da Parigi, il Direttore
Che cosa hanno in comune quattro dei giovani più interessanti in prospettiva della Next Gen? La risposta è: una madre russa che abbia giocato benino a tennis! La cosa poteva dirsi inevitabile per Andrey Rublev, classe ’97 e n.31, russo di nascita (Mosca) come mamma Marina. Ma era un po’ meno scontata per Denis Shapovalov, n.25 classe ’99, nato a Tel Aviv, figlio di Viktor e Tessa, russi d.o.c. prima che emigranti canadesi con residenza alle Bahamas. Idem per Sascha Zverev, classe ’97 e n.3, nato a Amburgo, residente a Montecarlo, ma Irina (come il marito Alexander) è nata in Russia. Il papà di Stefanos Tsitsipas (classe ’98), è greco e con un nome impegnativo, Apostolos, ma la mamma, Julia Salnikova, è russa, come le altre tre mamme.
Beh sarà un caso, ma forse non lo è. Per carità, non basta avere sangue russo per essere determinati e disposti a soffrire, però Tsitsipas lunedì dopo aver battuto lo spagnolo Carlos Taberner (7-5 6-7 6-4 6-3) ha tenuto a far presente che “l’essere uscito da due diverse culture, quella greca e quella russa, e due diversi modelli educativi, ha forse contribuito a darmi prospettive diverse rispetto al mio approccio alla vita e al tennis”. Soltanto un anno fa era n.205 del mondo, questo ragazzone d’un metro e 93, oggi ribattezzato the “Greek Hope” e non solo perchè è per l’appunto nato il 12 agosto come il più forte tennista… greco di tutti i tempi, Pete Sampras. Oggi Stefanos è n.39, best ranking, grazie ad exploit abbastanza inattesi perché giunti sulla terra rossa che non si credeva fosse la sua miglior superficie. A Barcellona ha raggiunto la finale battendo tre top 20 (Schwartzman, Thiem e Carreno Busta) senza cedere un set. E qui a Parigi al secondo turno, il secondo round forse più atteso, proprio lo stesso Thiem (battuto 6-3 6-2 in Catalogna) sarà suo avversario. Temibile, certo, perché l’austriaco nelle ultime due edizioni di questo torneo ha raggiunto le semifinali e perché… beh, chiedetelo a Rafa Nadal.
Se Stefanos è stato n.1 del mondo junior (nonché due volte finalista all’Orange Bowl under 14 e under 16), mamma Julia Salnikova – figlia di un calciatore del team russo che conquistò la medaglia d’oro olimpica ai Giochi di Melbourne 1956, Sergey Salnikov, autore di due gol contro l’Indonesia nei quarti – era stata n.1 russa. Giocò anche in Fed Cup per il suo Paese, battendo fra le altre Virginia Wade (a 35 anni) nell’81, quattro anni dopo che Wade aveva trionfato a Wimbledon nell’anno del centenario. All’epoca Julia Salnikova pareva destinata a diventare una tennista fortissima. Ma erano tempi duri, in era comunista, per gli atleti russi che avevano necessità di giocare all’estero. Se poi non andavi d’accordo con i tecnici della federazione russa e… avevi magari un boyfriend jugoslavo era ancora peggio. “Tutti avevamo problemi, io più degli altri…”. Così lasciò il tennis per un anno, si iscrisse all’università di Mosca in giornalismo. “Fu un’esperienza assai frustrante, il mio tennis non decollò mai… forse non sono stata abbastanza saggia… cercai di fare tutto da sola e non puoi andare troppo lontano così’…” Dopo aver lasciato la Russia Julia arrivò soltanto a n.194 (1990) WTA. “Oggi penso che non sia stato un brutto risultato, date le circostanze… ma allora ero delusa”.
Dal boyfriend jugoslavo… al marito greco, anni dopo. Stefanos ha tre fratelli e Petros già ha esordito nel circuito ATP. “Stefanos è sembrato subito super portato al tennis… Il dottore che mi ha aiutato a partorire mi ha raccontato che Stefanos è venuto alla luce con una mano levata al cielo, come un giocatore che ha vinto!” dice ridendo e sollevando il braccio come se dovesse tirar giù uno smash. Il coach di Stefanos non sarebbe stata lei “Non me la sentivo…”, ma papà Apostolos, così determinato da studiare tutto ciò che un coach dovrebbe sapere. Fin da quando Stefanos aveva 11 anni e Apostolos ha deciso di accompagnarlo ovunque. “C’era un po’ di pressione in tutti quei viaggi, ma era anche divertente viaggiare con papà…forse ora sono in grado di apprezzare di più, ora che stanno arrivando questi risultati, quel che abbiamo fatto per tanti anni”. Però anche Julia non ha mollato la presa: “Se gli allenamenti non sono fatti con la necessaria, dovuta serietà, mi arrabbio. In Russia crediamo molto all’importanza di curare certi dettagli. Non solo nel tennis; è la cultura che abbiamo dello sport”. “Mamma è stata importante con le sue idee a questo riguardo… in Grecia non siamo abituati ad avere la stessa disciplina – ammette Stefanos – Da una parte c’è la disciplina russa, dall’altra un approccio ottimista e positivo che discende da mio padre”.
Anche adesso Stefanos ha un atteggiamento piuttosto rilassato quando risponde alle domande in conferenza stampa. Non sembra che si sia montato la testa. È tranquillo, risponde sereno. Come si rilassa? Facendo il blogger: descrive le sue giornate di viaggio, di allenamenti, di turista (per esempio la visita al Vaticano fatta durante il torneo di Roma). “I video mi tolgono lo stress, mi consentono di affrontare serenamente gli alti e i bassi del tennis. È divertente far capire alla gente come funziona un torneo, qual è la vita di noi giocatori. Se fossimo in più a farlo la gente capirebbe molto di più il tennis e i suoi protagonisti”.
Tsitsipas sembra, senza essere né arrogante né presuntuoso, sicuro di quel che dice e di quel che è come tennista. “Ho sempre giocato così, tutto nasce dalla fiducia che si ha nel proprio modo di giocare a tennis. Io sono così, sono cresciuto così”. Un tennista che gioca un tennis senza paura, rischioso al punto giusto, con un rovescio a una mano che vorrebbe essere simile a quello del suo idolo (“È sempre stato Roger Federer, come si fa a non restare affascinati dal suo gioco? Avevo 10 anni, 10 anni fa, e lui era già un fenomeno che faceva impazzire chiunque lo vedesse giocare…”), anche se poi la maggior parte dei punti li chiude con il dritto… come quasi tutti del resto. È il tennis moderno. E Stefanos Tsitsipas si appresta a diventarne uno dei protagonisti più popolari e apprezzati. Anche se battere per la seconda volta di fila Thiem, il solo ad aver domato Rafa Nadal sulla terra rossa quest’anno, oggi sarà tutt’altro che facile. Ma se non sarà oggi, sarà domani… direbbe papà Apostolos.