini, considerato che la Next Gen Arena è abitualmente il brutto anatroccolo di un torneo dagli spalti sempre gremiti, eppure neanche i mezzi virtuali del 2018 aiutano a fare completa chiarezza sulla vicenda. I fatti dicono che la francese si trovava sotto 6-3 e 3-0 nel punteggio, non appariva in grado di produrre alcuna reazione e ad un coaching con la madre (che è anche sua allenatrice) è semplicemente scoppiata a piangere. “Non riesco a vedere nulla, ci sono riflettori ovunque, non posso continuare a umiliarmi così” ha detto tra le lacrime, prima di gettare la spugna. Ufficialmente le ragioni del ritiro sono vertigini, nausea e giramenti di testa – qualcuno ha persino malignato che possa entrarci il fidanzato Dominic Thiem, essendo quelli i sintomi di una gravidanza. Più probabilmente una crisi di nervi per non riuscire a giocare come avrebbe voluto, somatizzata e in parte sfruttata per sottrarsi alla figuraccia.
Risultati:
Primo turno
T. Babos b. [WC] S. Errani 6-3 7-6(6)
M. Sharapova b. [16] A. Barty 7-5 3-6 6-2
[Q] S. W. Hsieh b. [LL] A. Sabalenka 6-2 6-4
M. Sakkari b. K. Bertens 6-2 4-6 6-3
[11] A. Kerber b. [LL] Z. Diyas 6-2 7-6(6)
I.C. Begu b. S. Peng 4-6 6-4 6-1
[14] D. Kasatkina b. [Q] A. Tomljanovic 6-0 6-4
[Q] D. Collins b. S. Cirstea 6-3 4-6 6-4
E. Vesnina b. L. Siegemund 7-6(5) 6-2
S. Kuznetsova b. [Q] P. Hercog 6-2 6-4
[15] A. Sevastova b. K. Mladenovic 6-3 3-0 rit.
Secondo turno
[4] E. Svitolina b. P. Martic 6-1 6-2
[5] J. Ostapenko b. S. Zhang 6-2 7-5