Furto e furia, il “Sakko” di Roma, di giochini di parole se ne possono inventare a iosa. Specialmente quando c’è anche un video da far diventare virale, come nel caso dell’episodio peggiore del mercoledì degli Internazionali. Un buon match di secondo turno, quello tra Karolina Pliskova e Maria Sakkari, è stato rovinato da una svista arbitrale macroscopica e dall’inevitabile coda di proteste, degenerate in uno sfogo contro arbitri e attrezzatura che costerà alla ceca perlomeno una grossa multa.
I fatti: sul 5-5 e deuce nel set decisivo Pliskova tirava uno smash in campo aperto, che atterrava vicino alla riga laterale ma ben all’interno del campo. La palla veniva chiamata fuori dal giudice di linea, e l’ispezione della chair umpire Marta Mrozinska si rivelava poco convinta nel confermare la segnalazione errata. Con in nessuno degli arbitri grado di identificare il segno corretto sulla terra, e Sakkari a fare la gnorri, Pliskova si offriva per indicarlo lei stessa ma le veniva detto che, a norma di regolamento, non poteva – né le era consentito oltrepassare la rete ed entrare nella metà campo dell’avversaria. Le veementi proteste e l’intervento del supervisor non modificavano il verdetto, con l’intero episodio che aveva come unico risultato quello di deconcentrare fatalmente la testa di serie numero 6, breakkata nel momento peggiore alla ripresa del gioco.
A incontro terminato pochi punti più tardi, il vero disastro. Al posto della stretta di mano con la giudice di sedia, accennata e poi ritratta, Pliskova sfogava la propria rabbia distruggendo la racchetta contro la base della sedia, sfondandola in parte. Di conferenza stampa, programmata sia in caso di vittoria che in caso di sconfitta come da prassi per i tennisti più importanti, non c’è stata traccia. Nel caso in cui la ragione sia un rifiuto della giocatrice, questo incrementerebbe la multa che già certamente arriverà. Ma nei corridoi si mormora anche di una possibile squalifica, che a ridosso del Roland Garros si rivelerebbe una coltellata al ranking (Pliskova difende a Parigi i 780 punti della semifinale dello scorso anno).
Oltre le polemiche sulla legittimità o meno dello sfogo di Karolina Pliskova (e della sua gemella mancina Kristina, che ha twittato duramente contro Mrozinska), al di là di inutili elenchi di episodi passati come quello di Serena Williams agli US Open del 2009, l’unico paragone che sembra aver senso fare è quello con Montecarlo 2017, quando a David Goffin venne sottratto un punto con modalità quasi identiche nella semifinale contro Nadal. La terra rossa è ancora l’unica superficie sulla quale non viene utilizzata la tecnologia Hawk-Eye, affidandosi all’occhio umano e ai segni che la pallina lascia sul mattone tritato. Nella stessa settimana in cui le Next Gen ATP Finals confermano la “virtualizzazione” dei giudici di linea, forse è il caso di riaprire il discorso.
The worst i have ever seen @wta and i hope this lady Marta Mrozinska will never ever judge any match of me or Karolina again #blacklistforever
— KrisPliskova (@KrisPliskova) May 16, 2018