da Parigi, il Direttore
[PODCAST] Alla Conquista della Terra Ep 19 – Quella cazzata del NextGen
Dopo aver tanto invidiato, dagli anni novanta in poi, i cugini d’Oltralpe svizzeri, per i ripetuti successi negli Slam dei vari Federer, Wawrinka, Hingis, ma anche gli exploit di altri ottimi giocatori di passaporto elvetico piazzatisi nei top-ten, Hlasek, Schnyder, Bacsinszky, Bencic, finalmente per una volta il tennis italiano può prendersi una piccolissima soddisfazione (ma non chiamiamola rivincita eh!): oggi la Svizzera è fuori dal Roland Garros, dopo che Belinda Bencic, già miracolata con Deborah Chiesa, è uscita di scena per mano della Rybarikova. Poiché nel tabellone maschile quest’anno l’unico tennista svizzero presente era Stan Wawrinka che come è noto è stato battuto al primo turno da Guillermo Garcia Lopez, questa è la prima volta dal 2003 – cioè da quando Roger Federer perse al primo turno dal peruviano Luis Horna – che gli svizzeri non hanno neppure un giocatore al secondo round. E on avrebbero avuto neppure una giocatrice se la Chiesa avesse trasformato uno dei cinque matchpoints…
Invece sono trascorsi 29 anni dall’ultima volta in cui tre ragazzi italiani raggiunsero insieme il terzo turno. I tre del 2018 sono Fabio Fognini 31 anni, Matteo Berrettini 22 e Marco Cecchinato 25. I tre del 1989, annus mirabilis perché Michael Chang e Arantxa Sanchez vinsero il Roland Garros (il primo superando in un epico match Ivan Lendl negli ottavi e poi Stefan Edberg in finale, la seconda sconfiggendo la superfavorita Steffi Graf che l’anno prima aveva realizzato il Grande Slam più l’oro olimpico), furono Claudio Pistolesi, Omar Camporese e Francesco Cancellotti. Così come non si può dire che Fognini abbia compiuto un’impresa strepitosa ad aver raggiunto il terzo turno battendo avversari modesti come Andujar e Ymer (superati curiosamente con lo stesso punteggio, 6-4 6-2 6-1) – ma va ugualmente sottolineato il fatto che perdere 14 game in 6 set non è da tutti (significa poco più di due game di media a set) anche i terzi turni raggiunti nell’89 da Pistolesi, Camporese e Cancellotti, non costituirono imprese memorabili. Se non che raggiunsero quel traguardo… di tappa insieme, nello stesso anno. Peraltro nessuno di loro fu poi capace di centrare gli ottavi.
Pistolesi battè l’ex grande campione Guillermo Vilas che aveva ormai 37 anni e poi l’americano del Minnesota (nato sul Lake Minnetonka… come dimenticarlo?) David Wheaton che sulla terra rossa non aveva mai fatto grandi risultati e poi perse dall’haitiano Agenor in 4 set. Camporese battè due carneadi, Cihak e Vasand, tennisti rimasti sconosciuti ai posteri e ai contemporanei. Poi perse tre set a zero, ma più onorevolmente (6-4 6-3 7-6), con Mats Wilander, campione in carica (per la terza volta). Infine Cancellotti superato l’americano Pate e il canadese di origini giapponesi Michibata strappò un set a Guillermo Perez Roldan, ma anche lui non riuscì ad approdare agli ottavi dove peraltro era giunto per due anni di fila, nel 1984 e nel 1985. Insomma, evviva Fognini, Berrettini e Cecchinato. È un discreto segnale di gruppo e conferma il fatto che in questo momento il tennis maschile italiano sta certo molto meglio di quello femminile. 29 anni di black out al terzo turno sono pur sempre quasi un’era geologica per uno sport. Tuttavia non sono davvero risultati comparabili a quelli di 42 anni fa, allorquando Adriano Panatta trionfò (1976) al Roland Garros e di 40 anni fa quando Corrado Barazzutti (1978) giunse qui in semifinale perdendo 6-0 6-1 6-0 d Bjorn Borg.
Non è ancora il caso di esaltarsi, però. Dei tre azzurri in campo al terzo round due giocheranno da sfavoriti, Berrettini con Thiem e Cecchinato con Carreno Busta, mentre fra Fognini e Edmund si tratta di un match molto aperto. Sul cemento sarebbe stato favorito il britannico dello Yorkshire, sulla terra rossa i risultati parrebbero parlare a favore di Fabio. Se Fabio dovesse vincere supererà in classifica Edmund e si avvicinerà al suo best ranking. Il terzo turno lo raggiungono 32 tennisti su 128, quindi rallegriamoci, ma tenendo i piedi per terra, perché fra un paio di giorni potremmo malauguratamente anche ritrovarsi a lamentarci per non aver raggiunto la seconda settimana di uno Slam.
Per tutto il resto, credo di aver detto un po’ di cose nei due video che faccio quotidianamente, quello in italiano in cui riprendo le parole di Fognini sulla ca….ata di chi pompa troppo questo slogan della Next Gen (lì presente Nicola Arzani dell’ATP è sbiancato… e se ci fossero stati gli organizzatori del torneo Next-Gen di Milano sarebbero sbiancati anch’essi), e francamente sono abbastanza d’accordo con Fabio e con l’eccessiva enfasi che è stata posta su questi giovani… perché mentre Zverev è effettivamente n.3 del mondo a 21 anni, gli altri sono ancora indietro rispetto a certi fenomeni (Federer, Nadal, Djokovic, Murray) che hanno fatto la storia di questi ultimi 15 anni di tennis. È chiaro che l’ATP era terrorizzata all’idea che, così come si è fermato Murray e anche Djokovic, potesse succedere all’improvviso che si dileguassero anche Federer e Nadal che hanno invece “salvato” il 2017, però ha obiettivamente esagerato nel darli per… morti troppo presto e nel nominare i loro eredi anzitempo.
Oggi è una giornata davvero eccezionale: perfino io do ragione a Fabio Fognini e condivido una sua presa di posizione. Anche a proposito di come vengono assegnati i campi principali a giocatori che devono ancora compiutamente affermarsi di fronte a chi invece ha ben altri titoli, come Muguruza e Kuznetsova. “Nadal a 18 anni era già un fenomeno”.