dal nostro inviato a Parigi
Questa è una storia di tennis, di screzi, sceneggiate e corride. Un derby tra cugine, il classico Italia-Francia, quello che andrà in scena oggi sullo Chatrier tra Sara Errani e Alizé Cornet. Ma è anche un insieme di cose strane, di tortellini, citofoni, avvocati e ricorsi. Di strane vicende di doping o presunto tale che hanno caratterizzato le ultime fasi della carriera delle due ragazze.
Sara e Alizé non si sono mai amate. “Why you say Vamos? Say Allez”. Correva l’anno 2013 e in quel di Toronto le due se le davano di santa ragione. Alla fine la spunterà Sara 7-5 7-6 ma alla storia passeranno i ripetuti “vamos” con i quali la francesina condiva i suoi vincenti e gli errori di Sara, notoriamente di formazione e allenatore spagnolo. L’azzurra sbottò dopo il match: “Normalmente lei è solita dire ‘allez’, perciò mi è sembrato strano. A volte è difficile riuscire a concentrarsi solo su te stessa quando vedi certe cose”. La vicenda pareva dimenticata e invece, prima della sfida di Wimbledon 2016, l’ineffabile Alizé postò su instagram un hashtag #whyyousayvamos. ”È stato mio fratello”, glissò Cornet cercando si smussare gli animi. Insomma la francese ha un bel caratterino, ed in campo spesso condisce le sue prestazioni con sceneggiate degne dei migliori teatri parigini. Come dimenticare, tra le tante, la “performance” del Roland Garros 2016 quando fece letteralmente uscire di senno la tedesca Tatjana Maria, che perse testa e partita con la francese che alternava strategicamente scenate per crampi e recuperi in corsa.
Di sicuro oggi lo Chatrier sarà tutto sciovinisticamente per la propria beniamina, nell’ottava disfida tra le due: dopo la prima vittoria di Cornet nel 2008, Sara si è aggiudicata quattro match di fila (tra cui la battaglia qui a Parigi nel 2014 7-6 3-6 7-6), per poi perdere gli ultimi due incontri con il doloroso ricordo di Roma dello scorso anno. I tempi migliori per entrambe sembrano lontani, Alizé è stata a ridosso delle prime 10 (numero 11 nel febbraio 2009), Sara in un quadrienno fantastico ha raggiunto finale, semifinale e due quarti qui a Parigi, issandosi sino al numero 5 del mondo. Ma le vicende che le hanno portate agli onori (si fa per dire) delle cronache in tempi recenti, hanno poco a che fare con il campo e daranno vita ad un triste derby associato alla parola doping. Situazioni e storie molto diverse ma entrambe con molti lati oscuri.
Sara era stata trovata positiva ad un test antidoping effettuato a febbraio dello scorso anno. Nel campione di urine erano state rilevate infatti tracce di Letrozolo (nome commerciale Femara) uno stimolatore ormonale e metabolico, una sostanza somministrata esclusivamente per trattare situazioni cancerose dopo la menopausa, senza alternativa di utilizzo. Il tribunale antidoping aveva accettato la versione dei legali degli Errani e della FIT e condannato l’azzurra ad una squalifica di soli due mesi (con perdita però di punti e prize money). L’organo giudicante aveva in pratica creduto alle giustificazioni date da mamma e figlia Errani: il letrozolo era entrato nel corpo di Sara in maniera accidentale, attraverso una contaminazione involontaria del ripieno dei tortellini preparati dalla mamma di Sara.
La motivazione della sentenza, non aveva convito tuttavia Nado Italia, l’organizzazione italiana antidoping, che, avendo ritenuto la squalifica di due mesi non congrua, aveva fatto ricorso al TAS di Losanna. L’udienza del processo di appello si è tenuta lo scorso 9 novembre e il giudizio, apparentemente in maniera inspiegabile, non è ancora arrivato: dovesse essere accolta integralmente la richiesta della NADO, Sara andrebbe incontro a due anni di squalifica.
La storia di Alizé Cornet invece è una storia di “irreperibilità”. La terza assenza ingiustificata ai controlli a sorpresa dei medici dell’antidoping, aveva causato il deferimento della transalpina. Tuttavia il Tribunale antidoping aveva assolto Alizé accettando la sua giustificazione circa la presunta irreperibilità all’ultimo controllo a sorpresa, quello dello scorso 24 ottobre. Secondo la versione di Cornet, il citofono del suo appartamento era fuori uso e, partendo per giocare il Premier di Mosca, aveva chiesto al padre di occuparsene con urgenza: al ritorno dal torneo, pensava che fosse tutto a posto. Questo per spiegare perché non avrebbe sentito il campanello. Secondo il Tribunale antidoping i due funzionari non avrebbe fatto “tutto quanto ragionevole per trovarla”: avrebbero potuto e dovuto chiedere informazioni a una delle persone che hanno visto uscire dal palazzo, oppure suonare a un altro campanello o ancora, secondo Alizé, entrare facilmente visto che la porta di ingresso rimane spesso aperta. Fermo restando che la francese non ha mai avuto alcun tipo di problema con i numerosi controlli antidoping cui è stata sottoposta negli anni, resta il sospetto che sia troppo semplice convincere i giudici dell’antidoping della buona fede di un atleta.
In ogni caso oggi lo Chatrier ospiterà la sfida tra due tenniste che hanno in comune storie di doping poco chiare e controverse. Proprio in quel torneo che lo scorso anno ha ritenuto opportuno negare a Maria Sharapova la wild card…